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Ong, Salvini e Toninelli vogliono “sigillare” le acque territoriali italiane: cosa significa

Di Laura Melissari
Pubblicato il 31 Gen. 2019 alle 17:28 Aggiornato il 11 Set. 2019 alle 01:25

Non più chiusura dei porti, bansì sigillo delle acque territoriali. È questa la nuova linea del governo Conte, e in particolare dei ministeri dell’Interno e delle Infrastrutture e dei trasporti.

“Siamo al lavoro per risolvere definitivamente il problema, sigillando le acque territoriali italiane alle navi SGRADITE come quelle delle Ong. Io ce la metto e ce la metterò sempre tutta”, scrive Salvini.

L’obiettivo del governo è dunque chiaro: chiudere l’ingresso via mare alle navi delle ong, considerate “non inoffensive”, perché favorirebbero l’immigrazione “clandestina”. E intende farlo avvalendosi dell’articolo 83 del codice di navigazione, sul divieto di transito e sosta.

“Il Ministro dei trasporti e della navigazione può limitare o vietare il transito e la sosta di navi mercantili nel mare territoriale, per motivi di ordine pubblico, di sicurezza della navigazione e, di concerto con il Ministro dell’ambiente, per motivi di protezione dell’ambiente marino, determinando le zone alle quali il divieto si estende. Articolo così sostituito dall’art. 5, l. 7 marzo 2001, n. 51”, recita l’articolo.

La necessità, secondo il Viminale e il ministero dei Trasporti è individuare una procedura standard per bloccare le navi delle Ong prima ancora che entrino in acque territoriali italiane.

Scontro governo-ong: la chiusura dei porti

Lo scontro con le ong è scoppiato fin dalle prime settimane di governo giallo-verde. La narrazione della “chiusura dei porti” ha caratterizzato i proclami del governo fin dall’estate 2018. Facciamo un po’ di chiarezza su come stanno le cose.

Come avevamo già spiegato in questo articolo, del resto, la decisione di chiudere i porti può comportare la violazione di convenzioni internazionali sui diritti umani come la Convenzione di Ginevra e la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU).

Il singolo stato ha infatti la facoltà di chiudere i porti impedendo l’accesso alle navi delle Ong. Tuttavia, se su quelle stesse navi vi sono persone in pericolo o che necessitano di assistenza immediata e di cure mediche urgenti, il rifiuto di farle attraccare nel proprio paese può determinare la violazione delle convenzioni sopracitate.

In Italia, inoltre, non esistono precedenti di chiusura nei porti alle navi delle Ong. Nel 2017, il ministro dell’Interno Minniti valutò l’ipotesi di non consentire l’accesso ai porti alle Ong che non battevano bandiera italiana. Non si arrivò però a una decisione effettiva in questo senso.

L’espressione “porti chiusi” utilizzata da Salvini, insomma, rappresenta la strumentalizzazione di un’emergenza umanitaria attraverso al diffusione di quella che è a tutti gli effetti una fake news.

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