Chatbot vs motori di ricerca: è iniziata la guerra del traffico? (di S. Mentana)

Per la prima volta in 22 anni le ricerche su Google tramite Safari sono calate. E la causa sembra essere l’avanzata delle app di I.A.
Poche cose cambiano velocemente come il modo di navigare su internet. In meno di 20 anni abbiamo assistito all’ascesa dei social network e delle piattaforme, a un ruolo sempre più presente degli e-commerce, alla graduale marginalizzazione dei siti tradizionali, ma una cosa è fino ad oggi sempre rimasta: la centralità dei motori di ricerca. Una centralità che è cresciuta nel tempo, al punto da diventare integrata a molte altre realtà del web e fatta soprattutto da un nome preponderante: Google.
Oggi, però, per la prima volta dopo decenni si parla di qualcosa che sembra poter scalfire il ruolo dei motori di ricerca, ed è quello dei chatbot, ChatGPT in testa. Al momento, dati alla mano i numeri dei motori tradizionali sono esponenzialmente superiori rispetto a quelli dei nuovi rivali, ma diversi indicatori mostrano come la tendenza potrebbe nel futuro prossimo volgere in favore di questi ultimi.
Proprio all’inizio di questo mese è stata diffusa la notizia che le ricerche su Google tramite Safari, il browser di Apple, sono scese per la prima volta dopo 22 anni: un dato che secondo David Cue, direttore dei servizi dell’azienda produttrice dell’iPhone, ritiene vada attribuita alla crescita delle app di intelligenza artificiale, ragione per cui starebbe meditando di integrare un’estensione del genere anche su Safari.
Un’analisi condotta da un gruppo di ricerca di One Little Web usando dati forniti da SEMrush ha mostrato come nel periodo tra aprile 2024 e marzo 2025 i motori di ricerca tradizionali siano ancora esponenzialmente più utilizzati, ma ha anche registrato una notevole crescita dei chatbot.
Se da un lato i motori di ricerca hanno ottenuto in tutto l’anno preso in esame 1.863 miliardi di visite, pari a 34 volte le 55,2 miliardi di tutti i chatbot, e se Google rappresenta l’87 per cento di visite dei motori di ricerca, dall’altro non si può non notare che il traffico mensile dei servizi di intelligenza artificiale sia passato da 3,1 miliardi nell’aprile 2024 a 7 miliardi nel marzo scorso: in parole povere è più che raddoppiato. ChatGPT, inoltre, paragonandolo ai motori di ricerca, con le sue 47,7 miliardi di visite annuali (ovvero l’86 per cento di tutto il traffico chatbot) è alle spalle solo di Google e di Bing. È vero, è ancora esponenzialmente meno utilizzato di Google, ma si è sicuramente inserito come realtà in questo specifico settore.
Tra i browser e i motori di ricerca, infatti, la big tech si sta attrezzando a integrare servizi del genere: non solo il già citato caso di Safari, ma anche Edge, il browser di Microsoft, ha integrato il suo Copilot, mentre Google da un po’ di tempo prima dei suoi risultati mostra una “AI overwiew”, che offre quindi gli stessi vantaggi dei chatbot, forti di risposte più dirette e contestualizzate che riducono la navigazione tra numerosi link.
Tuttavia, quest’ultimo è uno degli elementi importanti su alcune delle conseguenze di questo possibile cambiamento in atto. Più si usano i chatbot, più si ottiene una risposta esaustiva direttamente nell’interfaccia, cliccando sempre meno sui link, le cui informazioni vengono prelevate e offerte all’utenza. La crisi dei siti tradizionali, già provati da social e piattaforme, e il modo in cui le loro informazioni vengono utilizzate sono solo due dei grandi interrogativi posti da questa nuova possibile svolta.