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Home » Esteri

La foto simbolo della repressione delle proteste a Mosca

Immagine di copertina

Olga Lozina ha raccontato che si trovava nel centro di Mosca per una passeggiata. La polizia l'ha presa di peso e un fotografo ha immortalato la scena

L’immagine più forte delle proteste in Russia domenica 26 marzo 2017 è quella di una ragazza trasportata da diversi agenti su un furgone della polizia. Centinaia di persone, tra cui anche il leader dell’opposizione Alexei Navalny, sono state arrestate in tutto il paese dopo che migliaia di manifestanti sono scesi in piazza nella più grande ondata di proteste dal 2011-2012.

S&D

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I manifestanti sono scesi in piazza per protestare contro la corruzione e chiedere le dimissioni del primo ministro Dmitry Medvedev, a un anno dalle elezioni presidenziali in cui Vladimir Putin correrà per un quarto mandato.

La fotografia diventata simbolo della repressione delle proteste è stata scattata dal fotografo Maxim Shipenkov dell’agenzia Epa e il nome della ragazza è Olga Lozina. La giovane è stata fermata e portata nella stazione di polizia Cheryomushki, insieme a una trentina di persone. Lozina era ancora in attesa dell’arrivo di investigatori quando il giornalista Ilya Zhegulev è riuscito a intervistarla per il sito in lingua russa Meduza.

Lozina ha detto di essersi laureata in fisica e ha raccontato che si trovava nel centro di Mosca con la sorella e la madre per una passeggiata.

Si stavano dirigendo verso la stazione della metropolitana Belorusskaya, quando la polizia ha bloccato la strada.

“Una folla di persone ci è venuta incontro e ci hanno detto di tornare indietro. All’improvviso i poliziotti hanno iniziato ad afferrare le persone”, ha detto Lozina nell’intervista. “Non direi che sono stata sollevata bruscamente, mi hanno portata molto gentilmente. Sarei andata io stessa, se me l’avessero detto. Ma non ho nemmeno avuto il tempo di chiedere”.

Poi Lozina è stata caricata su una stazione mobile d’emergenza e condotta alla stazione di polizia Cheryomushki. “Siamo qui, non ci dicono nulla, e non sappiamo quando ci rilasceranno”, ha concluso.

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