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    Governo alla prova sulla manovra, stasera vertice di maggioranza

    Luigi Di Maio e Giuseppe Conte Credit: Ansa
    Di Veronica Di Benedetto Montaccini
    Pubblicato il 21 Ott. 2019 alle 08:32 Aggiornato il 11 Nov. 2019 alle 12:59

    Governo alla prova sulla manovra, vertice di maggioranza

    È alta la tensione sulla manovra economica nel governo. Il premier Giuseppe Conte riunirà oggi, lunedì 21 ottobre, i capi delegazione in un vertice di maggioranza. Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio si dice “soddisfatto” dell’incontro fissato dopo giorni di polemiche e attacchi. “Sono fiducioso sul fatto che troverà una soluzione per questa manovra”, spiega parlando dell’appuntamento. Ma ribadisce: “È giusto” che la manovra “si fondi anche sulle proposte della prima forza politica di questo governo, che è il M5S”.

    Un avvertimento, quindi, a Conte, che aveva detto: “Bisogna fare squadra, chi non la pensa così è fuori dal governo”. Le tre proposte chiave del M5S – che riguardano evasione, pos e partita Iva – sono state elencate in un post del Blog delle Stelle, rilanciato da Di Maio sul suo profilo Facebook con la didascalia: “Leggete bene!”. La manovra è stata approvata cinque giorni fa salvo intese .

    Le tre richieste di Di Maio

    Di Maio ha poi spiegato le tre proposte del M5S considerate”imprescindibili”, proposte già esposte ieri sul Blog delle Stelle. Come prima cosa, il M5S chiede “l’introduzione subito del carcere ai grandi evasori e la confisca per sproporzione”. “Chi evade più di cento mila euro all’anno deve essere punito seriamente col carcere e bisogna confiscargli più di quanto ha evaso”, ha detto Di Maio.

    La seconda richiesta è “l’obbligo del pos ma solo dopo aver abbattuto drasticamente i costi su carte di credito e dispositivi”. “Per me – ha spiegato il ministro – vanno bene le multe ai commercianti che non utilizzano il pos, ma se gli abbattiamo i costi del pos, i costi delle carte, perché altrimenti rischiamo di trovarci in una situazione in cui introduciamo una nuova tassa per i commercianti, non una multa”.

    Infine, si chiede di “revocare il cambio del regime forfettario per le partite Iva al 15 per cento”. “Questo regime non va toccato”, si legge sul blog. Poi una battuta finale su Quota 100: “Qualcuno continua a sperare nell’abolizione. Presentassero pure emendamenti, tanto i voti in Parlamento non ci sono”.

    Risorse mancanti

    Nella manovra economica 2020 all’appello mancano 3,5 miliardi di euro per far tornare i conti. Dei 7 miliardi da recuperare alla voce evasione fiscale, la metà dovrebbe arrivare dalle misure contenute nel decreto fiscale, in buona parte dalla stretta sulle compensazioni tra crediti e debiti con il Fisco. Il resto è ancora da trovare.

    I tre miliardi per il taglio del cuneo fiscale e 5 miliardi a regime per un intervento con orizzonte triennale, cifra giudicata inadeguata dai sindacati, si tradurrà in un alleggerimento del fisco sulle buste paga dei lavoratori, almeno nel primo anno, poi si vedrà.

    Un successo per il Pd, dal fronte del M5s però rimane imprescindibile la richiesta di agganciare il salario minimo al taglio del cuneo fiscale per le imprese. Per definire le coperture si punta tutto sul pacchetto anti-evasione, che vale ‘solo’ 7 miliardi.

    Vertice di maggioranza, le ipotesi in campo

    A seconda delle risorse, si capirà anche se si riuscirà a cancellare, per tutto il 2020 o magari da metà anno, i superticket nella sanità. Sotto i riflettori c’è poi l’assegno unico per i figli che dovrebbe aprire la strada all’assegno vero e proprio. In questo fondo confluirebbero le risorse per i servizi alle famiglie, da quelle per lo stop alle rette degli asili nido ad altri bonus.

    Sarebbe questa la base per creare in un secondo momento l’assegno unico per i figli. Pare invece accantonata l’idea di abbassare la soglia per il contante, da 3000 a 1000 euro. Nel decreto fiscale collegato alla manovra potrebbe entrare anche la web tax che dovrebbe scattare da gennaio e da cui il governo conta di incassare 600 milioni l’anno a regime.

    Confermato lo stop alla seconda fase della flat tax per le partite Iva, ovvero la tassazione con aliquota al 20 per cento per chi ha redditi tra 65.000 e 100.000 euro, che sarebbe scattata dal prossimo anno.

    Landini: pronti alla piazza se si tocca taglio cuneo

    Intanto, il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, durante un’intervista, avverte: “È indubbio che dentro una situazione con più forze politiche c’è una discussione, ma se vi confrontate con il sindacato e vi prendete degli impegni non può succedere che siano messi in discussione per le beghe interne, dovrete renderne conto”.

    E aggiunge: i sindacati “se necessario” sosterranno “anche con la mobilitazione in piazza” gli interventi promessi, a partire dal taglio del cuneo per i lavoratori.

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