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Il senatore De Falco a TPI: “Nel M5S si soffre per mancanza di democrazia”

Il senatore Gregorio De Falco. Credit: ANSA/ANGELO CARCONI

Intervista al parlamentare espulso dal movimento: "La capacità di ascolto interna è ormai un ricordo. La Sea Watch? Se fossi il comandante valuterei di far sbarcare i migranti"

Di Valerio Nicolosi
Pubblicato il 28 Gen. 2019 alle 18:35 Aggiornato il 11 Set. 2019 alle 01:26

TPI ha intervistato il senatore Gregorio De Falco, recentemente espulso dal Movimento Cinque Stelle, sul caso della nave Sea Watch e sulla richiesta di autorizzazione a procedere che pende sul ministro Salvini per il caso della nave Diciotti.

Senatore, lei prima di essere un parlamentare è un comandante della Guardia Costiera. Come vede la situazione della Sea Watch 3?

A bordo ci sono 47 naufraghi, una volta arrivati a terra saranno migranti e richiedenti asilo, ma al momento sono naufraghi che vanno messi in salvo. Sicuramente sono 47 persone pronte a invaderci (ride… ndr) ma quello che è certo è che queste persone vanno fatte sbarcare subito e una volta a terra va fatta una redistribuzione in Europa.

Ci dobbiamo far sentire a livello comunitario facendo leva sulla nostra forza e autorevolezza, non sulla povera gente. Dobbiamo spiegare agli altri Paesi membri della’Unione europea che il principio basilare per cui siamo insieme è quello solidaristico. Ci deve essere rispetto per gli altri, perché senza il rispetto tra soggetti diversi i motivi economici non bastano a stare insieme.

Se lei fosse stato il comandante della capitaneria di porto di Siracusa, cosa avrebbe fatto?

Non posso dire cosa avrei fatto in una situazione in cui non sono. Posso dire quello che ho fatto quando ho avuto la responsabilità di assumere posizioni scomode. L’autorità è anche responsabilità. Nel momento in cui il comandante del porto, il prefetto, il ministro hanno una responsabilità, devono avere consapevolezza degli obblighi dei ruoli che rivestono.

La Guardia Costiera si occupa di soccorso in mare e ci vuole un gran coraggio per salvare la gente, ce ne vuole meno a mettere paletti amministrativi e burocratici.

Lei che conosce la Guardia Costiera dall’interno, pensa che ci siano dei mal di pancia nel corpo?

Non sono lo psicologo della Guardia Costiera ma se fossi in servizio, io sarei in difficoltà. Perché la nostra missione è un’altra, è quella di effettuare soccorsi, portare a terra la gente, salvarla.

E nel Movimento 5 Stelle ci sono dei mal di pancia?

Credo che ci siano, sì. Si soffre per l’assenza di democrazia nel gruppo parlamentare e si soffre per mancanza di dialettica nel movimento. Una delle peculiarità del Movimento era la capacità di ascolto, ormai possiamo dire che sia un ricordo.

Mercoledì c’è il voto in giunta al Senato per l’autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini,: lei come voterà e cosa pensa possa accadere?

Non posso entrare nel merito in quanto membro della giunta. Ho visto però che Di Maio ha accennato a un accordo con Salvini, parlando di “atto politico” e giustificando quello che ha fatto il suo alleato di governo. Io ritengo che l’atto politico sia altro, che non è inerente ai fini di un singolo uomo. L’atto politico è ciò che riguarda i fini di una società, i rapporti tra istituzioni, le leggi, i regolamenti e tanto altro. La mia vita, la sua e quella di altre persone non sono atti politici.

Se fosse a bordo della Sea Watch 3 come comandante cosa farebbe?

Starei valutando di portare a compimento la mia missione di soccorso, entrando in porto. Si tratta di naufraghi, persone recuperate in mare che vengono dai campi libici dove hanno subito violenze. Sono persone che hanno bisogno di assistenza, quindi se fossi il comandante della nave valuterei di portare a termine il soccorso facendoli sbarcare.

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