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De Luca attacca i vertici del Pd: “Più perdono, più fanno carriera”

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De Luca attacca i vertici del Pd: “Più perdono, più fanno carriera”

“Il Pd a Roma non mi ama? Non me ne fotte niente”. Vincenzo De Luca spara a zero sui dirigenti del suo partito, che secondo il presidente della regione Campania non sono selezionati “sulla base del radicamento che si ha nel territorio”.

“Ci sono dirigenti che hanno perduto nei loro territori e fanno i dirigenti nazionali”, ha detto ieri De Luca alla festa del Pd a Napoli. “Nessuno invece ricorda che io sono il dirigente del Pd più votato d’Italia alle ultime regionali”.

“La selezione dei gruppi dirigenti avviene in negativo, più sei un pinguino, più perdi elezioni, più fai carriera”, ha spiegato l’ex sindaco di Salerno, che finisce per citare uno dei fondatori del Partito comunista in cui militava da giovane. “Questo meccanismo di selezione dei gruppi dirigenti è quello che Gramsci definiva la storia del grande uomo e del cameriere: fare il vuoto intorno per emergere e distinguersi”. “Negli altri partiti la selezione dei gruppi dirigenti è rigorosa: ti presenti, ti candidi, se vinci vinci, se perdi chi s’è visto s’è visto”, ha detto.

“Voi qui siete tutti uomini e donne del partito: ma vi ricordate una proposta chiara e comprensibile che ha fatto il partito su Sud e Lavoro? Zero. Balbettano. Stanno a Roma tra carbonare e amatriciane”, attacca ancora De Luca, che accusa il Partito democratico di essere subalterno a “ideologismi giustizialisti”. “Ma dove c… vivono questi che stanno a Roma?”

“Mi volevano fottere per portare Sergio Costa in Campania”, ha detto ancora De Luca, ricordando lo scontro con il partito sulla riconferma alla presidenza della regione, arrivata nel 2020. “Certo che ci penso”, ha detto riguardo la possibilità di correre per un terzo mandato alla guida della Campania. “Mi attaccano solo sette livorosi. E se decido, devono andare a Pompei a piedi”, ha aggiunto, dicendosi poi pessimista sul momento attraversato dall’Italia. “La situazione è nera”.

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