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Mentre in Ucraina c’è la guerra, il Senato nega l’uso delle intercettazioni contro il leghista Siri

Immagine di copertina
Credit: ANSA / ETTORE FERRARI

Mentre in Ucraina c’è la guerra, il Senato nega l’uso delle intercettazioni contro il leghista Siri

Lo scoppio della guerra in Ucraina nelle ultime settimane ha sconvolto l’agenda della politica sia domestica che internazionale, alle prese con una “crisi umanitaria senza precedenti”, come dichiarato ieri da Mario Draghi. La centralità assunta dal conflitto, il peggiore in Europa dalla seconda guerra mondiale, ha messo in ombra decisioni che in altri tempi non avrebbero mancato di far discutere. È il caso del voto tenuto ieri al Senato che, a poche ore dall’intervento alla Camera del presidente del Consiglio per rispondere alle domande dei deputati sulla guerra in Ucraina, ha negato l’utilizzo delle intercettazioni nel caso che coinvolge il leghista Armando Siri. L’ex sottosegretario è imputato di corruzione in relazione all’approvazione di emendamenti nel settore delle energie rinnovabili e al completamento dell’aeroporto di Viterbo, di interesse della Leonardo.

S&D

Ieri il Senato ha approvato la relazione della Giunta delle immunità, redatta dal senatore di Fratelli d’Italia Lucio Malan, che ha negato al tribunale di Roma l’utilizzo delle intercettazioni, considerate in due casi prive del requisito della “necessità” e in altri sei di quello della “fortuità e occasionalità”. Le prime due intercettazioni a cui si riferisce la relazione, riguardavano conversazioni tra Siri e l’imprenditore, ed ex parlamentare di Forza Italia, Paolo Arata, favorito, secondo l’accusa, da provvedimenti ad hoc promossi da Arata. In particolare l’ex sottosegretario delle Infrastrutture del primo governo Conte, costretto alle dimissioni dalla notizia dell’indagine, avrebbe proposto emendamenti accusati di favorire gli interessi di Arata nell’eolico “ricevendo la promessa e/o la dazione di 30mila euro”. In secondo luogo, Siri è accusato di aver cercato di ottenere un provvedimento per finanziare il completamento dell’aeroporto di Viterbo “di interesse della Leonardo S.p.A. per future commesse”. Secondo l’accusa inoltre, Siri avrebbe “esercitato pressioni” sul Comandante generale della Guardia costiera, Ammiraglio ispettore capo Giovanni Pettorino, per convincerlo a rimuovere il contrammiraglio Piero Pellizzari dall’incarico di responsabile unico del procedimento nell’ambito di un appalto per la fornitura di sistemi radar. L’ipotesi della procura è che  quest’ultimo non fosse gradito a Leonardo, “perché critico su alcuni aspetti della fornitura”. “In relazione a tale capo di imputazione il senatore Siri avrebbe ricevuto la promessa di ingenti somme di denaro e comunque la dazione di ottomila euro“, affermano i pm.

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