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    Autostrade: dopo il Cdm vicina l’intesa finale. Niente revoca, ma Atlantia sotto il 10%: entra lo Stato

    Credit: ANSA/ANGELO CARCONI
    Di Niccolò Di Francesco
    Pubblicato il 15 Lug. 2020 alle 06:28 Aggiornato il 15 Lug. 2020 alle 08:49

    Autostrade: nella notte il Cdm. Revoca più lontana, vicino l’accordo per la sostanziale uscita dei Benetton dal capitale della società

    È terminato alle 5,30 del mattino, dopo quasi sei ore,  il Cdm iniziato nella tarda serata di martedì 14 luglio, in cui si è discusso della revoca della concessione di Autostrade ad Atlantia, la società che fa riferimento alla famiglia Benetton. Si è trattato inizialmente di un vertice ristretto, con la presenza del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri e quello dei Trasporti Paola De Micheli. La seduta è stata poi allargata agli altri ministri. Sul tavolo del CdM c’erano quattro lettere della famiglia Benetton, documenti in cui Autostrade ha messo sul piatto la sua proposta: una riduzione ulteriore dei pedaggi, un aumento dei risarcimenti ma soprattutto una riduzione sostanziosa delle quote della famiglia Benetton nel capitale della società. E sembra questa la strada ormai segnata per risolvere la vertenza Autostrade.

    Quest’ultima operazione avverrebbe attraverso l’ingresso nel capitale di Atlantia da parte di Cassa depositi e prestiti, ma non solo. Autostrade verrebbe infatti scorporata dalla holding e la società verrebbe quotata in Borsa. Ciò porterebbe all’ingresso di nuovi soci: l’azionariato diffuso potrebbe raggiungere il 50 per cento delle quote societarie, e ridurre la percentuale in mano ai Benetton al di sotto del 10. Non ci sarebbe quindi una vera e propria revoca, ma una riduzione delle quote dei Benetton che li renderebbe di fatto irrilevanti nella gestione della società (con meno del 10 per cento, non sarebbero nemmeno in cda).

    Nonostante l’orientamento del premier Conte, fortemente orientato alla revoca, sembra quindi alla fine aver prevalso la strategia di mediazione proposta dal ministro dell’Economia Roberto Gualtieri. I Benetton, che prima del Cdm avevano presentato la loro proposta, secondo quanto si apprende sarebbero intenzionati ad accettare questa soluzione, che eviterebbe la revoca (con tutte le conseguenze del caso per Atlantia) ma segnerebbe di fatto un passaggio di consegne nella gestione di Autostrade. “Atlantia ha offerto la disponibilità a cedere direttamente l’intera partecipazione in Aspi, pari all’88%, a Cdp e a investitori istituzionali di suo gradimento”, si legge nel comunicato del Consiglio dei ministri.

    La difficoltà maggiore appare ora la tempistica. Per realizzare lo scorporo di Autostrade di Atlantia e l’ingresso di nuovi soci attraverso la quotazione in Borsa ci vorrebbero infatti diversi mesi, forse addirittura un anno. Si tratta di un aspetto che difficilmente potrà soddisfare il Movimento Cinque Stelle, che spinge per una soluzione più rapida.

    Autostrade: come si è arrivati al Cdm su Atlantia

    Il governo è arrivato spaccato al Cdm, che inizialmente si sarebbe dovuto tenere nella mattinata di martedì 14 luglio. Sia il premier Giuseppe Conte, che il Movimento 5 Stelle, hanno spinto per formalizzare la revoca per “grave inadempimento” o far uscire i Benetton dalla controllata, giudicando troppo grave il comportamento della holding prima e dopo il crollo del Ponte di Genova del 14 agosto 2018. Più cauto l’atteggiamento del Pd, che ha sempre spinto per stringere un accordo con la società che detiene il controllo della gran parte delle autostrade italiane. Sulla stessa lunghezza d’onda la posizione di Italia Viva, che, per bocca di Matteo Renzi, ha sempre detto no a “slogan populisti”.

    A rendere la giornata ancora più tesa c’è stata anche la lettera, resa nota da La Repubblica e datata 13 marzo, nella quale la ministra dei Trasporti Paola De Micheli sollecitava il presidente del Consiglio a prendere una decisione in tempo breve sulla revoca o meno della concessione di Aspi ad Atlantia. La missiva, però, fu totalmente ignorata da Palazzo Chigi visto che, come abbiamo visto, il dibattito sul tema è stato avviato solo da pochi giorni, in seguito alla notizia che a gestire il nuovo ponte Morandi sarebbe stata sempre Atlantia.

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