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Cyberspionaggio, i fratelli Occhionero condannati per accesso abusivo a sistemi informatici

Giulio e Francesca Occhionero

Giulio e Francesca Maria Occhionero sono stati condannati rispettivamente a 5 e 4 anni di reclusione. Spiavano le mail di istituzioni politiche, partiti ed enti pubblici

Di Anna Ditta
Pubblicato il 17 Lug. 2018 alle 13:01 Aggiornato il 17 Lug. 2018 alle 13:07

I fratelli Occhionero, Giulio e Francesca Maria, sono stati condannati rispettivamente a 5 e 4 anni di reclusione per accesso abusivo a un sistema informatico dal tribunale di Roma.

I due erano stati arrestati il 9 gennaio del 2017 per una presunta attività di cyberspionaggio nei confronti di caselle di posta elettronica appartenenti a professionisti del settore giuridico-economico, a esponenti della politica o riconducibili ad Enti pubblici.

Tra gli obiettivi attribuiti agli Occhionero – secondo l’originaria ipotesi accusatoria – figurano i pc di grandi aziende e di istituzioni politiche come Camera, Senato, ministeri di Esteri e Giustizia, Partito Democratico, Finmeccanica, Bankitalia, Comune di Roma ed Enav.

I fratelli avrebbero tentato di violare anche le mail dell’ex premier Matteo Renzi, del presidente della Bce Mario Draghi e dell’ex premier Mario Monti.

Oltre alla pena della reclusione, Giulio Occhionero è stato dichiarato interdetto in perpetuo dai pubblici uffici e in stato di interdizione legale per la durata della pena.

La sorella, invece, è stata interdetta dai pubblici uffici per cinque anni. I due fratelli sono stati condannati al risarcimento dei danni da liquidarsi in separata sede alle parti civili costituite.

Secondo l’agenzia Agi, alla lettura del dispositivo della sentenza, i due fratelli, presenti in aula, non hanno detto una parola. “Non è giusto”, ha detto invece la madre.

Cosa ha accertato l’indagine

Nell’udienza dello scorso 10 aprile, il pm Eugenio Albamonte aveva chiesto pene più severe per i due imputati: 9 anni per Giulio Occhionero e 7 anni per Francesca Maria.

Il pubblico ministero aveva parlato di “quadro probatorio consolidato”, confermato in sede di riesame e poi anche successivamente dall’esito delle intercettazioni telefoniche, e aveva fatto riferimento a migliaia di “file esfiltrati tramite virus e nascosti in sotto cartelle”.

I dati carpiti sarebbero poi finiti in alcuni server americani gestiti dall’ingegnere nucleare in cui gli inquirenti del Cnaipic, servizio specializzato interno alla Polizia Postale, hanno recuperato oltre 3 milioni di mail intercettate.

Le condanne dei due fratelli sono state diverse perché Giulio Occhionero avrebbe concepito e ipotizzato l’intero sistema illecito, lo avrebbe realizzato e mantenuto nel tempo. Meno grave il ruolo della sorella che non ha preso parte alla fase ideativa del progetto “ma sicuramente – era il punto di vista dell’accusa – ha concorso nell’attività di accesso abusivo e acquisizione dati”.

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