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Marco Giallini: “Parlo con mia moglie morta. Morire è prassi, ma non a 40 anni. Non fra le mie braccia”

Marco Giallini. Credit: ANSA/GIUSEPPE LAMI

"Lei era la donna mia e io il suo uomo. Nel mondo, quante ce ne possono stare di persone per te? Una”

Di Clarissa Valia
Pubblicato il 20 Mag. 2021 alle 15:27 Aggiornato il 20 Mag. 2021 alle 15:28

“Alla fine, io sto in lockdown da quando è morta Loredana“. A quasi dieci anni dalla scomparsa della moglie, Marco Giallini torna a parlare del suo amore in una delicata intervista rilasciata al Corriere della sera. “Il pensiero che lei rientri a casa da un momento all’altro dura due anni, poi, capisci che morire è prassi. Non a 40 anni. Non fra le mie braccia, mentre prendiamo le valigie per le vacanze. Ma non sono l’unico a cui è successo”.

Con lei ci parla ancora, confessa: “Quando sto solo e qualcosa non va. Dico: Eh amore mio…“. “Il dolore non passa” – aggiunge l’attore 58enne – “Ti dimentichi un po’ la voce”.

Dopo la moglie, Marco Giallini non si è più innamorato. “Ma di chi? Ma perché? Innamorato ero di mia moglie. Per 27 anni, non ci siamo mai lasciati e non abbiamo mai litigato. Lei era la donna mia e io il suo uomo. Nel mondo, quante ce ne possono stare di persone per te? Una“.

Quando Loredana è scomparsa nel 2011 a causa di una emorragia cerebrale, l’attore è rimasto con i figli di 5 e 12 anni: “I miei figli mi dicono ti amo. Quanti figli ti dicono: ti amo? Sono bravi. Il grande, una volta, mi disse: io l’adolescenza non l’ho avuta, mamma è morta che avevo 12 anni e non ho avuto nessuno da punire”.

Giallini ha voluto diventare popolare proprio nel momento della scomparsa di Loredana: “Quello è il momento in cui ho deciso di diventare popolare. L’ho deciso proprio, perché sarei uno che s’adagia, sono pigro, ammazza come sono pigro. Nel senso che ancora aspetto di giocare con la Roma. Ero arrivato qui, a Tor Lupara, per Loredana. Ci siamo messi in 40 metri, non eravamo abbienti. Ci siamo sposati nel ’93, facevo teatro e altri lavori, però avevo ripreso la scuola, mi ero iscritto a Lettere e a scuola di recitazione. Ero diventato bravo, colto, oltre che bandito“.

Marco Giallini faceva l’imbianchino, lavorava 8 ore e poi studiava. Il successo con la recitazione è arrivato tardi, quando aveva 49 anni. “Lei ha visto solo l’inizio”, racconta. La popolarità l’ha voluta “per dare una possibilità in più ai figli. Dovevo tirarli su come ci eravamo promessi. Lei voleva che facessero il Classico, uno lo fa, l’altro l’ha finito: è una cosa stupenda, chi fa il Classico si riconosce da lontano“.

“Le capita ancora di piangere di nascosto?”, chiede la giornalista Candida Morvillo. E Giallini risponde: “Come tutti, come i veri duri. Perché lo sono. Se no, sarei morto“.

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