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    Agguati in strada a Napoli, Di Pietro: “Salvini andava a fare il bullo per le strade napoletane, adesso si vergogna”

    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 6 Mag. 2019 alle 17:02 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 02:59

    Venerdì 3 maggio a Napoli centro, nei pressi di Piazza Nazionale, è avvenuta una sparatoria in pieno giorno. Nella tragica vicenda sono rimaste ferite tre persone tra cui la piccola Noemi, la bambina di quattro anni colpita da un proiettile che in queste ore si trova ricoverata all’ospedale pediatrico Santobuono ancora in condizioni gravi.

    Le altre persone rimaste ferite nella sparatoria in pieno centro sono una donna, la nonna della bambina, e l’uomo in fin di vita il pregiudicato Salvatore Nurcaro, 31enne obiettivo del killer.

    Nel video estratto dalle telecamere di un negozio della zona si vede lo sparatore con l’arma in mano che rincorre Nurcaro.

    Leggi anche: Altro che sicurezza e prima gli italiani, del ministro-poliziotto in divisa la Camorra se ne frega e spara anche ai bambini

    La piccola paziente è stata operata con un intervento delicatissimo, ora, fanno sapere i medici, “è sedata e collegata al ventilatore meccanico per il persistere dell’insufficienza respiratoria”.

    “A Napoli ci sono troppi innocenti che vengono colpiti ogni giorno, sia sul piano della criminalità violenta, sia sul piano della criminalità economica, sia sulle pari opportunità”, lo dice a TPI Antonio Di Pietro, ex ministro alle Infrastrutture ed ex magistrato italiano.

    “Napoli ha delle sue peculiarità, è vero a Napoli c’è la camorra, ma ci sono anche tante persone che sanno rialzare la testa, come ha fatto Antonio Piccirillo (QUI spieghiamo chi è), figlio di boss della camorra, che ha rinnegato suo padre dicendo ‘gli voglio bene ma non lo stimo perché la camorra fa schifo'”.

    “Valgono più questi messaggi che tante chiacchiere al vento che si sentono dopo. La litania delle passerelle sono solo strumentali”.

    Antonio Piccirillo è il figlio di un boss della camorra, Rosario Piccirillo, detto o’Biondo e capo del clan Piccirillo, attivo a Napoli, in particolare nella zona di Chiaia e San Ferdinando.

    Domenica 5 maggio Antonio Piccirillo ha partecipato al corteo contro la camorra e la violenza organizzato a Napoli dopo la sparatoria dei due giorni prima in cui è rimasta gravemente ferita la piccola Noemi.

    Il sindaco De Magistris si trova a operare in una città complessa, forse prima con più coraggio. Lei cosa ne pensa?

    Non ci sono le responsaibilità dei singoli, quanto quelle delle istituzioni, a cominciare da Salvini, arrivando a Di Maio, sarebbe meglio scrivere meno post e fare più fatti. Il post lascia il tempo che trova. Bisogna prima farle le cose e poi dirle. Quando si arriva il giorno dopo rispetto a una notizia è sempre una sconfitta.

    La camorra perà resta.

    Rispetto alla realtà di Napoli, la colpa non è di un singolo, la camorra è una colpa atavica che ci si trascina da anni, perché viene sempre affrontata come un’emergenza e mai in maniera strutturale.

    De Magistris dice di aver rotto i rapporti tra camorra e politica e scardinato il sistema collusivo a Napoli. Lei concorda?

    Va dato merito a De Magistris di averci messo tutta la buona volontà, come va dato merito a tutti gli altri che stanno facendo il loro lavoro, alle forze di polizia, alle squadre speciali. Il problema di fondo è che nel loro insieme le istituzioni non stanno lavorando bene.

    Ha fatto meno di quanto poteva?

    De Magistris non può andare in giro con la pistola in mano a fare giustizia, è una realtà strutturale. Ecco, sarebbero utili delle riunioni operative per vedere quanti poliziotti servono, quanti strumenti occorrono al territorio. Quando De Magistris dice che ha bisogno i più risorse ha ragione.

    E Salvini?

    L’altro giorno Salvini stava lì a fare il bullo per le strade napoletane adesso si vergogna di venire sul capoluogo alla caccia del bullo. Tutti sanno che c’è una realtà criminale vera nel territorio, come tutti sanno che c’è una grande reattività del popolo napoletano di cui va dato merito, però gli strumenti sono carenti.

    Io oggi avrei preferito che Salvini, Di Maio, De Luca e De Magistris si fossero riuniti intorno a un tavolo per decidere quanti poliziotti mettere a disposizione, quali risorse concedere e così via per contrastrare il problema in modo strutturato.

    “Oggi abbiamo stabilito che, faccio per dire: 500 poliziotti, 20 pattuglie e 200 telecamere marcano quel territorio”: questo avrei voluto sentire in una dichiarazione congiunta.

    Qui obiettivamente manca un’operatività. Oggi non c’è stata una riunione di ordine pubblico.

    Salvini oggi ha trascorso la giornata nei vari comuni campani per la campagna elettorale, in qualche modo era sul territorio…

    Il vicepremier è in Campania, ma è impegnato in campagna elettorale, è più utile un comizio elettorale o una riunione in cui sono presenti i prefetti del territorio? Questo andava fatto oggi, non la giornata di campagna elettorale.

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