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Primarie Pd 2019: tutto quello che c’è da sapere sulle elezioni del 3 marzo 2019

Credit: Giuseppe Ciccia/NurPhoto/Afp
Di Carmelo Leo
Pubblicato il 25 Feb. 2019 alle 18:38 Aggiornato il 3 Mar. 2019 alle 21:07

Domenica 3 marzo gli elettori del partito democratico sono chiamati a scegliere il prossimo segretario del partito. Possono votare tutti coloro che si identificano con i valori e gli obiettivi del Pd. Prima di arrivare a questa fase, si era tenuto il voto nei circoli, riservato ai soli iscritti al partito.

• QUI LA DIRETTA LIVE CON GLI AGGIORNAMENTI IN TEMPO REALE DELLE PRIMARIE PD 2019

Il voto nei circoli degli iscritti al Pd ha fatto emergere 3 vincitori: Nicola Zingaretti, Maurizio Martina e Roberto Giachetti. Sono loro che domenica prossima si sfideranno per le primarie del Partito democratico.

La prima fase del Congresso ha dunque escluso ufficialmente gli altri candidati: Francesco Boccia, Dario Corallo e Maria Saladino.

Il 3 febbraio erano stati pubblicati i risultati del voto nei circoli: Nicola Zingaretti è risultato il candidato dem più votato, con 88.918 voti, pari al 47,38 per cento. Secondo Maurizio Martina, segretario uscente, con 67.749 voti pari al 36,10 per cento dei voti e terzo Roberto Giachetti, con 20.887 voti pari all’ 11,13 per cento degli iscritti.

Francesco Boccia aveva invece ottenuto 7.537 voti pari al 4,02 per cento, Dario Corallo 1.266 voti pari al 0,67 per cento e Maria Saladino 1315 voti e lo 0,70 per cento.

A votare in questa prima fase congressuale sono stati 189.101 persone, sui 374.786 aventi diritto.

Alle primarie di domenica 3 marzo ci si aspetta un’affluenza più bassa rispetto alle primarie degli anni scorsi. A votare nel 2007, anno di fondazione del Pd, erano stati 3,5 milioni di elettori, che scelsero Walter Veltroni, per poi scendere a 3,1 nel 2009, quando vinse Pierluigi Bersani e ancora a 2,8 nel 2013 e a 1,8 nel 2017, quando vinse in entrambi i casi Matteo Renzi.

Primarie PD 2019 | I candidati che si sfideranno il 3 marzo 2019

Nicola Zingaretti

Il primo ad essersi candidato alle prossime primarie 2019 è stato il governatore della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, che ha lanciato la sua candidatura a settembre 2018.

“Dobbiamo avviare una ricollocazione politica e sociale della sinistra, riacquistando la capacità di stare dentro alla società e scommettendo su un grande movimento popolare unitario”, aveva detto il governatore lanciando la sua candidatura.

“Per un congresso diverso, aperto e partecipato, la prossima settimana ho organizzato in trattoria una cena con un imprenditore del Mezzogiorno di una piccola azienda, un operaio, un amministratore impegnato nella legalità, un membro di un’associazione in prima fila sulla solidarietà, un giovane professionista a capo di una azienda start up, una studentessa ed un professore di liceo”.

• Leggi anche: Zingaretti a TPI: “Molte più risorse su reddito di inclusione, infrastrutture e giovani: ecco il mio programma per il nuovo Pd”

Maurizio Martina

Il segretario uscente Maurizio Martina ha annunciato la sua candidatura alle primarie del Partito democratico.

“Mi candido e ci candidiamo al plurale, con l’idea di portare al Pd una squadra di uomini e donne che hanno voglia di lavorare insieme e pensare al futuro dell’Italia, investendo sulla partecipazione”, ha detto il segretario uscente nel circolo di San Lorenzo a Roma, dicendo che la sua sarà una candidatura comune con Matteo Richetti.

“La nostra sarà una candidatura di squadra perché non riesco a pensare a questa sfida al di fuori del noi. L’io ci ha fatto male, il noi è il futuro”, ha detto Richetti, ritirando la sua corsa in solitaria. “Sosterremo la candidatura di Maurizio alla segreteria in una corsa comune, a cui contribuiremo con la nostra presenza, i nostri comitati, le nostre idee, alla campagna congressuale”.

Roberto Giachetti e Anna Ascani

I renziani del Pd hanno uno loro candidato, anzi due loro candidati. Si tratta di Anna Ascani e Roberto Giachetti, che hanno annunciato una candidatura congiunta, per dare rappresentanza a coloro che hanno condiviso il progetto politico di Matteo Renzi.

La loro candidatura dipende dalla riuscita della raccolta delle firme tra gli iscritti. Sarà una candidatura paritaria. L’ala renziana aveva inizialmente designato Marco Minniti, l’ex ministro dell’Interno, che però a una settimana dal termine della presentazione delle firme, si era ritirato. I ben informati sostengono che non avesse l’appoggio di Matteo Renzi.

L’ala che fa capo all’ex segretario si è però spaccata, e la maggiorana aveva deciso di appoggiare Maurizio Martina. Successivamente Ascani e Giachetti hanno voluto avanzare una candidatura di minoranza, per rappresentare coloro che non si identificavano in Martina.

Anna Ascani ha 31 anni ed è deputata dal 2013. Si tratta di uno dei membri giovani del partito più in vista.

Roberto Giachetti  ha 57 anni, è romano e ricopre il mandato di deputato dal 2001. La sua carriera politica è iniziata nel partito Radicale. È stato vicepresidente della Camera nella scorsa legislatura. Nel 2016 ha sfidato Virginia Raggi al ballottaggio per le elezioni comunali di Roma.

