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Scuola, cosa prevede l’accordo tra governo e sindacati

Il premier Giuseppe Conte
Di Carmelo Leo
Pubblicato il 24 Apr. 2019 alle 10:57 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 03:07

Nella notte tra il 23 e il 24 aprile 2019 è stato raggiunto un importante accordo tra governo e sindacati per quanto riguarda la scuola.

L’intesa è arrivata al termine di una lunga riunione fiume, tra i sindacati del mondo della scuola, il premier Giuseppe Conte, il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti e il sottosegretario Salvatore Giuliano.

Sia gli esponenti dell’esecutivo che i sindacati aderenti (Flc Cgil, Cisl e Uil scuola, Snals e Gilda) hanno manifestato la loro soddisfazione per un accordo arrivato dopo mesi di polemiche e incertezze.

I sindacati hanno anche revocato lo sciopero generale del personale scolastico che avevano precedentemente indetto per venerdì 17 maggio.

Accordo scuola | Cosa prevede l’intesa tra governo e sindacati

Uno dei temi più spinosi è di certo quello del rinnovo del contratto dei dipendenti scolastici, scaduto il 31 dicembre 2018. Il governo si è impegnato a reperire i fondi necessari a innalzare gli stipendi degli insegnanti, tra i più bassi di tutta Europa, per farli avvicinare al più presto alla media comunitaria.

Altro risultato importante per i sindacati è quello sull’Autonomia differenziata. Un vero cavallo di battaglia politico, soprattutto in regioni come Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna che da sempre spingono per ottenere la gestione del personale scolastico e quindi i finanziamenti per la relativa retribuzione. Sul tema, nei mesi scorsi, i sindacati hanno molto protestato.

Il governo, alla fine, si è impegnato a garantire e a salvaguardare l’unità e l’identità culturale del sistema nazionale di istruzione. Nessuna competenza regionale nell’organizzazione della scuola, quindi, e anche la volontà dell’esecutivo di garantire un sistema di reclutamento di docenti e personale ATA (amministrativo, tecnico e ausiliario) uniforme su tutto il territorio nazionale.

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Per quanto riguarda la lotta al precariato, invece, c’è una novità per gli oltre 136mila supplenti italiani: coloro che hanno già maturato un’esperienza di almeno 36 mesi nella scuola statale e hanno già l’abilitazione, potranno infatti accedere a un concorso semplificato per l’ingresso in ruolo; chi invece non è abilitato all’insegnamento nonostante i tre anni di supplenza, invece, potrà essere inserito in un percorso abilitante.

Infine, su università e Afam il governo mira a concedere maggiore flessibilità sull’utilizzo del salario accessorio e ad aumentare il numero del personale che fa ricerca.

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