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    Coviddi (non) ce n’è: la crociata negazionista degli anti-virus

    Di Giulio Gambino
    Pubblicato il 22 Ago. 2020 alle 13:28 Aggiornato il 25 Ago. 2020 alle 16:59

    In Italia è in atto una divertente crociata di negazionisti del virus. Sostengono che il Covid non c’è più. Che è del tutto scomparso, che si è materializzato nel nulla o – nel peggiore dei casi – che non è proprio mai esistito, che è tutta una montatura e che siamo in una dittatura sanitaria. Che il cosiddetto “partito dei virologi” neghi loro le più basilari libertà neanche fosse una congiura arcigna e cattiva nei loro confronti, e non invece un atto d’interesse a tutela della salute pubblica.

    E infatti sono mesi che questi geni, tra cui militano illustri e autorevoli politici, giornalisti, faccendieri, virologi, sono alla ricerca di studi, numeri, tendenze a cui aggrapparsi pur di giustificare la loro folle crociata, con motivazioni l’una più bizzarra dell’altra spesso senza alcuna evidenza scientifica o empirica. Come se anche tutti gli altri non volessero tornare alla normalità di prima, con ristoranti, cinema, discoteche, tutto aperto, e turismo e flussi di denaro dell’era pre-Covid.

    Ora che i contagi tornano ad aumentare la crociata assume contorni sempre più interessanti. Sulla scuola ad esempio il mantra è questo: “Dobbiamo riaprire a tutti i costi, non importa come, la scuola è un diritto costituzionale che è stato calpestato da questa dittatura sanitaria; se non riparte la scuola, non riparte il paese”, come sostiene la senatrice Daniela Santanchè (FdI) in questo video.

    Forse Santanchè non lo sa, ebbene la informiamo: tutti vogliamo tassativamente riaprire le scuole, ma a meno di un mese dalla riapertura (14 settembre) possiamo dirci ragionevolmente sicuri di avere un piano che tuteli il personale didattico, i nostri figli e di riflesso anche tutti quanti noi cittadini? È una domanda lecita e doverosa perché, senza regole chiare, se poi a ottobre dobbiamo richiudere tutto, stile discoteche, si rischia davvero. È necessario avere un piano in grado di garantire salute e sicurezza.

    Pensate davvero che sarà impensabile che si verificherà non dico 10 ma 1 contagio 1 nelle scuole? E se avviene cosa facciamo? Isoliamo solo quel caso o tutta la classe? Se è il prof. quello contagiato, che si fa? Io penso che quell’eventuale caso, e le persone a lui vicine, devono starsene a casa, altrimenti diventa il focolaio perfetto; uguale per gli insegnanti. Questo non vuol dire che non si debba riaprire il 14 settembre, né tantomeno equivale a dire didattica a distanza per tutti. Vuol dire però che chi risulta positivo, limitatamente per il tempo necessario, deve fermarsi e stare a casa seguendo le lezioni con la didattica a distanza. Non è una tragedia. Mi sembra persino ragionevole.

    Preferiamo questo o ulteriori contagi? Parliamo in modo serio di un piano per la scuola. Mettiamo da parte l’ideologia. Non ci stiamo, noi, a farci prendere per i fondelli da questa crociata negazionista che non tiene conto della realtà dei fatti e persegue solo i propri interessi personalistici o peggio quelli dell’indifferenza, della superficialità, giocando con i nervi scoperti delle persone.

    Leggi anche: Basta, la scuola deve riaprire! Certo, ma siamo sicuri di avere un piano adeguato che tuteli i nostri figli? (di Giulio Gambino)

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