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Home » Ambiente

Le infrastrutture per far correre il nuovo mondo: boom di investimenti nel prossimo decennio

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Aumento della popolazione globale, urbanizzazione crescente, transizione green, intelligenza artificiale. Il pianeta Terra sta entrando in un’era di grandi trasformazioni. Serviranno moderne reti di trasporto e digitali. Ecco perché la domanda di investimenti in strade, ferrovie e impianti energetici subirà un’accelerata epocale

Quando il fondo Blackrock formula una previsione sull’andamento dell’economia, è sempre il caso di prestarvi attenzione. Nessuno sa annusare il futuro come il gigante assoluto di Wall Street, che con i suoi 12.000 miliardi di dollari di asset gestiti (sei volte il Pil dell’Italia) rappresenta il più grande impero finanziario del pianeta. E allora sentite qua. Lo scorso aprile, nella sua annuale lettera agli investitori, il patron del fondo, Larry Fink, ha sentenziato che questo è il momento di puntare forte su un settore in particolare: le infrastrutture. 

 «Oggi ci troviamo sul ciglio di un’opportunità così vasta che è quasi difficile da cogliere. Nei prossimi quindici anni la domanda globale di nuovi investimenti infrastrutturali sarà di 68.000 miliardi di dollari», scrive Fink rifacendosi a un’analisi del Global Infrastructure Hub, una no-profit istituita nell’ambito del G20. 

Per dare un’idea del ritmo che si prospetta, secondo questa stima fino al 2040 ogni sei settimane sarà richiesto di costruire da zero l’equivalente dell’intera rete autostradale degli Stati Uniti e dell’intera ferrovia transcontinentale che unisce le due coste degli Usa. La maggioranza degli investimenti si concentreranno, nell’ordine, su strade, energia e ferrovie.

Il numero uno di Blackrock sottolinea nella sua lettera che collocare denaro sulle infrastrutture comporta almeno tre grandi vantaggi. Primo: si è protetti dall’inflazione, poiché le entrate generate – come i pedaggi autostradali, le bollette delle utenze o i biglietti del treno – aumentano di pari passo con l’andamento generale dei prezzi. Secondo: i rendimenti tendono a essere stabili nel tempo, non essendo soggetti a particolari fattori di volatilità. Terzo: la remunerazione sull’investimento è storicamente alta.

Un problema, ammette Fink, è rappresentato invece dalla burocrazia, specie in alcune regioni del mondo. «Sia negli Stati Uniti che nell’Unione europea – osserva – di solito ci vuole più tempo sia per autorizzare i progetti infrastrutturali che per costruirli. Una linea elettrica ad alta tensione può richiedere 13 anni per essere approvata, cosa che la Cina fa in un quarto del tempo».

Fattori di cambiamento
Le infrastrutture sono la spina dorsale di qualsiasi economia moderna. Strade efficienti riducono i tempi di trasporto, ferrovie affidabili favoriscono la mobilità di persone e merci, reti energetiche stabili alimentano l’industria e l’innovazione, mentre le infrastrutture digitali, come data center e reti 5G, sostengono la rivoluzione tecnologica. 

Come ricorda lo stesso patron di Blackrock, tra il 1860 e il 1890 la costruzione delle prime ferrovie fece aumentare il Pil degli Stati Uniti di circa il 25%, mentre tra il 1950 e il 1989 un quarto degli aumenti di produttività negli Usa derivò dagli investimenti in nuove autostrade.

Anche oggi il settore delle infrastrutture è destinato a plasmare il futuro dell’economia globale. Secondo le Nazioni Unite, entro il 2050 la popolazione mondiale crescerà del 20% arrivando a quota 9,8 miliardi di persone, il 70% delle quali vivrà in città. Di pari passo, il mondo affronterà la transizione verso un’economia sempre più digitale, con consumi elettrici in impennata ma che dovranno rispettare il vincolo delle basse emissioni di gas climalteranti, con tutto ciò che ne consegue in termini di transizione energetica.

Tutti questi fattori, sommati e intrecciati fra loro, determineranno un forte incremento della domanda di infrastrutture di qualità. 

Esempi pratici
La macchina – o la locomotiva, fate voi – si è già messa in moto. A fine 2023, sulla costa orientale degli Stati Uniti sono partiti i lavori preparatori per la costruzione del Gateway Tunnel, una galleria ferroviaria a doppio binario che correrà sotto il fiume Hudson collegando lo Stato del New Jersey e la città di New York. Il progetto – costo stimato: 16 miliardi di dollari – dovrebbe essere completato entro il 2035 e passerà anche per interventi sull’attuale tunnel, risalente al 1910 e diventato nel corso del tempo un punto di ingorgo per il traffico su rotaia (oggi passano da qui oltre 200mila viaggiatori al giorno). Importante nota a margine: i cantieri creeranno circa 95mila posti di lavoro, tra diretti e indiretti.

