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Basta propaganda: l’unica verità è che a Maripuol, sotto le bombe, sono morti bambini innocenti

Immagine di copertina

L’Associated Press parla di tre persone morte nell’attacco aereo di ieri sull’ospedale di Mariupol. Sarebbero 17 i feriti, tra cui medici, donne incinte e bambini. Inevitabilmente le immagini hanno fatto il giro del mondo e alzato l’onda emotiva sull’invasione dell’Ucraina.

Il presidente Zelensky, che con le immagini e la comunicazione ci ha sempre avuto a che fare per lavoro, ha sfruttato l’occasione per chiedere ancora una volta la no fly zone, accusando senza mezzi termini la NATO di essere insensibile alla sofferenza degli ucraina. In guerra, da sempre, alzare il livello dello scontro è la tentazione più semplice e banale. Il fatto è che l’emotività è nemica di qualsiasi strategia e rischia di essere un favore a Putin e di mietere ancora più vittime.

Inevitabile in un momento di enorme polarizzazione la controffensiva della propaganda russa e dei soliti rimestatori social: la tesi sarebbe che l’ospedale fosse stato evacuato da giorni e che fosse una base del battaglione nazionalista Azov (e il battaglione Azov no, non è un’invenzione). Le fonti? “Un figlio di un dipendente dell’ospedale” intervistato da lenta.ru di cui non c’è nome, qualcosa del tipo “mio cugino”. Poi c’è il video pubblicato dalla propaganda russa che mostrerebbe soldati sul tetto dell’edificio. Peccato che quell’edificio non sia l’ospedale pediatrico ma altro a una ventina di chilometri di distanza.

In guerra però la verità, si sa, è sempre la prima a morire e una guerra nel 2022 con i social a disposizione diventa uno scontro di onde contrarie. Il vicesindaco della città, Sergiy Orlov, ha riferito ai giornalisti di diversi obiettivi civili colpiti finora, tra cui numerose case residenziali, un ospedale pediatrico e di maternità, l’edificio principale dei servizi amministrativi e la gigantesca fabbrica metallurgica Avostal della città. Orlov ha detto che 1.160 persone erano già state uccise, con 47 sepolte solo mercoledì. Circa 200.000 persone vogliono lasciare la città, ma con i corridoi umanitari bombardati, solo tra le 2.000 e le 3.000 circa sono in grado di partire un giorno.

Volendo poi ci sono le foto satellitari, che non possono mentire: centri commerciali e aree residenziali sono state completamente distrutte. Difficile credere che fossero tutti covi di armi.

Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha detto a Reuters: “Le forze russe non sparano su obiettivi civili”. Il Cremlino avrebbe intanto aperto un’indagine sul bombardamento dell’ospedale di Mauripol. “Questo è terrorismo informatico”, ha detto la portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova. Attenzione: la Russia fin dall’inizio del conflitto sta dicendo che non esiste nessuna guerra e sta chiamando “operazione speciale” un’immonda rappresaglia che ricorda moltissimo le “guerre di pace” targate NATO. A proposito di ospedali: l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha affermato che da quando l’invasione è iniziata due settimane si contano 18 attacchi a strutture mediche. Non c’è solo Mauripol.

E intanto, come in tutte le guerre, la violenza chiama violenza.

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