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Home » Ambiente

La transizione ci riguarda tutti

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Il ruolo e la governance dell’innovazione. Le nuove competenze professionali richieste. Il coinvolgimento dei territori. Ecco cosa bisogna sapere per gestire al meglio la trasformazione green

Quali strategie industriali mettere in campo per affrontare la transizione energetica? Che ruolo possono giocare le nuove tecnologie in questo processo di trasformazione? L’intelligenza artificiale può contribuire alla difesa dell’ambiente? Come va gestita? E in che modo saranno ridefinite, di conseguenza, le competenze richieste nel mondo del lavoro? 

Sono alcune delle grandi questioni di cui si è discusso lo scorso 17 settembre, nello storico spazio del Gazometro di Roma Ostiense, in occasione dell’evento “Eni for a Just Transition”, una giornata di riflessione e confronto organizzata da Eni e che ha coinvolto nel dialogo università, centri di ricerca, aziende, istituzioni e associazioni. 

«A fianco della pubblicazione del bilancio di sostenibilità “Eni for a Just Transition” – spiega Francesca Ciardiello, responsabile Sostenibilità di Eni – quest’anno abbiamo deciso di organizzare un momento di incontro con i nostri stakeholder per riflettere sulle sfide della transizione e su come interpretiamo una sostenibilità che integri le dimensioni sociale, ambientale ed economica. E per provare a consolidare alleanze e fiducia, necessarie non soltanto per cogliere le necessità della transizione ma anche le opportunità che questa porta».

L’evento si è articolato su tre fondamentali linee di discussione: innovazione, competenze e partnership, sulla scia delle cinque direttrici delle azioni Eni, “neutralità carbonica al 2050”, “protezione dell’ambiente”, “valore delle nostre persone”, “alleanze per lo sviluppo”, “sostenibilità nella catena del valore”. 

Dal punto di vista industriale, innovare avendo come stella polare la sostenibilità significa ripensare modelli d’impresa e catene del valore: non solo la tecnologia, dunque, ma anche i processi, il design organizzativo, la cultura interna all’azienda. Come ha osservato Giuseppe Ricci, Chief Operating Officer Industrial Transformation di Eni, è necessario mettere insieme consapevolezza, coraggio e capacità di coniugare la dimensione ambientale, economica e sociale.

«Quando si parla di sostenibilità alcuni imprenditori pensano che si tratti semplicemente di creare un ufficio per la responsabilità sociale, o un responsabile dell’Esg. In realtà stiamo parlando di una trasformazione molto più profonda e radicale che richiede una riprogettazione dell’organizzazione dell’impresa lungo tutta quanta la filiera», ha sottolineato il professor Sandro Trento, ordinario di Economia e gestione delle imprese e direttore della School of Innovation dell’Università di Trento. Occorre quindi promuovere, secondo l’accademico, «una riprogettazione delle relazioni con i fornitori, che devono essere improntate a una logica di lungo termine, di coinvolgimento, di co-innovazione, una nuova relazione con i territori, con gli stakeholder e una nuova relazione con i clienti, che non sono più semplicemente acquirenti, ma soggetti che nell’economia della sostenibilità possono dare un contributo diretto alle imprese per la riprogettazione dei processi e dei prodotti». «Stiamo parlando di una vera e propria rivoluzione industriale che pone sfide molto impegnative per le imprese italiane», è l’annotazione del professor Trento.

A proposto di sfide, l’applicazione alla transizione energetica delle nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale non può evidentemente prescindere da una governance che sia efficace. In questo senso, la promozione di un ecosistema tecnologico aperto e collaborativo (tra aziende, università, Ong e istituzioni) consente di amplificare i benefici ambientali e sociali. Come ha fatto notare Alessandra Fidanzi, responsabile Data, AI & Agile Experience Center of Excellence di Eni, «è fondamentale la centralità dell’essere umano».

