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    Elezioni in Umbria, cosa succede adesso al governo PD-M5S: Conte è in bilico?

    Di Luca Serafini
    Pubblicato il 28 Ott. 2019 alle 09:01 Aggiornato il 11 Nov. 2019 alle 12:57

    “Non è un test nazionale”, avevano ribadito a piena voce i principali leader del governo giallorosso, premier in testa, alla vigilia del voto in Umbria. Eppure, alla fine dei giochi, un test nazionale lo sarà davvero.

    La disfatta della coalizione civica tra PD e M5S, con Vincenzo Bianconi sconfitto di ben 20 punti percentuali da Donatella Tesei, è tale da non poter lasciare del tutto immune il governo.

    Il M5S ha già fatto sapere, tramite un post sul Blog delle Stelle, che l’esperimento di alleanze alle elezioni regionali con il Partito Democratico “non ha funzionato”, lasciando chiaramente intendere che alle prossime consultazioni (a partire da Emilia-Romagna e Calabria) correrà da solo.

    Il perimetro per ora è limitato all’ambito locale: i pentastellati hanno infatti chiarito che il governo Conte bis non è in discussione, specificando però che “dalla formazione del primo esecutivo ci è stato subito chiaro che stare al Governo con un’altra forza politica, che sia la Lega o che sia il Pd, sacrifica il consenso del Movimento 5 Stelle”.

    Ed proprio questo che potrebbero compattarsi le truppe pentastellate pronte ad assediare il capo politico Luigi Di Maio e il fondatore del Movimento Beppe Grillo, colui che più di tutti ha voluto l’alleanza col PD.

    Nel Movimento, infatti, i malpancisti sono tanti: c’è chi non ha mai gradito la convivenza al governo coi dem, c’è la corrente filo-leghista capeggiata da Di Battista, che ora potrebbe chiedere il conto.

    Lo stesso Di Maio, del resto, ha accettato obtorto collo l’alleanza col PD, l’ha vissuta più come un’imposizione di Grillo che come una sua precisa scelta politica. In molti, insomma, tra i Cinque Stelle cercavano una prova, una qualsiasi, per sostenere che questo accordo è infruttuoso, destinato non a rivitalizzare il Movimento, quanto piuttosto ad accelerarne il declino.

    Ed è allora proprio nel M5S che si gioca ora la partita sulla durata del governo Conte bis. Il PD non sembra intenzionato a mettere in soffitta l’esperimento di coalizione politica alle elezioni regionali, e in ogni caso slega totalmente questa partita da quella dell’esecutivo.

    Diverso il discorso per i Cinque Stelle, in crisi di consensi ormai da un anno e mezzo. Conte ha lanciato un avvertimento: “Sarebbe un errore interrompere questo esperimento per via di una Regione che ha il 2 per cento della popolazione nazionale”.

    Il premier ha capito che in gioco c’è l’esistenza stessa del suo esecutivo. Per ora il Conte bis non è in bilico, ma non si può escludere che al primo vero scontro col PD (sulla manovra o su altri temi politicamente sensibili), la tensione superi il livello di guardia e la situazione degeneri.

    Le premesse per un “incattivimento” nei rapporti tra i due alleati di governo, dopo il flop elettorale, ci sono tutte. Starà a Conte provare a spegnere l’incendio.

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