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    Sbarchi, Di Maio: “Dobbiamo distruggere i barconi dei migranti, è un’emergenza nazionale”

    Di Anton Filippo Ferrari
    Pubblicato il 31 Lug. 2020 alle 09:53 Aggiornato il 31 Lug. 2020 alle 13:08

    Sbarchi, Di Maio: “Dobbiamo distruggere i barconi dei migranti”

    Il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha rilasciato una lunga intervista al Corriere della Sera sul tema degli sbarchi che negli ultimi giorni sono aumentati notevolmente in particolare quelli provenienti dalla Tunisia. “Qui non si tratta di avere una linea dura o meno, non c’è e non deve esserci un approccio ideologico al tema, bensì pragmatico e concreto – ha detto il Ministro -. La questione degli sbarchi, unita al rischio sanitario con la pandemia è un tema di sicurezza nazionale”.

    “Quanto accaduto a Caltanissetta e a Porto Empedocle deve far pensare – ha proseguito Di Maio -, i cittadini chiedono giustamente delle risposte e il dovere di uno Stato è darle quelle risposte, lavorando per risolvere il problema alla radice. Le ricordo che abbiamo avuto più di 35 mila morti per il coronavirus e come ho già detto se qualcuno è sottoposto a quarantena non può pensare di violare le regole italiane e andarsene in giro liberamente. Vale per chi ha diritto alla protezione internazionale così come per chiunque altro”.

    Di Maio ha poi aggiunto: “Il momento è molto delicato, lo ha fatto presente anche la ministra Lamorgese. C’è una fase di instabilità politica in Tunisia che sta alimentando gli arrivi verso l’Italia e noi non dobbiamo pensare a come fermare gli sbarchi, ma a come bloccare le partenze. Questo è il nodo che stiamo affrontando già a livello governativo. Anche perché la Tunisia è un Paese sicuro e chi parte per l’Italia viene rimpatriato. Non sarà regolarizzato nessuno. Abbiamo convocato l’ambasciatore tunisino chiedendogli di accelerare i rimpatri e ci ha assicurato che dai primi di agosto ripartiranno (80 a volo). Inoltre abbiamo chiesto maggiore vigilanza a Sfax e sono stati trasferiti due pattugliatori dal governo di Tunisi”.

    Ma come interverrà il Governo? “Con Conte e Lamorgese e Guerini ci siamo riuniti in questi giorni. Il piano da avanzare è articolato. Intanto va portato avanti il negoziato per un nuovo accordo in materia migratoria e presto io stesso andrò a Tunisi per affrontare il tema, ma prima voglio i fatti. Bisogna lavorare subito ad un accordo con le autorità tunisine affinché sequestrino in loco e mettano fuori uso barchini e gommoni utilizzati per le traversate, perché le imbarcazioni che stanno arrivando sono di questo tipo qui, cosiddette fantasma, spesso fuggono ai radar. Lo scenario ricorda quello albanese degli inizi del 2000 e allora con il governo di Tirana si cooperò in questo senso, il che contribuì a fermare i flussi”. Mettere fuori uso i barchini ma non solo. Bisogna “lavorare su più fronti”. Quali? “Ad esempio in materia di cooperazione bilaterale, valorizzando gli stanziamenti della cooperazione allo sviluppo: rafforzare le istituzioni locali serve ad offrire possibilità di crescita e sviluppo a chi è in difficoltà e a dargli una prospettiva futura nel suo Paese di origine. Allo stesso tempo, facilitare gli investimenti delle nostre imprese nella regione mediterranea”.

    E l’Unione Europea? “L’Ue deve rispondere e ho accolto con soddisfazione l’appello di ieri da parte della Commissione, che dopo i nostri avvisi si è detta pronta a collaborare – ha detto Di Maio al Corriere -. Noi chiediamo semplicemente che siano rispettati i patti. Chiediamo a Bruxelles un ruolo proattivo tanto in termini di riammissione che di riduzione delle partenze irregolari e in questa cornice vogliamo coinvolgere anche i Commissari UE competenti come gli Affari Interni Ylva Johansson, che si è già detta a disposizione, e il Commissario per l’Allargamento e il Vicinato Varhelyi”.

    Leggi anche: 1. Altro che esodo di massa di migranti, la Tunisia non è come l’Albania del 1991; 2. Orfini a TPI: “Lamorgese non fa la ministra. I flussi di migranti sono gestibili, ma preferiamo finanziare i torturatori libici”; 3. Migranti, il vescovo di Chioggia: “Chi ama il pericolo, nel pericolo cadrà”

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