Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 11:51
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Opinioni

All’Italia serve una strategia per abbassare le bollette (di A. Corrado)

Immagine di copertina

Mentre sembra sempre che il governo Meloni abbia cose più importanti da fare, in Italia si aggira indisturbato un Robin Hood impazzito che svuota le tasche a cittadine e cittadini e alle piccole e medie imprese, spina dorsale del nostro tessuto economico e produttivo, per gonfiare quelle dei ricchi, che diventano sempre più ricchi.

Una storia distopica senza lieto fine, almeno per il momento, giocata attorno ad uno degli assi strategici del Paese e dell’Europa tutta: l’energia.

Le aermazioni appena fatte sono facilmente verificabili, del resto; è suciente porre l’attenzione su quanto le grandi aziende energetiche continuino a infrangere record, registrando profitti eccezionali, mentre la produttività industriale italiana è calata consecutivamente per 25 mesi e non c’è azienda (a partire dalla stessa Confindustria) o associazione dei consumatori che non chieda azioni urgenti per abbattere il costo insostenibile delle bollette.

Chiunque osservi la situazione con onestà intellettuale sa che il problema è tutto legato alla nostra atavica dipendenza dal gas, il cui prezzo, stabilito su mercati fortemente speculativi e volatili, traina verso l’alto anche il costo dell’elettricità, impedendo al basso costo delle rinnovabili di arrivare ad abbattere le bollette.

Il Commissario europeo all’Energia, Dan Jorgensen, ha recentemente denunciato l’insostenibile costo dell’importazione di energia fossile in Europa, che supera i 400 miliardi di euro all’anno, di cui 1,8 miliardi di euro al mese destinati alla Russia (escludendo il gas russo che arriva in modo criminale per altri canali, come attraverso le “navi fantasma” o le infrastrutture di Paesi conniventi).

La contraddizione è grave ed insiste anche sul piano politico e diplomatico: nel 2024, malgrado tutte le sanzioni e le minacce di isolamento commerciale rivolte a Putin, i Paesi UE hanno destinato ben 23 miliardi di euro all’acquisto di combustibili fossili russi. Nello stesso anno, solo 19 miliardi sono stati destinati all’aggredita Ucraina, per difendersi dall’aggressore.

La situazione in Italia è particolarmente critica. Siamo il Paese europeo che paga la bolletta energetica più alta.

La nostra dipendenza dal gas dovuta ad un rallentamento della penetrazione delle rinnovabili, la presenza di un oligopolio di fatto che ha reso il “mercato libero” un totale fallimento (come da noi più e più volte detto a partire dalla seconda metà del 2023, quando era ancora possibile impedire il saccheggio dei consumatori), la speculazione nella formazione del prezzo all’ingrosso dell’energia elettrica, stanno mettendo a dura prova l’economia italiana.

Il Prezzo Unico Nazionale (PUN) è stato di 108,52 euro per megawatt-ora nel 2024, contro i 63,04 registrati in Spagna e i 78 della Germania nello stesso anno. Questo divario si è mantenuto anchenel 2025, con il PUN italiano medio di maggio scorso che si è attestato su livelli elevati, toccando 93 euro per megawatt-ora ad aprile, mentre il prezzo spagnolo è stato di 17 euro per megawatt-ora.

In Italia è ora di arontare seriamente la questione, a partire dal fare luce sui meccanismi malati che consentono che il prezzo dell’energia sia tre o quattro volte più alto rispetto al prezzo di mercato del gas, mentre dovrebbe essere poco più del doppio.

Il Partito Democratico ha avanzato richieste di trasparenza e di riforma del mercato del gas, che sono state largamente ignorate, fatta eccezione per l’unico meccanismo realmente permanente inserito in parte nel decreto bollette, a tutela dei clienti vulnerabili, che attendiamo sia reso realmente operativo.

