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Mattarella si taglia lo stipendio, ma le sue attenzioni sono rivolte all’Ucraina: ecco che cosa lo preoccupa

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Il capo dello Stato si conferma sempre più in sintonia con il “sentire comune” degli italiani. Dopo aver raddoppiato la sua presenza al Quirinale, Sergio Mattarella rivede lo stipendio.

Ottenuto il bis alla presidenza della Repubblica, il “capo” (così lo chiamano i suoi più stretti collaboratori) ha chiesto al ministero dell’Economia e delle Finanze di ridurre il suo assegno personale. Quest’ultimo è stabilito per legge in misura pari al trattamento pensionistico che riceve dall’Inps per i suoi anni da professore universitario. Ossia 239.182 euro lordi.

Una cifra dunque ridotta di circa 60 mila euro, portando l’importo lordo annuo da percepire a 179.835,84 euro. Tutto bene dunque dalle parti del Colle? Non proprio, purtroppo.

Anche ai piani alti della Repubblica serpeggia preoccupazione per i possibili sviluppi del conflitto Russo-Ucraino ma soprattutto c’è preoccupazione per quanto accaduto ieri: una mail proveniente dall’ambasciatore russo in Italia con allegata la dichiarazione con cui, nei giorni scorsi, il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov ha fatto sapere all’Ue che le sanzioni “non resteranno senza risposta”.

È quella che è arrivata ai parlamentari italiani componente della commissione Difesa. Una mossa, quella di Mosca, che contribuisce ad aumentare la tensione nei rapporti tra Roma e la Russia. Una lettera che al Quirinale è stata giudicata del tutto fuori luogo ed inopportuna anche se ufficialmente non viene proferita parola per non alimentare ulteriori tensioni.

Il leitmotiv del Colle è solamente quello di sostenere l’azione di Mario Draghi. Altro motivo di preoccupazione del Quirinale sono le mosse della Lega di Matteo Salvini che potrebbero alla lunga minare il governo di unità nazionale ed indebolire Draghi in ambito europeo (mentre c’è, parimenti, apprezzamento per la posizione “occidentale” di Fratelli d’Italia).

Spiace, dalle parti del Colle, tanto più dopo l’incontro avuto nelle scorse settimane (svelato nei minimi particolari da The Post Internazionale) che Salvini abbia ancora titubanze a condannare “senza se e senza ma” le mosse della Russia di Putin. Anche al Colle ci si chiede come mai il leader leghista non abbia ancora trovato la forza e il coraggio di pronunciare apertamente il nome dello Zar Putin.

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