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“Ti riporto a casa io”, Ousseynou Sy molestò una ragazza: emerge un inquietante racconto

Nel 2010 Ousseynou Sy cercò un approccio sessuale con una ragazzina di 17 anni. Nel 2018 è stato condannato a un anno

Di Laura Melissari
Pubblicato il 22 Mar. 2019 alle 11:07 Aggiornato il 22 Mar. 2019 alle 11:57

Era il 2010 quando l’autista di un autobus che viaggiava tra Cremona a Crema offriva a una ragazza di 17 anni che aveva saltato la sua ferma di riaccompagnarla a casa. L’uomo è Ousseynou Sy, l’attentatore di San Donato Milanese che lo scorso 20 marzo ha sequestrato e dato fuoco a un pullman con a bordo 51 bambini, salvi per miracolo.

Quel giorno del 2010, Ousseynou Sy molesterà la ragazzina, palpandole il seno e il sedere. Per l’avvocato dell’uomo si sarebbe trattato di “meno di uno sfioramento”, ma Sy è stato condannato a in appello a un anno per il reato di violenza sessuale. Sentenza arrivata nel 2018.

Per chi conosce Sy quello sarebbe stato il giro di boa della vita dell’uomo, cittadino italiano nato in Francia da genitori senegalesi. Per i suoi colleghi autisti, invece, a segnare profondamente l’esistenza dell’uomo e a cambiarlo sarebbe stata la separazione dalla moglie, avvenuta nel 2007.

Il rapporto con la donna diventa sempre più difficile: Sy vede sempre meno i suoi due bambini e lei deciderà di non voler sapere più nulla di lui. Sy resta solo. Nel novembre dello stesso anno l’uomo viene sorpreso a guidare in stato d’ebbrezza, a Ghedi, in provincia di Brescia.

L’alcol test dirà che nel sangue di Sy il livello dell’alcol era appena sopra il limite consentito. Le conseguenze saranno un decreto di condanna penale e una multa salata, oltre alla sospensione della patente di guida per sei mesi.

Come si legge su Repubblica, l’uomo, autista di autobus di professione, decide di mettersi in malattia. Nel 2008, ripresa la patente, tornerà al volante degli autobus di Autoguidovie.

Ma a interessare i pm oggi è soprattutto l’ultimo periodo della vita del 47enne. Sy confessa ai magistrati che negli ultimi mesi ha iniziato a seguire in modo ossessivo la questione dei flussi migratori. Come si legge sul quotidiano diretto da Carlo Verdelli, Sy confonde il suo malessere con le sofferenze di chi fugge dal proprio paese su un barcone.

Ai pm il 47enne riferisce alcuni episodi che l’hanno colpito negli ultimi tempi: le 130 persone morte in mare a gennaio e la nave di Mediterranea Mare Jonio sbarcata a Lampedusa nei giorni scorsi. E sarebbe stato proprio questo episodio a spingere Sy a reagire: “L’ho fatto per l’Africa, perché gli africani restino in Africa e così non ci siano morti in mare”. “Lo faccio per vendicare i miei figli morti nel Mediterraneo”, aveva detto ai bambini sul pullman.

L’azione del 20 marzo sarebbe stata meditata. A testimoniarlo quel video che dice di aver caricato su YouTube e poi inviato ai suoi contatti, in Italia e in Senagal. Del file, però, nessuna traccia. “L’ho mandato pure a te”, ha detto l’uomo durante l’interrogatorio rivolgendosi al suo avvocato, che però nega di averlo ricevuto.

Eppure quel girato potrebbe essere determinante per i pm per capire chi è Sy. Intanto il suo avvocato è pronto a chiedere una perizia psichiatrica per il suo assistito. “In 25 anni ha sempre lavorato, finora ha sempre avuto un’esistenza normale, a parte quei due episod”, spiega il legale di Sy.

“Negli ultimi tempi si è intestardito su certe notizie. Siamo di fronte a un fatto di una gravità inaudita, faccio fatica a ridurlo a un colpo di testa momentaneo. Credo sia naturale procedere al vaglio delle sue capacità psichiche. Ieri ho visto una persona diversa da quella che avevo conosciuto, un uomo che ha fatto un gesto impossibile da immaginare. Per me e per tutti quelli che lo conoscevano”, ha concluso l’avvocato.

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