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    Il Cts si è spaccato sulle regole per palestre e piscine

    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 20 Ott. 2020 alle 15:56

    Le evidenti difficoltà nel gestire la seconda ondata della pandemia emergono non solo a livello politico ma anche a livello tecnico. E così, su uno dei temi che ha spaccato l’opinione pubblica in questi giorni – chiusura o meno di piscine e palestre in vista del nuovo Dpcm – anche il Cts si confronta con la sua prima “crisi” interna. Una divisione tra chi chiede massimo rigore e chi ritiene sia presto per fermare le attività.

    In quella che sembra un vera e propria sfida tra fronti opposti abbiamo: il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora dichiaratamente schierato contro una chiusura delle attività. A lui si affiancano i colleghi degli Affari regionali Francesco Boccia e dell’Agricoltura Teresa Bellanova. Dall’altra parte abbiamo il ministro della Salute Roberto Speranza e dei Beni culturali Dario Franceschini decisi alla serrata. In mezzo il premier Giuseppe Conte, ormai lontano dalla linea dura.

    Come riporta il Corriere, il primo a parlare è Achille Iachino che sollecita la chiusura. Poi interviene il capo di gabinetto di Speranza Goffredo Zaccardi che sollecita il Cts a esprimersi affinché le attività sportive siano fermate. Una posizione che trova l’appoggio dei vertici degli organismi della Salute: i presidenti dell’Istituto superiore di Sanità Silvio Brusaferro e del Consiglio Superiore Franco Locatelli, e il direttore scientifico dello Spallanzani Giuseppe Ippolito.

    Alle 19, 30 si capisce che sarà impossibile trovare una posizione univoca. Il Cts “suggerisce una temporanea sospensione delle attività di uso di piscine e palestre nel principio di massima cautela raccomandando un adeguamento alle linee guida”. Conte concede una settimana per riscrivere i protocolli e sposa la linea di chi voleva tenere aperto. La prossima riunione del Cts deve ancora essere fissata. C’è da aspettarsi nuove crisi?

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