Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 19:58
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Di Battista
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Opinioni

L’altra Bolognina: il 25 settembre la sinistra italiana rischia un nuovo anno zero (di G. Gambino)

Immagine di copertina
credit: ansa foto

Tre sere di dibattiti sulla politica a pochi giorni dalle elezioni insieme ai protagonisti del voto del prossimo 25 settembre. Giovedì 15, venerdì 16 e sabato 17 settembre, per la prima volta a Bologna, The Post Internazionale torna in piazza con una nuova, grande festa a ingresso gratuito per dibattere, confrontarsi, mangiare, bere e celebrare insieme al suo pubblico un altro anno dalla sua nascita. E lo fa sotto la Tettoia Nervi, in piazza Lucio Dalla, nella Bolognina che fu già mitica per la politica. Di fronte a questa campagna elettorale balneare, durata lo spazio d’un mattino, ci è parso giusto ripartire proprio da questo luogo. Perché siamo di fronte a un evento epocale. Un’altra “Svolta”. Non come quella del PCI nel 1989 (posto che anche quella fu negativa per il popolo della sinistra), ma forse ugualmente dirompente.

E, badate bene, non stiamo certo parlando, come vi hanno detto molti sin qui, del fatto che ci accingiamo a scorgere all’orizzonte un nuovo governo di destra radicale, al cui capo ci saranno Giorgia Meloni e i suoi uomini, ma del fatto che il 26 settembre 2022 sarà, con buona probabilità, il nuovo, ennesimo, giorno zero della sinistra italiana. Incapace di riunirsi sotto un’unica intesa, come invece è stata in grado di fare la destra seppur divisa al suo interno, e capace solo di dividersi nel momento meno adatto, il peggiore di sempre in questa fase storica. Un po’ come quei film dell’orrore in cui i tre protagonisti, nel mezzo di un’imminente ed evidente tragedia, si guardano fra loro e si dicono: “Ok, ora dividiamoci”. Anziché rimanere uniti.

Il Pd dovrà rispondere del fatto che ha compiuto un harakiri politico nel momento in cui, diciotto mesi fa, ha deciso di annullarsi trincerandosi dietro il nome del banchiere, senza fra l’altro riuscire a proporre una visione nuova, una proposta radicale, un modello alternativo per il suo popolo di riferimento. Motivo? Molto semplice: quel popolo esiste ancora, ma il partito che lo rappresentava no. Non ha un’anima, non ha pensiero, non ha nulla. È ormai perlopiù un accrocco di poteri e poterucci che mirano solo all’auto-conservazione; personalità che, tranne rare eccezioni, sono quasi del tutto prive di coraggio (e di idee). In qualsiasi altra parte del mondo un partito così sarebbe già stato relegato al centrismo moderato. Solo noi continuiamo a chiamarla sinistra.

Il ticket Sinistra Italiana-Verdi (che Verdi sembrano esserlo solo quando conviene a loro) dovranno rispondere di un’alleanza di comodo con i dem assai scomoda per i duri e puri che si sono sentiti traditi da Fratoianni e Bonelli. Il M5S, che è stato inutilmente escluso dal Pd tra le fila della coalizione di centrosinistra (perché non ha accettato tutto ciò che ha imposto Draghi), dovrà rispondere invece di una classe dirigente in rapida decomposizione (anche se meglio soli che mal accompagnati, in alcuni casi) e di una nuova ricomposizione intorno ai nomi di alcuni esponenti della società civile e al consenso, almeno apparente, che ancora sembra raccogliere il leader Giuseppe Conte. Le proposte che i 5s hanno formulato – alcune delle quali coraggiose, come ad esempio quella sulla riduzione dell’orario di lavoro – rischiano di frantumare il movimento in mille pezzi se non saranno portate avanti fino in fondo. Con l’augurio, per loro, che l’epoca Grillo sia tramontata per sempre.

Di buono c’è che, con questa elezione, oltre alla sinistra in pezzi tramonteranno, forse per un bel po’, alcune forze politiche come il Terzo Polo (che in realtà è il Quarto) di Calenda e Renzi.

Nelle pagine che seguono e nella quarta di copertina di questa rivista trovate il programma completo del TPI Fest a Bologna in piazza Lucio Dalla. Ospiti di primo piano, politici, giornalisti, dibattiti, talk, interviste, testimonianze e monologhi. Con tre temi ricorrenti in tutte le sere: lavoro, giustizia sociale, giustizia ambientale. Vi aspettiamo dunque alla Tettoia Nervi della Bolognina (ingresso in via Fioravanti) per dibattere insieme alla nostra comunità, dialogare, divertirsi, arrabbiarsi, confrontarsi, mangiare e anche bere. Il nostro slogan: “Fatti un’idea. La tua”. Ingresso libero. Con il patrocinio gratuito del Comune di Bologna. Ogni sera, a partire dalle ore 19;00, il 15-16-17 settembre. Ci vediamo in piazza. A presto!

Ti potrebbe interessare
Opinioni / Noi giovani e la politica, tra apatia e grandi battaglie (di G. Brizio)
Esteri / Di chi è il Medio Oriente? I limiti di Washington e il campo minato delle grandi potenze mondiali (di G. Gambino)
Opinioni / Le Europee saranno le prime elezioni a ridefinire il ruolo dell’Ue nel mondo (di S. Mentana)
Ti potrebbe interessare
Opinioni / Noi giovani e la politica, tra apatia e grandi battaglie (di G. Brizio)
Esteri / Di chi è il Medio Oriente? I limiti di Washington e il campo minato delle grandi potenze mondiali (di G. Gambino)
Opinioni / Le Europee saranno le prime elezioni a ridefinire il ruolo dell’Ue nel mondo (di S. Mentana)
Opinioni / Campo rotto: salvate i soldati Conte & Schlein
Esteri / Erdogan non è imbattibile: ma il futuro del leader turco e dell’Akp è ancora tutto da scrivere
Opinioni / L'Europa corre ciecamente verso la guerra (di R. Parodi)
Opinioni / La boutade di Macron sull’Ucraina e l’Ue che deve imparare a difendersi da sola (di S. Mentana)
Opinioni / Pd, 5S e Campo Largo: la strada non porta a casa se la tua casa non sai qual è (di G. Gambino)
Opinioni / Lettera di un segretario di circolo Pd: Elly Schlein ha la forza della credibilità
Opinioni / In Abruzzo non c’è nessun effetto Sardegna