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    Anche il 25 aprile i topi escono dalle fogne (Di G. Cavalli per TPI)

    Di Giulio Cavalli
    Pubblicato il 25 Apr. 2019 alle 20:08 Aggiornato il 25 Apr. 2019 alle 20:10

    Non c’è solo lo striscione esposto dai tifosi laziali che inneggiavano a Benito Mussolini. No. E non è nemmeno vero che sono normali dispute tra rossi e neri come qualcuno vorrebbe farci credere. No. Parliamo di lapidi sfregiate, di corone incendiate, di una memoria imbrattata con la perseveranza di chi crede davvero di essere stato sdoganato, di poter uscire impunemente dalle fogne, e di poter imbruttire il 25 aprile come se fosse un diritto acquisito.

    A Marsala, non distante dal monumento che ricorda i marsalesi morti durante la Resistenza, sono comparse croci celtiche. Da quelle parti, non molto tempo fa, il comune aveva fatto cancellare frasi inneggianti alle SS e simboli nazisti.

    A Scarlino, in provincia di Grosseto, hanno imbrattato con vernice spray la lapide che ricorda Scarlino il partigiano Flavio Agresti. Tutti pronti a parlare del gesto di uno stupido. Ma è troppo facile così.

    A Milano, oltre al già citato striscione che dichiarava onore a Mussolini, hanno dato fuoco alla corona del partigiano Carlo Ciocca. A Roma i militanti di Forza Nuova hanno esposto uno striscione con scritto “Mai più antifascismo”. Gli anti-antifascisti. Deficienti al cubo.

    Ieri anche a Bologna è stata frantumata una lapide in zona Bolognina che l’Anpi locale aveva installato per ricordare la Resistenza. A Roma sul Grande Raccordo Anulare invece “Azione Frontale” ha appeso uno striscione su un cavalcavia che recita “25 aprile: il nostro onore. La nostra eterna sconfitta. Noi non abbiamo tradito!”. Come l’ultimo giapponese, ecco una cosa così.

    Abbiamo passato mesi a minimizzare, negare, a dare voce alla peggiore feccia sdoganandola in televisione e sopportandola sui social, abbiamo passato mesi a farci fare la morale da questi neofascisti travestiti da borghesi e alla fine questo 25 aprile ritroviamo macchie di vergogna dappertutto come se non ci fossimo accorti che questo Paese è diventato fascista nel momento in cui abbiamo deciso di mettere l’umanità sul banco in cambio di qualche pugno di voti.

    Questo Paese è diventato fascista quando ha cominciato a giudicare le vite degli altri, anche quelle che non hanno niente, non chiedono niente e soprattutto quelle che non toccano i diritti di nessuno. Abbiamo cominciato a sdoganare il fascismo nel momento in cui non ci siamo accorti che ci venivano riproposti gli stessi temi, gli stessi termini, addirittura le stesse simbologie retoriche e noi abbiamo pensato che fosse tutto uno scherzo. Così l’anti-antifascismo è diventato terribilmente di moda.

    Siamo diventati un Paese fascista scivolando (nemmeno troppo lentamente) nella cattiveria e nell’illusione che la disperazione degli altri possa lenire la nostra, senza preoccuparci di pretendere la dignità. E i topi escono dalle fogne.

    Sì. Il 25 aprile è divisivo. Tra fascisti e antifascisti

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