Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 19:24
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Opinioni

Il declino conservatore di Giorgio Gaber (di V. Magrelli)

Immagine di copertina

Quello che sto per compiere è un gesto di lesa maestà: ne sono cosciente. Pertanto inizierò con una dichiarazione di affetto e ammirazione. Già da bambino mi incantava ascoltare il “Barone rosso”. Ma la mia simpatia crebbe ancor più davanti a “La Torpedo blu”, “Barbera e champagne” o “Lo shampoo”. Ciò detto, vengo alla pietra dello scandalo. Fu infatti con stupore e indignazione che nel 1994 scoprii quel che chiamerei “l’inno dei reazionari italiani”, ossia la canzone “Destra e sinistra”. Tutti ne conosciamo le parole: con la caduta del Muro e la scomparsa del comunismo, le uniche discriminanti riguardano ormai la scelta tra bagno (di destra) e doccia (di sinistra), minestrina (di destra) e minestrone (di sinistra), eccetera eccetera. Le differenze fra le due parti sono minime, a riprova di una diversità che “al momento dove è andata non si sa”.

Ebbene, a mio parere, questo discorso esprime una rozzezza senza precedenti nell’opera di Giorgio Gaber, parallela alla rivalutazione delle vittime di Salò e alla pretesa di equiparare i morti partigiani a quelli fascisti in una grande macedonia, in un’assoluzione sigillata – strano, per un milanese – da un ecumenico “volemose bene”. Più ancora di un green pass, per me una domanda simile (“Dov’è la destra, dov’è la sinistra?”) segnala la provenienza di chi la formula: un conservatore che vuole solo confondere le acque.

Quanto alla vita privata dell’artista, non l’avrei mai sfiorata, se un anno fa sua moglie, Ombretta Colli, non avesse pubblicato il libro Chiedimi chi era Gaber. Ciò mi costringe ad affrontare la questione di come l’interprete abbia reagito all’idea che la coniuge fosse entrata in Forza Italia per essere eletta nel 1994 parlamentare europea tra le fila del partito di Berlusconi.

Ma allora, chiedo, l’interrogativo della canzone non avrà riguardato, più che noi miserelli, il suo stesso autore? Chiudo con un recente libro di Carlo Greppi, “Si stava meglio quando si stava peggio” (Chiarelettere). Citando Norberto Bobbio, Greppi individua il tratto caratteristico della destra nel ritenere che le diseguaglianze siano non solo ineliminabili (o eliminabili a prezzo della libertà), ma anche utili al miglioramento della società. Mentre la destra considera le diseguaglianze sacre, inviolabili, naturali, la sinistra ritiene che possano e debbano essere ridotte o abolite. Se la sinistra lotta per l’uguaglianza e l’inclusione, la destra si batte per la disparità e l’esclusione.

Contro il richiamo alla tradizione e al mantenimento dei privilegi quali ingredienti della destra, a guidare le persone di sinistra sarebbe invece la solidarietà verso gli “oppressi”, vale a dire coloro che sono esclusi da diritti fondamentali come il voto, l’istruzione, il lavoro, la salute. Certo, la spiegazione è meno spiritosa della canzone, ma a me pare comunque più convincente.
Continua a leggere sul settimanale The Post Internazionale-TPI: clicca qui.

Ti potrebbe interessare
Opinioni / La grande sfida di Trump all’Unione europea (di Ignazio Marino)
Opinioni / “L’astensionismo aiuta il potere ma noi, oggi, non abbiamo alternativa”: lettera a TPI
Opinioni / Metamorfosi di atteggiamenti e posture politiche: la “nostra” destra non si smentisce mai
Ti potrebbe interessare
Opinioni / La grande sfida di Trump all’Unione europea (di Ignazio Marino)
Opinioni / “L’astensionismo aiuta il potere ma noi, oggi, non abbiamo alternativa”: lettera a TPI
Opinioni / Metamorfosi di atteggiamenti e posture politiche: la “nostra” destra non si smentisce mai
Opinioni / Come il “campo largo” ha strappato l’Umbria al centrodestra
Opinioni / L’alternativa all’oligarchia illiberale non è la paura ma la speranza
Opinioni / Astensionismo record anche in Umbria ed Emilia-Romagna: così la democrazia diventa oligarchia
Esteri / Il trumpismo è un filo rosso che unisce “bifolchi” e miliardari
Esteri / Nemmeno a Trump conviene opporsi alla green economy
Opinioni / L'Europa ai tempi di Trump
Opinioni / Ma nella patria del bipartitismo non c’è spazio per i terzi incomodi (di S. Mentana)