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Home » Opinioni

Sono Elon, conquisterò il mondo: Musk segna il trionfo dell’economia immateriale sulla politica

Immagine di copertina
Credit: AGF

Con il suo strapotere economico può influenzare i governi di tutto il mondo. Perché l’Ue non prende precauzioni?

Quella che è iniziata lo scorso 20 gennaio non è la seconda avventura di Trump alla Casa Bianca ma, con ogni evidenza, la prima amministrazione Musk degli Stati Uniti. Il padrone è lui. Trump, per ragioni di età e di patrimonio, enorme ma nulla in confronto a quello del proprietario di X, è destinato a essere solo un comprimario. Benvenuti nell’era della tecnodestra nazionalista. 

Musk, del resto, costituisce un salto di qualità rispetto al passato: se prima, infatti, i miliardari si limitavano a finanziare la politica per indurla ad assecondare i propri interessi, ora si muovono in prima persona. E dopo Musk, anche Bezos, proprietario, oltre che di Amazon, del glorioso Washington Post, che alla vigilia delle Presidenziali ha fatto rimuovere il consueto appello del quotidiano a favore di uno dei due candidati, segnatamente Biden, per non disturbare la corsa del probabile vincitore. Tanti saluti, dunque, al motto secondo cui «Democracy dies in darkness» («La democrazia muore nell’oscurità»). E tanti saluti anche alla passione politica e all’impegno civile, da sempre caratteristiche del miglior giornalismo americano. 

Come se non bastasse tutto ciò, il democratico Zuckerberg ha pensato bene di rimuovere da Facebook ogni forma di controllo sui contenuti che vi vengono pubblicati. Ora, intendiamoci: la censura occhiuta era intollerabile. Consentire a qualcuno di inneggiare a Hitler o all’inutilità dei vaccini, tuttavia, sarà pure liberale ma non si può negare che sia anche alquanto dannoso per la collettività. 

Siamo entrati in una nuova era: quella dell’economia immateriale che prevale sulla produzione di beni materiali e sulla politica intesa in senso classico. 

Ciò che ci sfugge è come faccia l’Unione europea a non prendere alcuna precauzione. Dopo aver trascorso quasi tre anni a seguire le politiche di Biden sull’Ucraina e sul distacco dal gas russo, con conseguenze tragiche per quanto riguarda il crollo del tenore di vita di milioni di persone, ora ci stiamo acconciando ai desiderata dei nuovi padroni.

Ecco, pertanto, che fioriscono i partiti sovranisti dell’ultra-destra, da Le Pen ad Alternative für Deautschland, capaci di coniugare le ricette che andavano di moda negli anni Trenta del secolo scorso con le tecniche di comunicazione messe a disposizione dai social e dal vasto universo della rete. 

A tal proposito, è doveroso far notare che una delle grandi battaglie del “Popolo di Seattle” riguardava proprio la neutralità del web, essendo ben cosciente, quel gruppo di giovani che ne aveva compreso per primo le potenzialità, di quanto fossero elevati i rischi dei monopoli garantiti dalla cosiddetta “dot economy”.

È trascorso un quarto di secolo e, come detto, l’economia immateriale ha stravinto, finendo col determinare ogni nostra scelta: da come mangiamo a come ci vestiamo, per poi prendersi anche la politica, svuotando le sezioni e le piazze e riempiendo i social di insulti. 

Musk, da questo punto di vista, non è che la punta dell’iceberg. Certo, con un patrimonio che supera i 400 miliardi di dollari ed è destinato a crescere a dismisura nei prossimi anni, è evidente che il suo piano egemonico proceda a gonfie vele. Può condurre i neonazisti tedeschi oltre la soglia del 20%, aprendo di fatto in Germania una fase da Repubblica di Weimar. Può dichiarare guerra a Starmer, premier britannico a lui sgradito, puntando a destabilizzare il Regno Unito. Può favorire gli eredi della Repubblica di Vichy in Francia. Può garantire lunga vita a Meloni in Italia. Insomma, può tutto, almeno fino a quando qualcuno non si interrogherà su che senso abbia votare se un oligarca decide per chiunque a suo piacimento. 

Quel giorno, magari, una cittadinanza attiva costringerà le istituzioni del Vecchio Continente a porre dei limiti e delle regole a un conflitto d’interessi in confronto al quale quello di Berlusconi era un’inezia. Peccato che quel giorno potrebbe non essere rimasto più nulla per cui battersi.

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