I candidati esclusi nella prima fase del voto nei circoli

Dario Corallo

Si tratta del più giovane dei candidati. Classe 1987, è nato e cresciuto a Roma. È laureato in Filosofia alla Sapienza e nel 2008 è diventato il portavoce dei Giovani Democratici. In occasione delle elezioni europee del 2014 ha coordinato la campagna elettorale a Roma e nel Lazio. Sempre nel 2014 è diventato capo ufficio stampa dei Giovani Democratici, incarico che continua a ricoprire.

Pronto a sfidare, come Renzi nel 2012, i nomi grossi della dirigenza, dice di non essere affatto lusingato dalla presunta somiglianza con l’ex segretario: “Quando Renzi si candidò alle primarie nel 2012, era sì un giovane che stava sfidando Bersani, ma aveva dietro la fondazione Open e chi finanziava la sua campagna. Io viaggio da solo”.

• Leggi anche: Intervista a Dario Corallo, il più giovane candidato alle primarie del Pd: “Zingaretti più pericoloso di Renzi”

Maria Saladino

Maria Saladino ha annunciato la propria candidatura alle primarie per la segreteria del Partito democratico. Si tratta della prima candidata donna degli ultimi undici anni: l’ultima a proporsi fu Rosy Bindi.

Nata a Castrovillari, in provincia di Cosenza, Saladino ha 36 anni e si è avvicinata al partito nel 2014, quando era segretario Matteo Renzi. Alle europee del 204 si candidò e ottenne 26mila preferenze, ma non riuscì a essere eletta.

• Leggi anche: Primarie Pd, Maria Saladino: “Sono la candidata donna chiesta da tutti, ma i big del partito mi hanno tagliato fuori

Francesco Boccia

Boccia ha annunciato la sua candidatura con una intervista pubblicata lunedì 8 ottobre 2018 sul Corriere della Sera.

Il Pd, “con qualche selfie di troppo, è riuscito a passare per il partito che era vicino ai potenti, alle banche, agli industriali, alle grandi organizzazioni”, ha osservato. “Io non sarò un nuovo segretario, sarò al limite un segretario nuovo. Non sono il candidato di nessuno”.

Boccia, legato sentimentalmente a Nunzia De Girolamo, ex parlamentare di Forza Italia, ha espresso nel recente passato posizioni molto critiche nei confronti dei vertici del Pd, auspicando l’apertura di un dialogo con il Movimento Cinque Stelle.

“Non è uno scandalo dialogare su alcune misure”, ha sottolineato. “Il Pd deve avere l’umiltà di dire ‘tornate a casa’ ai tanti elettori che si sentivano traditi e hanno votato per loro: al Sud è stato un plebiscito. Ma adesso che i Cinque Stelle al governo si sono messi nelle mani della destra di Salvini, la protezione e il futuro sono a rischio”.

Boccia ha indicato nella questione meridionale la “priorità assoluta”.

Il deputato ha poi ribadito la sua vicinanza umana e politica al governatore della Regione Puglia, Michele Emiliano, che nel 2017 fu vicino a lasciare il Pd per contrasti con l’allora segretario Matteo Renzi.

Boccia, nato a Bisceglie, nella provincia di Barletta-Andria-Trani, in passato partecipò a due elezioni primarie per la candidatura per la presidenza della Regione Puglia, ma in entrambe le occasioni fu sconfitto da Nichi Vendola.

Nell’intervista al Corriere, Boccia ha spiegato quali sono, a suo avviso, le cause della crisi della sinistra: “Una gravissima responsabilità ce l’ha la nostra generazione. Pensavamo di spiegare a chi c’era prima come andava il mondo e invece abbiamo portato il Pd al 18 per cento, la dissoluzione del centrosinistra”, ha osservato.

Colpa di Renzi? “La rottamazione ha fallito clamorosamente, è stato un disastro culturale e politico”.

Secondo Boccia, il Pd deve ripartire “dai mercati rionali”. “Il Sud è la priorità assoluta e non si interviene con oboli e sussidi”, ha aggiunto.

Primarie PD 2019 | I sondaggi

Chi vincerà le primarie? Chi ha più chance di diventare il nuovo segretario del Partito democratico?

A questo link tutti i sondaggi aggiornati in tempo reale sulle preferenze dei candidati alle primarie 2019 Pd.

Primarie Pd 3 marzo | Come e quando si vota

Il 3 marzo 2019 si tengono le primarie del Partito democratico: la Direzione nazionale del Pd ha approvato il regolamento del congresso con 4 astenuti e nessun voto contrario.

La prima fase dell’iter che porta al Congresso era la costituzione delle Commissioni congressuali provinciali e Regionali, entro il 4 dicembre. Entro il 12 dicembre occorreva presentare le candidature corredate dalle firme di almeno 1.500 iscritti di cinque regioni appartenenti ad almeno tre circoscrizioni elettorali per il Parlamento europeo.

Le riunioni dei circoli per il voto dei soli iscritti al partito si sono svolte dal 7 al 27 gennaio 2019.

Il 3 febbraio è stato ufficializzato il risultato del voto degli iscritti e i 3 candidati più votati parteciperanno alle primarie del 3 marzo.

Primarie Pd 3 marzo | Come si vota

Per votare il 3 marzo occorre presentarsi al proprio seggio con un documento di identità e con la tessera elettorale. Le elezioni si svolgono il 3 marzo dalle 8 alle 20.

Il 17 marzo si svolgerà l’Assemblea nazionale. Qui verrà proclamato segretario il candidato che ha ottenuto almeno il 50 per cento + 1 dei voti. Se nessun candidato raggiunge la maggioranza assoluta, in sede di Assemblea si tiene un ballottaggio tra i due candidati più votati.

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