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A che punto è la guerra in Ucraina

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A metà del mese di febbraio 2017 alcuni episodi di violenza hanno ripreso a manifestarsi sul fronte orientale ucraino. Che cosa è successo nell’ultimo anno?

Il conflitto nell’Ucraina orientale va avanti ormai dall’aprile 2014 nella regione del Donbass e vede contrapposti i miliziani separatisti filorussi e le forze governative.

S&D

Nel 2014 la tensione scoppiò in seguito al rovesciamento del presidente ucraino Viktor Ianukovich e l’annessione della Crimea da parte della Russia.

Ne conseguì l’uscita del paese dall’orbita della Russia, l’avvicinamento ai paesi della Nato e l’inizio dei combattimenti sul fronte orientale. Le province teatro degli scontri sono Donetsk e Luhansk, a maggioranza russa.

Il conflitto ha causato finora oltre 9mila morti e ha completamente cambiato la vita di molti ucraini.

Nei primi mesi del 2016, a seguito del seppur molto debole cessate il fuoco siglato nell’accordo di Minsk 2 (il primo era stato firmato nel settembre del 2014) a metà febbraio del 2016, gli scontri sono stati contenuti e la tensione si è raffreddata.

L’accordo è stato raggiunto anche grazie alla mediazione della cancelliera tedesca Angela Merkel e del presidente francese François Hollande.

Le conseguenze della crisi non si sono fermate al fronte armato, con la conta del numero delle vittime, ma hanno segnato anche il profilo politico dell’Ucraina. Il 12 aprile 2016 infatti, il primo ministro ucraino, Arseny Yatseniuk, ha rassegnato le dimissioni dal proprio incarico. La coalizione di maggioranza del parlamento ucraino ha poi individuato in Volodymir Grossman il candidato per avvicinarsi alle prossime elezioni.

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Arseny Yatseniuk, 42 anni, tra i fondatori del Fronte del Popolo, un partito conservatore favorevole all’avvicinamento dell’Ucraina all’Unione europea, era salito in carica nel febbraio del 2014. Da lì a poco, si scaldarono i primi focolai della guerra civile e l’allora presidente filorusso Viktor Janukovich fu costretto a lasciare il paese. 

La tregua siglata tra le parti a Minsk è stata costantemente messa alla prova da schermaglie e colpi di mortaio durante tutto l’anno. Nelle ultime settimane dell’aprile 2016 le violenze sono riprese da parte di ambo le parti e, secondo l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione europea (Osce), le violazioni del cessate il fuoco sono state numerose.

Il 24 maggio 2016 gli scontri si sono nuovamente accesi, facendo registrare il bilancio di vittime più grave dall’agosto del 2015, facendo tornare lo spettro dei tanti combattimenti dell’anno precedente. Il segretario ucraino del consiglio per la Sicurezza nazionale e la difesa, Oleksander Turchynov, ha più volte denunciato l’intensificarsi, da parte dei miliziani separatisti sostenuti dalla Russia, di attacchi contro le truppe governative ucraine tramite artiglieria pesante, che sarebbe invece dovuta essere rimossa dal fronte secondo l’accordo di Minsk.

Anche sul piano internazionale Ucraina e Russia hanno imboccato due strade divergenti. Giovedì 17 novembre, a sancire l’avvicinamento tra Unione europea e Ucraina, i paesi membri dell’Ue hanno raggiunto un accordo sull’esenzione dei visti per i cittadini ucraini che compiono brevi visite nell’eurozona. Pochi giorni dopo, il neo presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, ha fatto sapere di aspettarsi la restituzione della Crimea da parte della Russia all’Ucraina, ricevendo però un secco no da Mosca. Il Cremlino ha infatti ribadito che il territorio fa ormai parte della Federazione russa.

Agli albori del dicembre 2016 un nuovo episodio ha esacerbato la crisi. L’esercito ucraino ha infatti avviato un’esercitazione missilistica di due giorni nello spazio aereo sopra il Mar Nero, a ovest della penisola di Crimea, sotto il controllo russo dal 2014. La decisione ha causato la reazione della Russia, che ha definito i test militari una provocazione e ha minacciato di mobilitare la sua flotta per abbattere i missili ucraini.

La situazione è poi rapidamente peggiorata dopo il collasso del cessate il fuoco avvenuto nel dicembre 2016. Tra la fine del 2016 e le prime battute del 2017 sono state registrate numerose perdite sia tra i soldati delle forze governative sia tra i ribelli, oltre a un numero imprecisato di vittime civili.

La cittadina di Avdiivka, che si trova sulla linea del fronte tra l’area controllata dal governo di Kiev e quella in mano ai ribelli separatisti filorussi, è stata evacuata. Gli abitanti denunciano che la situazione in città sta deteriorando: mancano acqua ed elettricità e scarseggiano i beni di prima necessità. 

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