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Come scatenare l’immaginazione lontano dagli smartphone? Kids&Dragons, una risposta ludica ed educativa

Di Lucandrea Massaro
Pubblicato il 6 Mag. 2019 alle 18:02 Aggiornato il 6 Mag. 2019 alle 18:07

COME SCATENARE L’IMMAGINAZIONE – Proprio perché solo ora chi iniziò a giocare di ruolo negli anni ’80 e ’90 trasmette questa sua passione ai figli piccoli, il tema di come approcciare questo tipo di esperienza coi bambini, ci si domanda come fare. Da questa esigenza, quella di un padre che vuole far giocare suo figlio nasce Kids&Dragons, non solo un gioco, ma una esperienza didattica, portata avanti dalla omonima associazione culturale che ormai da qualche tempo invia kit di gioco in giro per l’Italia, a scuole e associazioni locali che vogliano permettere ai giovanissimi di fare questa esperienza di gioco che è anche una esperienza tout court.

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Per questo motivo TPI ha intervistato Michele Torbidoni, programmatore quarantenne, Game Master e presidente dell’Associazione. E forse anche un po’ educatore…

Michele, come nasce K&D?

Il progetto nasce nella sala da pranzo di casa mia. Tre anni fa mi sono ritrovato a giocare di ruolo con Mattia, mio figlio, che allora aveva nove anni, e alcuni suoi amici. Sono sempre stato un fan del gioco di ruolo e mi piaceva provare con loro. Anche se come Game Master sono una vera schiappa (mi dimentico le regole, faccio casini con i punteggi), ho sempre amato l’aspetto narrativo ed interpretativo di questo tipo di giochi. Sulle prime abbiamo scelto Hero Kids, un gioco di ruolo molto semplificato, ma non per questo semplicistico. I ragazzi si sono appassionati da subito e la risposta è stata talmente positiva che mi sono chiesto: “E se lo proponessimo anche ad altri ragazzi”? Ho avuto l’enorme fortuna di trovare dieci giovani master che si sono da subito buttati a capofitto nel progetto. Abbiamo proposto la cosa alla nostra amministrazione comunale (Chiaravalle, in provincia di Ancona) che si è dimostrata molto disponibile e, scrivendo un’avventura ad hoc e sviluppando una versione semplificata del regolamento di D&D 3.5/Pathfinder, abbiamo fatto giocare oltre 30 ragazzi e ragazze. A quel punto la domanda si è allagata “e se lo proponessimo in altre città”? Ad oggi, grazie allo splendido supporto di numerose associazioni locali, abbiamo replicato Kids&Dragons in oltre 30 località coinvolgendo, nelle varie sessioni di gioco, più di 450 ragazzi. E, ogni volta, è stata una splendida e sorprendente esperienza.

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Chi sono i destinatari del vostro progetto?

Diciamo che a Kids & Dragons può giocare chiunque, ma il regolamento e il “content” è stato esplicitamente pensato per ragazzi e ragazze dai 9 ai 14 anni. La fascia d’età che va dalle classi di quinta elementare fino alla terza media e, in alcuni casi, prima superiore è relativamente sguarnita di proposte ruolistiche specifiche. O il gioco è troppo “per bambini” o richiede uno studio troppo impegnativo prima di giocare. Kids & Dragons è una soluzione.

Quante scuole avete coinvolto e che tipo di riscontro avete avuto da genitori e insegnanti?

La maggioranza delle repliche effettuate nei vari comuni d’Italia si è svolta nelle biblioteche pubbliche, tra le quali la splendida Sala Storica della Biblioteca delle Oblate in pieno centro a Firenze. Gli istituti scolastici sono stati fondamentali nel proporre l’esperienza. I ragazzi sono stati formalmente invitati attraverso volantinaggio nelle classi. Il primo appuntamento di ogni replica effettuata è stato un incontro tra genitori, organizzatori e psicologi, al fine di introdurre e presentare al meglio il tipo di attività alla quale si sarebbero affacciati i ragazzi. I genitori si sono innamorati di questo tipo di gioco, cooperativo e che non prevede l’utilizzo di dispositivi tecnologici, e ci hanno chiesto di poter proporre incontri più frequenti al fine di continuare l’esperienza.

