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Salvini e quel “vizio” di farsi fotografare con i criminali: se sono italiani va bene?

Matteo Salvini mentre stringe la mano all'ultrà del Milan Luca Lucci. Credit: Ansa

L'immagine del vicepremier che stringe la mano al capo ultras del Milan pregiudicato è solo l'ultimo caso: prima c'erano stati gli incontri con il boss Salvatore Annacondia, la citazione di un collaboratore della Ndrangheta, oltre alle note simpatie per Casapound. É la propaganda che declina il tema della sicurezza in chiave ossessivamente anti-migranti

Di Fabio Salamida
Pubblicato il 18 Dic. 2018 alle 17:14 Aggiornato il 18 Dic. 2018 alle 17:15

È noto che la principale attività dell’attuale ministro dell’Interno, Matteo Salvini, sia quella di martellare l’opinione pubblica con un’aggressiva propaganda veicolata principalmente sui social network, grazie a uno staff dedicato che costa allo Stato Italiano la bellezza di 314 mila euro l’anno (Fonte: L’Espresso) e a un algoritmo soprannominato “La bestia”.

È altrettanto noto che l’argomento principale della propaganda di Salvini sia il tema della sicurezza declinato ossessivamente in chiave anti-migranti. Basta infatti scorrere i profili social del vicepremier per leggere centinaia di post e cinguettii su piccoli e grandi reati commessi da quelli che vengono definiti “invasori”.

L’obiettivo è semplice: convincere il maggior numero di persone, specialmente quelle poco scolarizzate che non hanno dimestichezza con libri, riviste e giornali, che da una parte ci sono gli italiani buoni, vessati da uno Stato che li riempie di tasse e non permette loro di costruire case abusive in zone a rischio sismico, dall’altro i cattivissimi migranti che dicono di scappare dalle guerre e dalla fame ma arrivano da noi ben nutriti, ben vestiti e con tanta voglia di rubare e stuprare le italiche femmine.

Per simulare questo epico scontro tra bianchi e neri, Salvini si pone come ufficio stampa parziale, riportando operazioni di polizia, articoli di giornali online, video che “spopolano in rete” pubblicati da fonti spesso incerte e poco attendibili.

Recentemente questo modo di fare lo ha portato a scontrarsi con il procuratore di Torino, Armando Spataro, che ha bacchettato il ministro dell’Interno per aver danneggiato un’inchiesta sulla mafia nigeriana, anticipando con un tweet un blitz avvenuto nel capoluogo piemontese. Secca la risposta dell’interessato, che ha suggerito a Spataro di andarsene in pensione.

La mirata comunicazione di Salvini, dunque, nasconde costantemente i fatti di cronaca dove “il cattivo” è italiano, un po’ come ai tempi del fascismo, quando il governo di Mussolini imponeva ai giornali di non pubblicare articoli di cronaca nera, alimentando la leggenda ancora in voga che a quei tempi “si poteva dormire con la porta di casa aperta”.

Tuttavia di criminali “made in Italy” il ministro dell’Interno ne incontra spesso. Già nel 2015, da leader della Lega, si fa fotografare con il collaboratore di giustizia ed ex boss di Cosa Nostra Salvatore Annacondia detto “Manomozza”, un signore tranquillo che ha confessato decine di omicidi.

È invece di questi giorni il caso di Luca Lucci, capo ultrà della Curva Sud del Milan. L’associazione ha festeggiato il suo cinquantesimo anniversario fregiandosi della presenza del vicepremier e ministro dell’Interno, accanito tifoso rossonero.

Durante l’evento, Salvini, che si è definito “un indagato tra gli indagati”, si è intrattenuto amorevolmente con Lucci, tra sorrisi e strette di mano. Peccato che il capo tifoseria nel 2009 fu condannato a quattro anni di carcere per aver fatto perdere un occhio a un tifoso interista durante una rissa e che abbia recentemente patteggiato un anno e mezzo di carcere per spaccio di droga. Secondo gli inquirenti lavorava per un’associazione criminale votata alla vendita di stupefacenti composta da calabresi e albanesi (prima gli italiani…).

Altro caso recente salito alle cronache, è quello che ha visto il ministro dell’Interno rilanciare sui social un video del pregiudicato Pietro Domenico Zucco, che finì in carcere per intestazione fittizia aggravata dal favoreggiamento alla ‘ndrangheta. In quel caso, i nemici contro cui aveva scatenato “la bestia” erano i partecipanti un corteo organizzato in favore di Mimmo Lucano, il sindaco di Riace.

Tra loro l’odiata Laura Boldrini, ex presidente della Camera che dopo un’aggressione verbale subita su un aereo di linea ha attaccato: “Per anni Salvini mi ha associato ai reati dei migranti usando l’hashtag #risorseboldriniane, alimentando una campagna di paura, criminalizzando tutti i migranti, e serviva un capro espiatorio: in virtù dei miei 25 anni di lavoro alle Nazioni Unite avrà pensato che fossi l’ideale. Quindi adesso le persone si sentono autorizzate a gridarmi frasi come ‘prima gli italiani’ sottendendo che io non lavori per aiutare gli italiani, un’accusa molto grave”.

Ci sarebbero poi i rapporti consolidati tra Salvini e i “fascisti del terzo millennio” di Casa Pound, organizzazione che vanta decine di arresti e che da anni occupa abusivamente un intero palazzo di proprietà del ministero dell’Istruzione nel centro di Roma.

Sembra quasi che l’uomo sulla ruspa, da uomo e da padre, soffra il fascino del criminale “made in Italy”. Peccato che tra un selfie e una diretta Facebook dovrebbe garantire la sicurezza dei cittadini. Quella vera, non quella virtuale.

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