Spostandoci in Sud America, il Governo della Colombia ha intrapreso un ambizioso piano da circa 25 miliardi di dollari di investimenti per colmare il ritardo del Paese nelle infrastrutture stradali, ferroviarie, portuali e aeroportuali. Tra le opere previste ci sono la realizzazione di 1.800 chilometri di rete ferroviaria e 15 progetti autostradali, l’ampliamento di 5 aeroporti e il rafforzamento del sistema fluviale e portuale.

E ancora, la Cina con il suo mastodontico piano per la Nuova Via della Seta – lanciato ormai più di dieci anni fa – mira a cambiare radicalmente la fisionomia delle infrastrutture dall’Estremo Oriente fino alle porte dell’Europa. Uno dei progetti più importanti è il Corridoio economico Cina-Pakistan, con una cinquantina di miliardi di dollari stanziati per strade, ferrovie e oleodotti lungo un raggio di circa 3mila chilometri compreso tra Gwadar, nel Pakistan sud-occidentale, e la regione autonoma cinese dello Xinjiang.

Questi appena citati sono solo alcuni esempi di come, in tutto il mondo, il settore infrastrutturale sia attraversato da un generale fermento.

Cosa fa l’Ue
E in Europa? L’Unione europea si è dotata del “Meccanismo per collegare l’Europa” (Mce), uno strumento di finanziamento che, nell’ambito del Green Deal dell’Ue, ha lo scopo di sostenere lo sviluppo di infrastrutture continentali ad elevate prestazioni, sostenibili e interconnesse in modo efficiente nei settori dei trasporti, dell’energia e dei servizi digitali. L’Mce, si legge nella presentazione online redatta da Bruxelles, «rende gli spostamenti più facili e sostenibili, migliora la sicurezza energetica dell’Europa consentendo nel contempo un uso più ampio delle energie rinnovabili e agevola l’interazione transfrontaliera tra pubbliche amministrazioni, imprese e cittadini».

Per i trasporti, in particolare, è previsto un budget di quasi 26 miliardi di euro con l’obiettivo di completare entro il 2030 la cosiddetta Rete Centrale, ossia il sistema delle infrastrutture ritenute più strategiche, ed entro il 2050 la cosiddetta Rete Globale, che include anche le opere di importanza secondaria. Si parla di nuovi collegamenti transfrontalieri, ma anche di interventi volti a eliminare i “colli di bottiglia” o a colmare connessioni mancanti.

Esattamente un anno fa, il 17 luglio 2024, la Commissione europea ha selezionato 134 progetti nel settore dei trasporti che riceveranno oltre 7 miliardi di euro di sovvenzioni attraverso l’Mce. L’80% dei progetti sono opere ferroviarie, tra cui spiccano collegamenti nei Paesi baltici (la Rail Baltica), tra Francia e Italia (la Lione-Torino) e tra Danimarca e Germania (la galleria del Fehmarnbelt).

Nel nostro Paese
In Italia, il Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane – che gestisce più di 17mila chilometri di linee ferroviarie e 32mila chilometri di strade – ha presentato lo scorso dicembre un Piano Strategico che prevede, per il quinquennio 2025-2029, oltre 100 miliardi di euro di investimenti. 

Attraverso un approccio industriale e un piano di azioni articolato in circa 250 indicatori di performance da raggiungere, l’azienda si è posta l’obiettivo di «rafforzare la resilienza della rete ferroviaria e stradale, migliorare la qualità del servizio, supportare il completamento delle infrastrutture e promuovere una mobilità sempre più sostenibile».

Sono otto le linee guida strategiche individuate che accompagneranno questo percorso di rinnovamento. A cominciare dal potenziamento delle infrastrutture nel nostro Paese. Nei prossimi dieci anni saranno investiti oltre 50 miliardi di euro per elevare la qualità del servizio con l’introduzione di nuovi standard tecnologici, interventi di manutenzione innovativi e una migliore accessibilità delle stazioni e dei servizi dedicati. A questi si aggiungeranno altri 60 miliardi di euro per la trasformazione della rete.

L’obiettivo è attivare nuove linee ferroviarie ad Alta Velocità che permettano di collegare territori finora non serviti, così da aumentare del 30% le persone raggiunte dal sistema AV in Italia, e mettere a segno «la miglior performance di sempre» attraverso il recupero della puntualità per oltre 50mila treni all’anno, ma anche consolidare il presidio internazionale del Gruppo, per cui si stima un aumento del volume dei passeggeri del 40%. Il tutto improntato all’idea di «offrire un’esperienza di viaggio calibrata sulla persona, con l’incremento della soddisfazione dei passeggeri».

Sul fronte stradale, inoltre, nel corso dei prossimi dieci anni il Gruppo FS ha in programma oltre 40 miliardi di euro di investimenti, di cui 25 destinati alle nuove opere stradali in Italia e 15 finalizzati al miglioramento della qualità del servizio.

Siamo insomma all’alba di una nuova era di profonde trasformazioni. A tutte le latitudini. La mobilità del terzo millennio – sempre più digitalizzata e green – ha bisogno di infrastrutture moderne, sostenibili e resilienti per far galoppare l’economia e per connettere territori lontani tra loro. Strade, ferrovie, reti energetiche e digitali: è da qui che passa il nostro futuro.

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