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Home » Politica

Amici, parenti e sconfitti delle regionali: così in Calabria si spartiscono le poltrone per gli enti pubblici

Immagine di copertina
Cittadella regionale Credits: Twitter

Assalto alla diligenza. Il Consiglio regionale della Calabria si appresta ad approvare fior fior di nomine negli enti pubblici regionali. Postazioni ambite e lautamente retribuite per le quali in lizza ci sono gli amici degli amici dei partiti politici, di destra e di sinistra.

S&D

Nomine di competenza regionale, certo, ma dal 10 novembre scorso, però, il Consiglio regionale calabrese è “sciolto” perchè a seguito della triste e prematura fine della legislatura a seguito della morte di Jole Santelli, i consiglieri sono stati “congedati”, ossia rimangono in carica solo per adottare, come sottolineato dalla Corte Costituzionale nella sentenza 243 del 2016 sulla legge elettorale calabrese, “atti necessari ed urgenti, dovuti o costituzionalmente indifferibili” – “ovvero che appaiano necessitate sulla base di obblighi fissati dal legislatore statale o comunitario”. Inoltre, il decreto-legge 25 dello scorso 5 marzo (che ha rinviato la data delle elezioni al prossimo autunno), ha attribuito il potere di intervenire in merito all’approvazione di provvedimenti legati all’emergenza pandemica.

Tra queste non rientrano certamente le ormai imminenti “nomine della 39” (perchè disciplinate dalla legge regionale 39 del 1995) per le quali i politici regionali calabresi si apprestano ad un vero e proprio colpo di mano prelettorale. Parliamo, ad esempio, dei i membri del comitato misto delle servitù militari; dei tre membri del Comitato regionale per le comunicazioni (il Presidente avrà diritto a 3.060 euro mensili, mentre i componenti semplici 2.040 euro, entrambi oltre rimborsi spese vari); di tre esperti nella consulta regionale per la difesa e tutela delle professioni, il garante regionale dell’infanzia, il garante per la salute (tutti a 1.275 euro mensili); di cinque esperti per l’osservatorio regionale per lo sport; il difensore civico; i membri del cda del consorzio del bergamotto; dei membri del cda della casa degli oli extravergini d’oliva di Calabria e, soprattutto, delle ambite nomine in FinCalabra, l’ente in house regionale che si occupa di finanziamenti e piccole e medie imprese.

Lo scorso 2 novembre, poco prima dello scioglimento del Consiglio regionale, è stato rilasciato un formale parere sulla possibilità di procedere a siffatte nomine con le istituzioni in carica solo per gli affari correnti. A firmarlo è stato il dirigente del settore legislativo del consiglio regionale, Sergio Lazzarino, su richiesta della segretaria generale ad interim Maria Stefania Lauria.

“La legge regionale 39/1995 risulta carenze nella parente in cui prevede esplicitamente l’esercizio del potere sostitutivo del Presidente del Consiglio oltre il periodo di proroga”, scrive il dirigente regionale sottolineando come il quadro normativo di riferimento non sia per nulla completo, ma concludendo scrivendo che il Presidente del Consiglio regionale avrebbe potuto provvedere direttamente alle nomine: “A condizione che le ritenga assolutamente necessarie per garantire il buon andamento e la continuità amministrativa, per evitarne le paralisi e scongiurare i connessi eventuali danni e responsabilità che ne deriverebbero”.

In soldoni, il Presidente del Consiglio regionale della Calabria (che oggi è l’ex capogruppo di Forza Italia Gianni Arruzzolo, subentrato a seguito delle dimissioni di Mimmo Tallini, dimessosi per l’inchiesta “Farmabusiness” nella quale è indagato per concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio politico mafioso che lo ha travolto) facendosi delegare dai Consiglieri regionali, potrebbe procedere alle nomine solo al fine di rischiare paralisi amministrative.

Tanti politici in lizza per le nomine

Il “paradosso” è che a scongiurare le asserite e presunte paralisi amministrative degli enti pubblici sono personaggi assai noti. Difatti, a voler ricoprire le ambite caselle ci sono politici sulla via del riciclo, ex candidati trombati alle elezioni e “amici di”.

Per il Corecom, ad esempio, in lizza c’è il vicecoordinatore regionale e già candidato alle elezioni europee con Fratelli D’Italia, Rosario Aversa, l’esponente di Forza Italia, Giovanna Cusumano (parente del capogruppo azzurro in consiglio comunale di Reggio Calabria, Federico Milia, vicino al deputato forzista Francesco Cannizzaro), l’ex candidato regionale di Forza Italia Tonino Daffinà, l’ex consigliere regionale del Partito democratico Domenico Battaglia; la vicesindaca di Curinga ed esponente del Pd Enza De Nisi; il segretario del Pd di Belvedere Marittimo Ugo Massimilla; la presidente Commissione pari opportunità comune Reggio Calabria guidato da Giuseppe Falcomatà ed ex candidata alle elezioni europee con il Pd, Lucia Anita Nucera; la tesoriera dell’ordine degli avvocati di Catanzaro e moglie del consigliere comunale del capoluogo Demetrio Battaglia, Stefania Caiazza; l’esponente reggina di Forza Italia Daniela De Blasio; l’ex assessore comunale di Rosarno ed ex grillino (oggi portaborse del Presidente del Consiglio regionale di Forza Italia Gianni Arruzzolo) Teodoro De Maria; l’ex commissaria Udc di Reggio Calabria Paola Lemma.