Sulla trasparenza, invece, nessuna risposta, silenzio assoluto sul saccheggio di miliardi che intanto matura indisturbato. La relazione che ARERA avrebbe dovuto presentare, attesa entro il 31 marzo, non è stata resa pubblica, malgrado molto tardivamente la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, abbia ammesso che “qualcosa non vada” nella formazione del PUN. Silenzi e inazione. Ecco la cifra del governo Meloni su una partita così cruciale.

La riduzione delle importazioni di gas dalla Russia non è stata accompagnata da una strategia che possa garantire davvero la sicurezza energetica del Paese. Al contrario, l’Italia ha aumentatole importazioni di gas da altri regimi autoritari, come l’Azerbaigian, la Libia, l’Algeria, o ha optato per il gas liquefatto dagli Stati Uniti, con Trump che ha dichiarato guerra commerciale all’UE con i dazi.

Questo ha creato nuove dipendenze e ha compromesso, oltre alla nostra competitività internazionale, la nostra autonomia decisionale: basti pensare al caso di Al-Masri, assassino,torturatore e stupratore libico con mandato di arresto della Corte Penale Internazionale, rilasciato dalle autorità italiane con tanto di volo di Stato. Eccolo qui il nostro Governo “non ricattabile”.

E mentre la strategia fallimentare di rendere l’Italia un “hub del gas” nell’attesa della costosissima chimera nucleare, la Commissione Europea ha recentemente valutato il piano aggiornato dell’Italia (PNIEC) per il clima e l’energia, sottolineando diverse mancanze in particolare su come e quando,al di là di aermazioni fumose, le politiche saranno messe in pratica e su quanto eettivamente ridurranno le emissioni.

La bocciatura arriva a pochi giorni dalla sentenza numero 9155 del TAR del Lazio, che ha annullato parzialmente il decreto ministeriale Aree idonee, che tutto faceva tranne che supportare una penetrazione ordinata e rapida delle rinnovabili sui territori, lasciando di fatto tutte le grane da risolvere alle Regioni. Due anni persi. Tutto da rifare.

Questa sentenza conferma le nostre forti critiche, già espresse più volte, anche con un’interrogazione parlamentare a Bruxelles: le politiche del governo sulla transizione energetica sono contraddittorie e fallimentari, totalmente incapaci di centrare gli obiettivi per cui ci siamo impegnati e che sono oggi vitali per la sopravvivenza del nostro tessuto industriale e per il potere di acquisto e la qualità della vita delle persone.

La questione è urgente e cruciale. Tra le più strategiche che il Paese deve arontare. Sarebbe ora di superare gli atteggiamenti ideologici di rifiuto delle soluzioni e aprire un dibattito serio con le opposizioni.

Non abbiamo più nemmeno un giorno da perdere, di fronte a questa emorragia di risorse che può e deve essere arrestata.

Ti potrebbe interessare
Economia / La nuova corsa all’oro (di G. Gambino)
Opinioni / Il ruolo dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli per la sicurezza dei casinò online
Esteri / Un’altra guerra salva Netanyahu
Ti potrebbe interessare
Economia / La nuova corsa all’oro (di G. Gambino)
Opinioni / Il ruolo dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli per la sicurezza dei casinò online
Esteri / Un’altra guerra salva Netanyahu
Opinioni / Il nuovo disordine nucleare (di Francesco Bascone)
Esteri / Il fallimento della retorica (di G. Gambino)
Esteri / Mamdani, New York e la ridefinizione della politica dopo Gaza (di S. Mentana)
Opinioni / Influent People, il magazine innovativo nel panorama del marketing e della comunicazione
Opinioni / I referendum hanno perso da tempo la loro funzione: è ora di ripensarli
Esteri / L’umanità di Los Angeles è più forte delle scorciatoie di Trump (di G. Gambino)
Opinioni / Referendum: ecco perché ha vinto il progetto di Silvio Berlusconi (di R. Parodi)