Secondo il professor Oreste Pollicino, ordinario di Diritto costituzionale e Regolazione dell’Intelligenza Artificiale all’Università Bocconi, «c’è un passaggio da automazione ad autonomia: l’autonomia dell’IA generativa va a toccare il principio della persona al centro. Ed è questa la sfida da contestualizzare all’interno delle aziende». «La parola chiave è costellazione, vale a dire compartecipazione, vale a dire la possibilità di delineare in comune e insieme obiettivi e strumenti per realizzare un target che possa essere di lungo termine». «Non è un slogan – ribadisce il professore – ma è semplicemente la capacità, partendo dal basso, dalla società civile e quindi le istituzioni, le università, ma ovviamente anche i soggetti pubblici, di realizzare quello che oggi non può realizzarsi dall’alto, con una normativa top-down che rischia di non essere compresa e quindi non applicata». 

La trasformazione energetica e tecnologica sta ridefinendo il panorama delle competenze richieste nel mondo del lavoro: bisogna pensare, dunque, all’upskilling e al reskilling dei professionisti già attivi, ma anche alla formazione di nuove figure professionali. Per Luca De Santis, responsabile Risorse Umane e Organizzazione di Eni, «le persone sono parte attiva del cambiamento e le partnership con il mondo accademico e con le istituzioni sono fondamentali». 

Il professor Roberto Zanino, ordinario di Ingegneria dei reattori nucleari a fusione presso il Dipartimento Energia del Politecnico di Torino, ha portato l’esempio concreto del master Next-Gen Nuclear Power, un percorso di studi co-progettato con Eni per cui il Politecnico porta all’azienda un’esperienza sessantennale, mentre gli studenti lavorano su casi reali e consolidano competenze utili all’ingresso nel settore.

Andrea Belli, responsabile Training Academy del Gruppo Acea, ha citato l’esperienza del distretto “Road”, promosso al Gazometro di Roma da Eni insieme ad altre aziende del calibro di Ferrovie dello Stato, Cisco, Nextchem (Gruppo Maire), Autostrade, Bridgestone e appunto Acea. Il progetto si fonda sull’idea della “cross-fertilization”, ossia far incontrare mondi e competenze diverse – scienziati, ingegneri, designer, artisti – allo scopo di generare soluzioni nuove alle sfide ambientali, sociali ed economiche del presente. «All’interno di Road – ha spiegato Belli – abbiamo lavorato sul “job transition book”, una mappatura delle principali conoscenze, circa 1.000, che caratterizzano le due transizioni che oggi viviamo, come persone, come organizzazioni, come istituzioni: la transizione ecologica e la transizione digitale. Questa mappatura che abbiamo realizzato in un tavolo di lavoro di Road permette di costruire un linguaggio, crea conoscenza e ha l’obiettivo di trasferire quelle parole per interpretare i cambiamenti che viviamo».

Nel corso della giornata di confronto, è stato raccontato poi il caso di Ravenna, luogo storico di presenza Eni, esempio di un territorio che accompagna l’industria nella sua trasformazione e la abilita per l’esportazione del modello all’estero: un laboratorio di collaborazione dove innovazione industriale e alleanze locali rendono concreta la transizione energetica.

Accanto all’innovazione industriale, sul territorio romagnolo il gruppo del cane a sei zampe ha attivato una serie di partnership di carattere sociale finalizzate alla sostenibilità. Tra queste, la collaborazione con Linea Rosa, associazione ravvenate a tutela dei diritti delle donne e delle persone più fragili. «Sono 34 anni che l’associazione sostiene e accompagna le donne nei percorsi di uscita dai maltrattamenti – ha ricordato la presidente Alessandra Bagnara – e la partnership con Eni è stata indirizzata a sostenere le donne soprattutto nel riacquistare e riacquisire quell’indipendenza economica che potesse permettere loro di liberarsi di una relazione maltrattante e violenta». La collaborazione è nata dall’ascolto: Eni si è rivolta a Linea Rosa per comprendere bisogni e modalità di intervento. D’intesa con l’associazione, sono poi stati attivati momenti interni di formazione e sensibilizzazione sul tema del contrasto alla violenza sulle donne.

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