La citata forzista Giovanna Cusumano è in lizza anche per il ruolo di garante per l’infanzia e, insieme alla sorella Saveria, è tra i papabili del consiglio di amministrazione e del comitato di indirizzo di FinCalabra. Insieme a loro anche l’ex candidato regionale di Fratelli D’Italia, Amedeo Nicolazzi (di recente finito ai domiciliari per concussione sessuale), l’ex consigliere regionale della lista “Scopelliti Presidente” Alfonsino Grillo, il consigliere provinciale di Catanzaro Fernando Sinopoli. Insomma, per ogni possibile casella c’è un amico di questo o di quel partito pronto.

La Lega si smarca, ma perde la faccia

E se il presidente facente funzioni della Regione, il leghista Nino Spirlì, ha proceduto alle nomine del consiglio di amministrazione di FinCalabra s.p.a. “sistemando” l’ex candidata alle elezioni europee in quota Lega, Emma Staine e l’ex candidato regionale dell’Udc, Roberto Vizzari, i quattro consiglieri regionali leghisti (si dice, su imposizione dello stesso Matteo Salvini), Tilde Minasi, Pietro Raso, Pietro Molinaro e Filippo Mancuso hanno tuonato pubblicamente contro le altre nomine, attaccando il Presidente del consiglio regionale Arruzzolo che, a loro dire: “Senza alcuna intesa in sede di conferenza dei capigruppo, ha deciso di mettere all’ordine del giorno della seduta del prossimo 18 giugno, una serie di nomine. Su questa decisione, come gruppo Lega esprimiamo il nostro totale dissenso, perché la consideriamo assolutamente inopportuna”,- “A poco più di tre mesi dalle nuove elezioni – aggiungono – , auspichiamo che il Consiglio regionale ed il presidente rinuncino in modo categorico ad atti che, a prescindere dalle reali intenzioni, possano assumere una connotazione clientelare finalizzata ad acquisire consensi elettorali.

Per quanto ci riguarda, riteniamo che sia possibile prendere in considerazione solo le nomine di cui sia dimostrata, in modo puntuale e documentato, la effettiva urgenza ed i danni che produrrebbe il rinvio di pochi mesi. In un momento in cui l’operatività del Consiglio regionale è limitata a provvedimenti di urgenza, ed il contesto socio-economico della Calabria registra una delle fasi più difficili a causa delle problematiche connesse all’emergenza sanitaria, il Consiglio regionale deve concentrare la propria attenzione solo sulle reali emergenze della Calabria. Non ci stiamo ad assecondare metodi vecchi che producono solo terra bruciata” concludono. Peccato che in lizza tra i “nominabili” ci siano gran parte degli ex candidati leghisti alle ultime regionali.

A bramare la nomina di Presidente dell’ente parco, ad esempio, c’è Nicola Daniele, candidato del collegio centro, referente provinciale della Lega di Crotone. A competere con lui in quel ruolo anche Mario Carelli, già candidato nel collegio cosentino. Carelli ha fatto domanda anche per essere nominato nel consiglio di amministrazione del Consorzio del bergamotto. Nel 2006 Carelli è stato portaborse del consigliere regionale dello Sdi, Cosimo Cherubini, condannato per associazione mafiosa nell’ambito del processo “Falsa politica” sulla ‘ndrangheta di Siderno. Le stesse candidature di Carelli le ha avanzate Osvaldo Piacentini, anche lui candidato in quota Lega alle regionali su Cosenza.

Giuseppe Macrì, candidato nel collegio centrale, è coordinatore provinciale della Lega di Catanzaro. Ora è in lizza per il collegio sindacale di FinCalabra. Non solo candidati regionali, a fare domanda come componente del Corecom c’è Francesca Anastasia Porpiglia, assessora alle politiche giovanili di Villa San Giovanni in quota Lega (già candidata alle politiche 2018 e alle europee 2019, nonchè al consiglio metropolitano quest’anno) e il padre Vincenzo Salvatore Porpiglia.

Vedremo, quindi, se la Lega accontenterà i suoi ex candidati regionali o sarà consequenziale al “diktat” salviniano che non vuole “scandali” sulle nomine pubbliche.

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