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Cosa vi proponete di realizzare oltre a far conoscere il gioco di ruolo tra i giovanissimi? Che tipo di risultati educativi potete proporre alle scuole?

Questa è tosta. Nel senso che il tipo di risposta, e la sua rilevanza, dipende molto dalla convinzione con cui la scuola o la struttura formativa si avvicina a queste esperienze. Noi ci proponiamo come “porta” attraverso la quale scoprire il mondo del gioco di ruolo, ma sta poi alla scuola sfruttare quest’occasione per continuare l’esperienza. Si tratta di coinvolgere i ragazzi (e anche i master locali) nello sfruttare il momento generato da Kids & Dragons per tornare in modo frequente al tavolo di gioco. Uno degli ostacoli più grandi per questo passaggio è, appunto, il necessario coinvolgimento di master esperti. Ecco perché la nuova versione del gioco a cui stiamo lavorando da mesi, si pone l’ambizioso obiettivo di essere giocabile anche da Game Master con zero esperienza, quali educatori, docenti e genitori.

Quest’anno eravate al Modena PLAY, avete riscosso un grande successo con un playtest, quello di un gioco a misura di giovanissimi e di genitori alle prime armi. Ce ne parli?

Il PLAY di quest’anno è stato per noi l’occasione giusta per presentare il primo prototipo funzionante del nuovo sistema di gioco e l’opportunità per valutare le reazioni dei ragazzi. Abbiamo giocato con quasi cento tra ragazzi e ragazze. I due tavoli che l’organizzazione dell’evento ci ha gentilmente concesso, sono stati sempre traboccanti di giocatori. Molti genitori sono rimasti a guardare, sorpresi dall’immedesimazione al gioco dei loro figli. E tutti ci hanno rivolta la stessa domanda: “Bello davvero! Dove posso acquistarlo?”

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Qual è il prossimo passo per il vostro gioco? Un crowdfunding?

Si, arriveremo ad un crowdfunding. Ma vogliamo farlo in moto ragionato e sostenibile. La nostra scommessa è quella di realizzare un gioco di ruolo vero e proprio, un gioco che non sia limitato alle sole battaglie e che possa essere giocato da Game Master con zero esperienza. Stiamo progettando un sistema che eredità molti elementi dal mondo del gioco da tavolo, al fine di creare un esperienza ludica che sia facile da apprendere e piacevole anche per il master. Vogliamo che il docente o il genitore che ci sceglie, possa aprire la scatola e giocare sin da subito, senza l’obbligo di studiarsi manuali complessi, scoprendo le regole man mano che gioca insieme ai ragazzi. Una scommessa difficile, ma proprio per questo siamo al lavoro da quasi otto mesi. Vogliamo arrivare al crowdfunding con lo sviluppo del gioco completato e con tutti i playtest svolti. Vogliamo che il crowdfunding possa finanziare esclusivamente le attività di illustrazione e layout, al fine di avere il miglior gioco possibile accorciando al massimo i tempi di consegna del prodotto finito.

Cosa può dare il GdR ai giovanissimi, che valori, quali esperienze può veicolare?

Di sicuro un’esperienza creativa nell’accezione più estesa. Giocare di ruolo richiede una partecipazione attiva ed intenzionale. A giudicare dalle nostre esperienze durante le repliche, posso affermare che i giovani e i giovanissimi, oggi, sono letteralmente assetati di esperienze come queste. Sono assolutamente disposti ad esplorare un gioco che li coinvolga in prima persona, richiedendo loro di collaborare attivamente per raggiungere uno scopo comune. Un gioco di ruolo è solo un gioco, ma è un’occasione unica per alimentare quell’aspetto del nostro cervello che sempre più spesso dimentichiamo: l’immaginazione.

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