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    Quella chiamata di Giuseppe Conte alla Cartabia (di Marco Antonellis)

    Il premier chiama l’ex presidente della Consulta per disinnescare la sua ascesa e le contro-offre un posto. Lui intanto blinda i suoi nomi, tra cui Casalino e Benassi, entrambi osteggiatissimi da Renzi

    Di Marco Antonellis
    Pubblicato il 1 Feb. 2021 alle 13:27 Aggiornato il 1 Feb. 2021 alle 14:35

    Ciò che la politica ci insegna è che le stagioni possono variare in modo repentino e sostanziale. A seguito di nuovi climi politici e circostanze, cambiano dunque le logiche dei negoziati e delle trattative. Ed ecco che la prima grande inversione di rotta da parte del Movimento si registra proprio sul nome del premier: Giuseppe Conte oggi non è più solo il premier proposta dai grillini, ma il punto di equilibrio “insostituibile” (lo hanno detto Orlando e Zingaretti, ma anche Leu) di una coalizione.

    Ergo: i 5 Stelle questa volta partiranno con un punto di vantaggio. Non dover combattere per tenere in piedi Conte permetterà loro di alzare il tiro sulle caselle ministeriali in gioco. Certo, nulla è stato ancora deciso, il nome di Conte continua ad essere in bilico e ostaggio delle pregiudiziali che metterà sul tavolo Italia Viva, ma un tale approccio del maggiore azionista di governo ribalterà gli schemi e il paradigma. In questa prospettiva, il premier dimissionario ha ritrovato coraggio nelle ultime ore, tanto da sollevare alle parti in “trattativa” con Roberto Fico l’intenzione di tenersi delle quote da destinare a persone a lui fidate.

    Non solo, a quanto siamo in grado di rivelare nelle ultime ore Conte avrebbe innescato un contropiede anche sul nome di Marta Cartabia, la costituzionalista quotata a prendere il suo posto a palazzo Chigi. Conte l’avrebbe sentita di recente proponendole un posto nel nuovo esecutivo con l’obiettivo di sterilizzare le voci su una sua possibile successione.

    Sono tattiche e tatticismi che non sorprendono, ma che allo stesso tempo evidenziano uno stato di tensione non indifferente. Nelle sue telefonate, Conte continua a non nascondere il fastidio di dover tornare al tavolo con Matteo Renzi e in fondo spera che la maggioranza possa allargarsi a un ulteriore nucleo di responsabili e volenterosi.

    Dal canto suo il Partito Democratico continua a vivere grandi fratture interne. Alle voci di Bettini e della segreteria dem si alternano quelle (da Bonaccini a Gori, da Franceschini a Guerini) di chi invece ritiene che il valore aggiunto da cogliere sia il rafforzamento del patto Pd-M5S, ormai talmente solido da non aver più bisogno di una cerniera, né di un mediatore.

    Al Quirinale, sempre in contatto con tutti i partiti in queste ore concitate, sono posizioni giunte già da qualche giorno e il capo dello Stato ne fa tesoro. Mario Draghi è un nome sventolato per intimorire la maggioranza e spingere tutti a trovare una quadra quanto prima, ma ciò di cui il Colle non ha fatto mistero è che le opinioni sul tavolo continuano ad essere in abbondanza. A partire da un premier tecnico e un governo istituzionale, fino ad arrivare a un nuovo governo politico con un nuovo premier espresso da Pd e M5S.

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