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Un’insegnante ha tentato di vendere una tredicenne ai trafficanti di organi in Ucraina

Immagine di copertina

La vittima è una sua studentessa. L'intervento tempestivo degli investigatori ha impedito che alla giovane venissero espiantati gli organi, destinati al mercato nero

Galina Kovalenko, un’insegnante di letteratura e lingua russa e ucraina aveva architettato tutto nei minimi dettagli da almeno un anno. Durante le sue lezioni tenute in una scuola per ragazzi orfani e in difficoltà nella regione settentrionale di Kharkiv, in Ucraina, la donna aveva individuato la sua preda: una bambina di 13 anni, sola e vulnerabile.

S&D

L’obiettivo era rivenderla ai trafficanti di organi e accaparrarsi il bottino di 10mila euro. Per fortuna, il suo piano non è andato in porto grazie all’intervento tempestivo degli agenti di polizia che hanno agito sotto copertura e hanno colto la donna in flagrante, mentre consegnava la bambina al suo acquirente.

L’insegnante è stata arrestata e su di lei pendono accuse pesanti: secondo gli investigatori, la donna da lungo tempo aveva pianificato l’intera operazione. Ma era del tutto ignara che da mesi gli agenti avevano messo gli occhi su di lei tenendola sotto stretta sorveglianza. A renderlo noto è stato lo stesso ministero dell’Interno ucraino. 

Il presunto trafficante di organi aveva fatto capire alla donna che gli organi della bambina sarebbero stati rimossi. Si era informato sulle sue condizioni di salute e aveva offerto all’insegnante dei soldi per avere le foto della tredicenne e la sua cartella clinica. 

Il ministro dell’Interno ucraino, Arsen Avakov, ha fatto sapere di voler gestire personalmente il caso di Galina Kovalenko e ha esortato sia la polizia sia le autorità locali, ad avviare un’indagine nella scuola dove l’insegnante era impiegata da più di 20 anni. Se riconosciuta colpevole, la donna rischia una pena detentiva per un massimo di 12 anni. 

Avakov ha commentato così: “Come uomo e padre di famiglia, tali crimini dovrebbero essere puniti con l’ergastolo”. L’Ucraina ha rappresentato a lungo il cuore pulsante del traffico di esseri umani in Europa orientale, e sono state numerose le segnalazioni di bande criminali che organizzavano rapimenti di persone povere per poterne prelevare gli organi. 

(Qui sotto la donna sottoposta a interrogatorio, mentre sulla scrivania sono state disposte le banconote che aveva incassato per il servizio. Credit: Arsan Avakov/Facebook)

Dalla sua indipendenza proclamata nel 1991, più di 160mila persone sono state vittime della tratta di esseri umani in Ucraina, secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim).

I paesi di destinazione sono diversi, ma i principali sono la Russia, la Turchia, la Repubblica Ceca, l’Italia, gli Emirati Arabi Uniti, la Germania e Israele. Le vittime del traffico di esseri umani vengono sfruttate sessualmente, spesso sono condannate ai lavori forzati e in molti casi vengono uccise per i loro organi. 

A partire dall’inizio del 2016, in Ucraina si sono registrati 777 casi di persone nelle mani dei trafficanti senza scrupolo. Lo ha reso noto una deputata ucraina, Iryna Lutsenko, la quale ammette che siano necessari maggiori sforzi per risolvere il problema. 

Il mercato di organi è piuttosto redditizio e sfrutta le persone più povere. I profitti derivanti da questo commercio illecito si aggirano annualmente intorno a un miliardo e duecento milioni di dollari, mentre ogni anno si registrano circa 10mila trapianti di organi provenienti dal traffico illegale. 

Un gruppo per la difesa dei diritti umani che monitora e documenta il commercio mondiale di organi, Organs Watch, ha elaborato i profili del donatore e del destinatario degli organi umani: generalmente, il destinatario è un maschio, di età media variabile intorno ai 48/50 anni, con un reddito annuo di 53mila dollari. Il donatore, invece, è un maschio adulto giovane e in buona salute, con un’età compresa tra i 29/30 anni, che guadagna meno di 500 dollari annualmente. 

Un rene, un fegato, un cuore o un altro organo vitale possono costare tra i 50mila e i 100mila dollari. 

Lo scoppio del conflitto nel paese ha rivitalizzato il traffico di esseri umani

Ad aggravare la situazione e rivitalizzare il traffico di esseri umani in Ucraina è stato lo scoppio del conflitto nelle aree orientali del paese, iniziato nell’aprile del 2014, in seguito al rovesciamento del presidente Viktor Ianukovich e l’uscita del paese dall’orbita della Russia, con conseguente avvicinamento ai paesi della Nato.

Il conflitto, che ha visto contrapposti l’esercito ucraino e i ribelli delle province di Donetsk e Luhansk, a maggioranza russa, ha causato finora oltre 9mila morti.

Gli scontri sono diminuiti a partire dal febbraio del 2015, con il raggiungimento di un accordo per il cessate il fuoco fra la Russia – che ha sempre negato di partecipare al conflitto nonostante il sostegno politico ai ribelli – e i rappresentanti di Ucraina, Francia e Germania in un incontro a Minsk. 

Il conflitto ha provocato un milione e mezzo di sfollati interni e la crisi economica ha fatto il resto, riducendo molte persone in povertà a rispondere a offerte di lavoro a rischio. In casi estremi, alcune sono state ridotte in schiavitù per ripagare dei debiti e si è registrato un incremento di violenze e abusi. 

In questo contesto di profonda instabilità, il traffico di esseri umani ha trovato terreno fertile. Non si sono rivelati sufficienti nemmeno i programmi varati dalle organizzazioni non governative per aiutare le vittime della tratta a reinserirsi nella società, attraverso una serie di misure di protezione come l’assistenza legale, l’assistenza medica, la consulenza psicologica e la formazione professionale.

Il fiorente mercato nero di organi umani 

Oltre al traffico di esseri umani, in Ucraina ha trovato terreno fertile anche il commercio illegale di organi. Le infrastrutture mediche del paese e la legislazione ucraina rendono il trapianto di organi vitali difficile da realizzare.

In questo frangente particolare, il commercio illegale di organi ha tratto i suoi profitti maggiori, sfruttando la disperazione delle persone costrette a rivolgersi al mercato nero. 

Le autorità stanno lottando per risolvere il problema, ma il loro margine di manovra è limitato dalla legislazione ucraina sui trapianti. In Russia e in molti altri paesi, i medici sono liberi di utilizzare gli organi di persone decedute per salvare vite umane a meno che non ci sia una dichiarazione scritta che lo vieta.

In Ucraina, invece, l’uso di organi di una persona morta è consentito solo con il permesso dei parenti. Ciò ha portato alla creazione di un enorme mercato nero di donatori e al prolificare dei trafficanti di organi. 

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