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    Beppe Grillo: “Lo Stato paghi i tamponi ai lavoratori”. Ma Orlando si oppone

    Credit: ANSA/GIUSEPPE LAMI
    Di Marco Nepi
    Pubblicato il 12 Ott. 2021 alle 13:55

    Beppe Grillo: “Lo Stato paghi i tamponi ai lavoratori”. Ma Orlando si oppone

    “Sul green pass serve pacificazione”. Lo ha dichiarato Beppe Grillo, che in un post sul suo blog ha spiegato “da buon ragioniere” perché converrebbe rendere gratuiti i tamponi per chi lavora. Una proposta quella lanciata dal fondatore del Movimento 5 Stelle in vista dell’entrata in vigore dell’obbligo del green pass a carico di tutti i lavoratori pubblici e privati il prossimo venerdì 15 ottobre, che ha incontrato però la netta contrarietà del ministro del Lavoro, il vicesegretario del Partito democratico Andrea Orlando.

    “Ho sempre avuto una passione per i numeri e così, da buon ragioniere, in questi ultimi giorni ho preso carta e penna e ho buttato giù alcuni appunti che voglio condividere con voi”, ha detto Grillo nel suo post, spiegando i calcoli che lo portano a stimare “3-3,5 milioni [di lavoratori senza vaccino], su 23 milioni di lavoratori, il 13%-15% circa”. “Se lo Stato decidesse, come auspicabile, di pagare i tamponi per entrare in azienda, per questi lavoratori, servirebbe circa 1 miliardo di euro fino a dicembre 2021”, afferma Grillo, proponendo di far anticipare il costo dei tamponi alle aziende, poi rimborsate dall’Inps, “come succede in genere per la cassa integrazione ordinaria sui versamenti dei contributi aziendali”.

    L’idea di Grillo per contribuire alla “pacificazione” del dibattito è stata immediatamente respinta dal ministro del Lavoro Orlando, che ha parlato di messaggio sbagliato. “Io ho sempre detto una cosa, mi sembra ragionevole pensare a tutte le forme possibili di calmierazione, ma far diventare il tampone gratuito significa dire sostanzialmente che chi si è vaccinato ha sbagliato”, ha detto l’ex ministro della Giustizia. “Io penso invece che noi dobbiamo dire che chi va a lavorare e chi ancora non è convinto può avere anche un trattamento parzialmente diverso rispetto a chi non deve andare a lavorare”.

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