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Milano, alta tensione nel centrodestra: Salvini e Berlusconi devono scegliere tra Lupi e Albertini

Di Lorenzo Zacchetti
Pubblicato il 1 Mag. 2021 alle 16:13 Aggiornato il 1 Mag. 2021 alle 16:17

Milano, Salvini e Berlusconi devono scegliere tra Lupi e Albertini

Silvio Berlusconi c’è e vuole dire la sua. Chi pensava che la scelta del candidato sindaco di Milano per il centrodestra potesse chiudersi con una sorta di silenzio-assenso da parte di Forza Italia, il cui leader è stato ricoverato al San Raffaele nelle ultime tre settimane, dovrà ricredersi. L’ex premier è tornato ad Arcore proprio oggi, sabato primo maggio, probabilmente dopo qualche scongiuro in seguito alle indiscrezioni che nelle ultime ore sono circolate sulle sue condizioni di salute.

A differenza dei precedenti ricoveri, questa volta Berlusconi ha limitato le visite in ospedale e le riunioni telefoniche, lasciando in sospeso la scelta dello sfidante di Beppe Sala, passaggio tutt’altro che marginale per le sorti del centrodestra, non solo milanese.

Divisi nell’appoggio al Governo-Draghi, i tre partiti della coalizione parevano vicini a trovare una sintesi sul nome di Gabriele Albertini, ex Sindaco di Forza Italia, proposto dalla Lega e non sgradito a Fratelli d’Italia. Semmai al partito di Giorgia Meloni non va giù la mancanza di confronto, perché Matteo Salvini dopo aver indicato il nome di Albertini non ha ancora convocato il tavolo nel quale sciogliere le ultime riserve (e che riguardano anche le altre candidature, sia per Palazzo Marino che per i Municipi del decentramento).

Su questo Salvini pare davvero poco sensibile, come si evince dalla sua eloquente risposta: “Io il tavolo lo uso al Parco Sempione per fare il pic-nic. Se c’è una persona come Albertini che ha rivoluzionato Milano e l’ha accompagnata al futuro e si mette a disposizione, in un secondo se qualcuno vuole bene a Milano e al centrodestra dice sì. Se qualcuno invece tira in ballo vecchie liti, vuol dire che non vuole vincere. Per me se Albertini è disposizione, è sì adesso, senza richieste, pretese, condizioni o imposizioni di partito. Questo faccio da milanese e da leader del centrodestra. Se qualcuno invece chiede tavoli o tavolini siamo messi male”.

Parole molto pesanti, soprattutto considerando che quando Albertini era sindaco, il suo rapporto con Salvini (allora consigliere comunale) non era esattamente idilliaco. Seppellita l’ascia di guerra, il leader leghista era convinto di aver chiuso la partita, ma spesso gli ostacoli più insormontabili si trovano nei dettagli. Ad esempio nelle parole di Daniela Santanché, che ha ribadito la necessità di un confronto “con Giorgia Meloni e Antonio Tajani”. Perché Tajani, come noto, fa spesso le veci del numero uno Berlusconi, quando questi è impossibilitato dagli impegni come europarlamentare o dagli acciacchi di un uomo ormai prossimo agli 85 anni, oltretutto vissuti molto intensamente.

Il fatto che proprio oggi Berlusconi torni al timone (vedremo se a pieno servizio), non pare indifferente: è lui, più ancora che FdI, a frenare sul nome di Albertini e a caldeggiare un’ipotesi alternativa come quella di Maurizio Lupi. Un problema dichiarato esplicitamente da Ignazio La Russa, ma tra le righe anche dallo stesso Albertini, che nelle scorse ore ha precisato che non deve essere lui a sciogliere la riserva, ma sono i partiti che devono “mettersi d’accordo tra loro”.

Lupi, dal canto suo, saggiamente non commenta, ma le voci interne al centrodestra lo danno in febbrile attività per garantire il miglior esito del Salone del Mobile che, scongiurato lo spettro dell’annullamento, si svolgerà dal 5 al 10 settembre. Ovvero a pochi giorni dalle elezioni amministrative, che si terranno in una data ancora da definire, ma comunque compresa tra il 15 settembre e il 15 ottobre.

Curiosa coincidenza? Certamente è un intreccio che non fa piacere ad Albertini, il quale viene descritto come piuttosto irritato per questo tira e molla: a quasi 71 anni e dopo due mandati ricordati tutto sommato in modo positivo dai milanesi, rimettersi in gioco contraddicendo le proprie parole di pochi mesi prima è una scelta non scontata. Intraprenderla senza sentire intorno a se’ un pieno appoggio da parte dei partiti che lo propongono equivarrebbe a un azzardo non da fine politico quale egli è.

Anche per questo il ritorno a casa di Berlusconi può essere la premessa decisiva per giungere, finalmente, a una decisione sul candidato da contrapporre a Sala. Il Sindaco in carica è accreditato di un cospicuo vantaggio dai sondaggisti, ma su questo dato vanno fatte due valutazioni. La prima consiste nel fatto che ovviamente si stanno chiedendo le intenzioni di voto dei milanesi in assenza dello sfidante, in una città dove spesso si fa una scelta di merito e pragmatica, più che ideologica. La seconda è che, con questa situazione, ogni giorno che passa gioca a favore di Sala, che ha modo di consolidare relazioni e consensi. Anche per questo è quindi probabile che sia Berlusconi a intervenire direttamente in una scelta che non può più essere dilazionata. Quale che sia.

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