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    Letta incontra Conte: i nodi sul tavolo dell’alleanza Pd-M5S, da Roma alla legge elettorale

    Di Marta Vigneri
    Pubblicato il 24 Mar. 2021 alle 11:31 Aggiornato il 24 Mar. 2021 alle 13:14

    Letta incontra Conte: i nodi sul tavolo dell’alleanza Pd-M5S

    Si è svolto presso la sede dell’Arel l’incontro tra il segretario del Pd Enrico Letta e l’ex premier Giuseppe Conte. “Un confronto molto proficuo e molto utile” lo ha definito l’ex presidente del Consiglio che ha anche aggiunto: “Abbiamo parlato del piano vaccinale e della necessità di sostenere famiglie, imprese e lavoratori. Si apre un cantiere, dobbiamo lavorare per creare la giusta sinergia e nel nuovo M5S il Pd sarà sicuramente un interlocutore privilegiato”.

    “Chi va da solo è meno efficace – ha detto ancora Conte – e, a partire dalle prossime amministrative c’è la volontà di confrontarci per trovare soluzioni più efficaci”.

    I due, dunque, hanno parlato dell’alleanza tra i dem e il M5S, di cui Conte si prepara ad assumere la leadership dopo aver lavorato allo statuto e risolto il nodo Rousseau: la piattaforma è attualmente bloccata da Davide Casaleggio per il mancato pagamento della quota mensile da parte di alcuni esponenti. Tanto che secondo alcuni retroscena Conte sarebbe pronto a fare causa al presidente dell’Associazione.

    Ma sul tavolo dell’incontro di oggi tra Letta e Conte resta l’alleanza tra Pd e M5S, che i due vorrebbero rafforzare all’interno di un campo largo di centro sinistra soprattutto in vista delle prossime elezioni, perché formando coalizioni sui territori avrebbero più forza elettorale per sconfiggere i partiti di destra. Eppure il patto per le amministrative, in programma in autunno, rischia di bloccarsi sul nascere e fermarsi a Roma: la candidatura di Virginia Raggi a un secondo mandato è per i grillini fuori discussione, ma proprio ieri l’ex segretario Nicola Zingaretti ha ribadito che sostenerla sarebbe impossibile per i dem. “Ho sempre considerato Raggi una minaccia per Roma”, ha affermato Zingaretti a Di Martedì.

    Con queste premesse la partita per il controllo della capitale si annuncia a dir poco complicata per le due forze della ex maggioranza giallo-rossa. Il M5S di Conte sarebbe forse disponibile a considerare un candidato unitario solo nel caso in cui Letta faccia il nome di David Sassoli, attuale presidente del Parlamento Europeo, o proprio di Nicola Zingaretti, il quale ha però già escluso ogni disponibilità a lasciare la Pisana per il Campidoglio. Un altro nodo sul tavolo dell’incontro è rappresentato dalla riforma elettorale: se Letta, nel suo discorso di insediamento, ha parlato di una legge di stampo maggioritario, Conte punta su una riforma in senso proporzionale.

    Nonostante i tanti punti controversi i due partiti e i loro principali esponenti, tra cui Luigi Di Maio, da giorni sembrano decisi a rafforzare l’asse strategico senza sacrificare l’autonomia parlamentare e riaffermando pari dignità. Conte vuole escludere ogni subalternità di una forza sull’altra: lo spauracchio che ha fatto scalpitare la minoranza del Pd che accusava Zingaretti di vedere la leadership dell’ex premier come unica possibilità di rilanciare l’intero partito.

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