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Simone, Greta e Rami: una generazione alla ribalta che non chiede permesso

Illustrazione di Gianluca Costantini
Di Giulio Cavalli
Pubblicato il 6 Apr. 2019 alle 12:56 Aggiornato il 18 Apr. 2019 alle 09:23

Molti adulti non li vedono perché non li vogliono vedere: l’istinto di autopreservazione è massimo nei momenti disperanti e disperati e poi noi siamo un popolo dagli innamoramenti facili e dai disamoramenti tanto veloci. Greta, la ragazzina che si è messa in testa di rompere i coglioni al resto del mondo per tutelare il valore ambientale del pianeta si è ritrovata addosso un po’ di tutto: manipolata, burattini dei poteri forti, malata, brutta, invenzione giornalistica, fenomeno di marketing. È dura essere ragazzi in un mondo in cui gli adulti sono talmente voraci da vivere la competizione con i propri figli.

Eppure in queste ultime settimane è successo qualcosa di epocale: è tornata la normale umanità, la semplicità delle cose giuste, senza le mediazioni della retorica o della politica, sbattuta in faccia alla realtà come uno schiaffone a piene mani che ci ha risvegliato da questo torpore. “Non ci sono alternative e accontentatevi, questo è il mondo migliore possibile”, come amava ripetere la Thatcher.

È bastato il quindicenne Simone per mettere con le spalle al muro le iene di Casapound che cavalcano ogni disperazione di periferia per un pugno di voti (che tra l’altro non gli arrivano mai, e rimangono dei patetici nostalgici con un pugno di mosche che ronzano fastidiosamente dappertutto). Quando gli ha detto voi ve la prendete con le minoranze ma poi se un italiano compie un furto ve ne state tutti zitti è risultato più convincente di quei dirigenti politici che, interpellati, ci hanno spiegato tutti tremolanti che il disagio andava capito senza avere nemmeno il coraggio di spingersi più in là.

Illustrazione di Gianluca Costantini

È bastato Rami per uccidere tutta la xenofobia sul pullman dirottato a San Donato Milanese, in pochi minuti ha riproposto tutta la vergogna di un centrosinistra che ha governato per anni e non è riuscito a far passare lo Ius Soli per inseguire la destra (e infatti ha fatto vincere la destra). Penso io ha detto Rami, che la cittadinanza andrebbe data anche ai miei compagni, a tutti. E bum, è scoppiato il putiferio, con perfino la risposta piccata di un ministro dell’inferno che, esattamente come i fascisti di Torre Maura, è stato messo con le spalle al muro.

Sono i giovani come Silvia Romano, che decide di partire per aiutarli a casa loro come da tempo urlacciano un po’ tutti. Sono i giovani come il calciatore della Juventus Kean che guarda dritto negli occhi il tifo che lo vorrebbe sommergere di buu e invece lui fa goal.

Sono quei giovani che avevamo imparato a conoscere con Giulio Regeni, quelli che per amore di ciò che pensano giusto decidono di battersi contro l’ingiusto e pagano le conseguenze che non si meriterebbe nemmeno un adulto.

E ora è tutta una rincorsa. E invece no. Questi giovani non vanno usati ma vanno piuttosto osati nelle proposte dei politici adulti che non sono stati capaci di rappresentarli per anni. E non gli basterà un elogio pubblico per conquistarli. Per niente.

Ma che fine hanno fatto Silvia Romano e Giulio Regeni
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