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    Libia, Salvini: “Terroristi pronti a partire verso l’Italia”. Ma Conte frena: “Flussi migratori non imminenti”

    Credit: AFP
    Di Clarissa Valia
    Pubblicato il 18 Apr. 2019 alle 21:51 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 08:54

    Anche il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha espresso i suoi timori riguardo la crisi libica e il potenziale arrivo imminente di centinaia di foreign fighters.

    “Gli ultimi sviluppi in Libia continuano ad essere motivo di forte preoccupazione. Gli scontri hanno spinto 18 mila persone a lasciare le proprie abitazioni, e la stima delle vittime non può essere affidabile per il difficile reperimento delle informazioni. Anche l’Onu conferma che la situazione potrebbe aggravarsi”, ha dichiarato oggi il premier Giuseppe Conte in Senato sulla situazione in cui versa Tripoli.

    Tuttavia, il presidente del Consiglio italiano non crede che gli arrivi dei migranti dalle coste libiche non sia così imminente . “Ad oggi non emerge un quadro di imminente pericolo – ha spiegato Conte – per i flussi di immigrazione, al netto delle cifre circolate anche a scopo propagandistico. C’è un rischio di recrudescenza del fenomeno terroristico, teniamo alta l’attenzione anche attraverso i servizi di intelligence”.

    Al contrario Matteo Salvini ribatte: “È chiaro che ci sono dei potenziali terroristi, anzi dei sicuri terroristi, pronti a partire in direzione dell’Italia, quindi a maggior ragione chi dice ‘porti aperti’ in un momento come questo fa il male dell’Italia e dell’Europa”.

    A dare manforte al leader della Lega il portavoce del premier libico Al Serraji: “L’Italia è il più importante partner del governo libico nella battaglia diplomatica per far riconoscere all’Onu e alla comunità internazionale i crimini di guerra di Khalifa Haftar, mettere fine alle ostilità e all’invasione ordinata dal maresciallo, che ha pugnalato alle spalle Tripoli e le Nazioni Unite – sostiene Mohanned Younis – Il numero di 800.000 profughi è solo una stima di quello che potrebbe accadere con il proseguimento della guerra. Non c’è una minaccia imminente, controlliamo saldamente le frontiere, ma se la guerra continua si potrebbe scatenare il caos e arrivare anche a quelle cifre di persone in fuga verso l’Europa”.

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