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Caso Diciotti, le giravolte di Di Stefano (M5s): dal sì al no in 15 giorni

Manlio di Stefano. Credit: Christian Minelli

Il sottosegretario agli Esteri esprime al meglio la spaccatura interna al Movimento Cinque Stelle sulla vicenda dell'autorizzazione a procedere contro il ministro Salvini

Di Anna Ditta
Pubblicato il 18 Feb. 2019 alle 12:06

“Non mi occupo di questo”. Il sottosegretario agli Affari Esteri Manlio Di Stefano non vuole commentare la questione dell’autorizzazione a procedere nei confronti del ministro Matteo Salvini sul caso Diciotti. Eppure nei giorni scorsi si è lasciato andare a dichiarazioni completamente in contraddizione tra loro.

Prima “sì”, poi “nì”, poi “no”, Di Stefano esprime al meglio la spaccatura interna al Movimento Cinque Stelle sulla vicenda.

“Non è un argomento di cui mi sono interessato né mi interesso”, risponde, contattato telefonicamente da TPI.it, alla richiesta di commentare la votazione di oggi sulla piattaforma Rousseau, in cui gli iscritti M5S decideranno se acconsentire al processo verso il vicepremier e ministro dell’Interno.

Ma sottosegretario, come mai prima ha detto che bisognava votare a favore dell’autorizzazione a procedere e ora dice di no? “Quello è il mio pensiero personale, non vuol dire che poi darei indicazioni a nessuno”, risponde Di Stefano a TPI.it. “Non una materia di cui mi occupo, di conseguenza non mi sembra il caso di commentarla”.

Caso Diciotti | La giravolta di Di Stefano e del M5S

La contraddizione in cui è caduto Di Stefano è quella contestata dalla base M5S. Con il voto contro l’autorizzazione a procedere, crollerebbe uno dei pilastri su cui è cresciuto il Movimento, che invocava “l’onestà”. Inizialmente, proprio in virtù di questa posizione storica del movimento fondato da Beppe Grillo, Di Stefano aveva mostrato sicurezza.

“Il Movimento Cinque Stelle ha sempre votato per l’autorizzazione, credo proprio che lo farà anche questa volta”, diceva il sottosegretario davanti alle telecamere di Piazza Pulita, per ribadire subito dopo: “Sono assolutamente convinto che voteremo a favore dell’autorizzazione a procedere”. Era il 29 gennaio 2019.

Il 16 febbraio Di Stefano si schiera invece contro l’autorizzazione a procedere nell’Intervista a Maria Latella su SkyTg24: “Credo che in questo caso l’autorizzazione a procedere contro Matteo Salvini non vada concessa perché parliamo dell’operato di un governo intero, di un Consiglio dei ministri che ha agito collegialmente. Conte, Toninelli e Di Maio hanno consegnato al tribunale dei ministri le loro memorie, dicendo che hanno partecipato a questa scelta”, ha detto il sottosegretario. “Se il popolo M5s voterà sì noi voteremo sì in Giunta”, conferma.

Caso Diciotti | La polemica sul quesito

È slittato di un’ora – alle 11, invece che alle 10 – l’inizio della votazione degli iscritti M5S sul caso Diciotti. Ieri, 17 febbraio, è scoppiata la polemica dopo la pubblicazione del quesito, che ha posto subito dubbi e portato a commenti ironici: per dire No all’autorizzazione a procedere bisogna infatti votare Sì.

Anche il fondatore del Movimento, Beppe Grillo, ha polemizzato contro il quesito. “Se voti Si vuol dire No. Se voti No vuol dire Si. Siamo tra il comma 22 e la sindrome di Procuste!”, ha detto il comico.

In psicologia, per sindrome di Procuste si intende il sentimento di disprezzo provato nei confronti di quegli individui che hanno maggiori capacità e talento. La sindrome spesso di accompagna con uno sminuire o sabotare la persona disprezzata.

Per comma 22 invece si intende il paradosso che riguarda un’apparente possibilità di scelta in una regola o in una procedura, dove, in realtà, per motivi logici nascosti o poco evidenti, non è possibile alcuna scelta ma vi è solo un’unica possibilità.

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