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Home » Politica

Lombardia: a rischio la candidatura di Moratti per il dopo Fontana. Pesano i disastri sulla sanità

Immagine di copertina
Letizia Moratti e Attilio Fontana a consulto: la staffetta alla guida della Regione Lombardia ora è a forte rischio (ANSA/Mourad Balti Touati)

Se fosse un match di boxe, saremmo prossimi al no contest. La confusione che regna in Lombardia è simile a quella di un pugile “groggy”, come si evince da più elementi. Quelli macroscopici, come i clamorosi intoppi nella campagna vaccinale che tuttora si verificano nonostante il provvidenziale arrivo di Poste Italiane, ma anche quelli più squisitamente mediatici, che lasciano altrettanto basiti.

S&D

Solo pochi giorni fa Regione Lombardia si è beccata gli strali dei “Ferragnez” che, piaccia o meno, avevano perfettamente ragione a essere arrabbiati: è francamente inaccettabile che la nonna di Fedez abbia ottenuto la prestazione a cui aveva diritto solo per l’intervento diretto di Chiara Ferragni, con il potere datole dal ruolo di influencer. Casi simili vengono segnalati un po’ ovunque, con cittadini esasperati che contattano i giornalisti e chiunque possa potenzialmente dar loro un consiglio.

Tornando alla metafora del pugilato, c’è chi ha ipotizzato che dall’angolo siano pronti a gettare la spugna: si è infatti parlato della possibilità di dimissioni di Attilio Fontana, che tuttavia pare orientato a resistere fino a quando potrà, ma il vero problema sta nella sua successione.

Letizia Moratti? L’idea era quella, come ormai tutti hanno capito, ma siccome anche lei sta rosolando a fuoco lento per via dei continui casi di disservizi, a Palazzo Lombardia si teme che l’attuale assessora al Welfare non voglia andare a immolarsi in una battaglia difficile da vincere: giusto 10 anni fa, da sindaca di Milano, venne punita oltre i suoi demeriti per via della “onda arancione” che si abbatté su Palazzo Marino, chiudendo bruscamente un ciclo. Pare improbabile che si offra come vittima sacrificale per un bis, a meno che non cambino le circostanze.

Oggi la situazione della Regione è simile a quella di Milano 2011, anche se sul versante opposto per il momento non c’è un Giuliano Pisapia ad unire il variegato fronte della protesta.

Proprio sulla possibile spaccatura tra Pd e M5S si ripongono alcune delle speranze conservative del centrodestra, ma l’anticipazione di TPI sull’idea grillina di proporre Danilo Toninelli come leader per la Lombardia è stata accolta serenamente dai Dem: “Se davvero ci fosse un interlocutore chiaro e legittimato – spiega una fonte molto rilevante in seno al Pd lombardo – sarebbe più semplice discutere col Movimento e trovare una quadra: abbiamo tutti ben chiaro che l’obiettivo è sconfiggere le destre, sia a Milano dopo l’estate che in Lombardia nel 2023… o magari anche prima! Siamo consapevoli del fatto che si debba cominciare a lavorare e lo faremo, per trovare una soluzione condivisa”.

Perché questo percorso giunga a un esito felice, serviranno certamente i programmi, ma come sempre ci sarà il dilemma sulla scelta del candidato presidente: una figura molto caratterizzata politicamente, in rottura col passato, viene da sempre considerata una scelta azzardata, ma d’altra parte non è che i candidati più moderati siano mai riusciti a sedurre l’elettorato di centro o indeciso, anzi.

Al momento, nel centrosinistra c’è un’unica figura che possederebbe il perfetto phsyique du role: Beppe Sala. Ma, mentre in Lombardia si cerca uno sfidante pronto a impegnarsi nella battaglia della vita, il Sindaco di Milano è impegnato nella pre-campagna più strana di sempre, col deserto assoluto tra i suoi avversari. Una situazione davvero paradossale.

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