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“Se sulla Diciotti ci fossero stati degli animali li avremmo trattati meglio”, la critica dell’arcivescovo di Agrigento

L'arcivescovo di Agrigento Francesco Montenegro

Il cardinale Francesco Montenegro ha commentato il caso della nave carica di migranti ferma nel porto di Catania ai microfoni de La Stampa

Di Anton Filippo Ferrari
Pubblicato il 25 Ago. 2018 alle 14:16 Aggiornato il 25 Ago. 2018 alle 16:07

Il cardinale Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento e presidente Caritas, ha parlato ai microfoni de La Stampa del caso della nave Diciotti, ferma nel porto di Catania dal 20 agosto con 150 migranti a bordo.

“Ci sono donne e uomini sofferenti su quella nave. A volte mi viene da pensare che se fossero degli animali li avremmo trattati meglio, perché se abbandono un cane in autostrada vengo perseguito, mentre possiamo abbandonare esseri umani in mezzo al mare”.

“Mi preoccupa come uomo e come credente – le sue parole -. Stiamo ricostruendo un mondo di muri e rischiamo di tornare alla legge del Far West dove il più forte e il più potente decide sui poveri e sui deboli”.

“Non basta sentirsi la coscienza a posto facendo sbarcare i minori: non si lascia nessuno in mare”, ha poi tonuato.

“C’è chi pensa che il braccio di ferro serva per cambiare le regole e vedere finalmente più coinvolta l’Europa. Una cosa è cambiare le leggi, chiedere nelle sedi opportune un maggior coinvolgimento dell’Europa, un’altra è farlo sulla pelle di persone deboli”, le parole di Montenegro.

“La comunità europea, che appare sempre meno comunità e sempre più Ue intesa come ‘unione degli egoismi’, va coinvolta e mi sorprende constatare come tante riunioni, tanti summit, si concludano con un nulla di fatto”.

Poi alla domanda “la preoccupa che i cattolici stiano con Salvini?” il cardinale ha risposto: “Non mi pronuncio su chi esercita un mandato istituzionale. Dico che certe reazioni, al di là dei sondaggi, indicano che il vangelo non è più o non è ancora il ‘navigatore’ delle nostre vite – le sue parole -. E che nelle parrocchie oltre ai riti e alle devozioni, dobbiamo dar spazio alla Parola e all’annuncio. Per accorgerci che mai il fine giustifica i mezzi e dunque mai la volontà legittima di modificare le norme sull’immigrazione o di gestire i flussi migratori può giustificare che si giochi sulla pelle delle persone”.

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