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Ricordando Fabrizio De André: la vita e la carriera di uno dei più grandi cantautori di tutti i tempi

In occasione dell'anniversario della sua morte ricordiamo la vita e la carriera dell'anticonformista cantante genovese

Di Giulia Angeletti
Pubblicato il 19 Feb. 2019 alle 07:20 Aggiornato il 11 Gen. 2021 alle 10:32

È decisamente uno dei re del cantautorato italiano e i suoi testi, come la sua musica, non smettono mai di mancarci: parliamo di Fabrizio De André, il poeta genovese che, con le sue canzoni dissacranti e piene di storie di anime nere, corrotte e perse, rivoluzionò la musica italiana. E lo facciamo perché oggi, 11 gennaio, ricorre l’anniversario della sua morte. Nel 1999, a Milano, De André se ne andava stroncato da una malattia incurabile e lasciando un grande vuoto artistico che proviamo a colmare ricordando la sua vita, la sua carriera e le sue canzoni.

Fabrizio De Andrè | La vita e la carriera

Fabrizio De Andrè è nato a Genova il 18 febbraio del 1940. Più nello specifico nella zona di Pegli, in via De Nicolay 12, da Giuseppe De André e Luisa Amerio.”Cosa avrebbe potuto fare alla fine degli anni Cinquanta un giovane nottambulo, incazzato, mediamente colto, sensibile alle vistose infamie di classe, innamorato dei topi e dei piccioni, forte bevitore, vagheggiatore di ogni miglioramento sociale, amico delle bagasce, cantore feroce di qualunque cordata politica, sposo inaffidabile, musicomane e assatanato di qualsiasi pezzo di carta stampata? Se fosse sopravvissuto e gliene si fosse data l’occasione, costui, molto probabilmente, sarebbe diventato un cantautore. Così infatti è stato ma ci voleva un esempio.” F. De Andrè

Il padre, un professore antifascista che insegnava all’interno di istituti che lui stesso dirigeva, quando la situazione si aggravò a causa del secondo conflitto mondiale portò la sua famiglia a rifugiarsi in un cascinale a Revignano D’asti. Proprio lì, nella Cascina dell’Orto della strada Calunga, Fabrizio trascorre la sua infanzia insieme alla madre e al fratello maggiore Mauro e inizia ad interessarsi alla musica in un contesto di vita semplice e contadina. Un giorno infatti la mamma trova il piccolo “Bicio” – così la gente del luogo usava soprannominare Fabrizio – in piedi su una sedia, radio accesa, intento a dirigere un’orchestra immaginaria. Quando è ancora piccolino, la famiglia di Fabrizio fa poi ritorno a Genova: nel 1945 i De Andrè si stabiliscono infatti nella nuova casa, in via Trieste 8 e l’anno seguente Fabrizio viene iscritto all’istituto delle Suore Marcelline.

Fabrizio però è un ribelle e la sua permanenza lì, infatti, dura poco: il ragazzo manifesta fin da subito grande insofferenza alle stringenti regole dell’istituto, tanto che la famiglia è costretta a ritirarlo ed iscriverlo a una scuola statale, la Armando Diaz. Nel nuovo istituto, grazie all’iniziativa dei genitori che avevano notato la grande predisposizione artistica del figlio, Fabrizio inizia a studiare violino. Il suo insegnante è Gatti. La sue vicende scolastiche non finiscono qui: Fabrizio frequenta le medie inizialmente al Giovanni Pascoli ma, a seguito di una bocciatura che fa infuriare suo padre, le porta a termine all’istituto Palazzi dopo essere passato anche per le classi dei severissimi gesuiti dell’Arecco.

Nel 1954 Fabrizio, dopo il violino, inizia a suonare anche la chitarra e nel 1955 si esibisce per la prima volta in pubblico ad uno spettacolo di beneficenza al teatro Carlo Felice. Ha un suo gruppo “Bicio” e suona per lo più country e western per poi avvinarsi al jazz. Nel 1956, poi, si avvicina ad un genere che diventerà la sua massima ispirazione: la canzone francese e, in particolare, quella trobadorica medievale. Quando il padre torna proprio da un viaggio in Francia riporta a Fabrizio due giradischi di Georges Brassens e lui traduce alcuni testi.

Fabrizio frequenta poi la sezione A del liceo classico Cristoforo Colombo, la più dura di tutte, e continua a mostrare il suo carattere anticonformista con i professori. Se ne va di casa a 18 anni a causa dei contrasti con il padre e all’università, poi, dopo aver frequentato alcuni corsi di Lettere e Medicina, sceglie Giurisprudenza, dietro il consiglio della sua famiglia e del suo amico Paolo Villaggio, che Fabrizio conosce proprio negli anni del dopoguerra e con cui avrà un rapporto molto stretto per tutta la vita. I suoi studi accademici, però, non vengono portati a termine: Fabrizio decide di smettere a soli 6 esami dalla laurea.

Da quel momento in poi è la musica il suo solo e unico impegno: nel 1958 esce infatti il suo primo disco, Nuvole Barocche, a cui ne faranno seguito molti altri. Il vero successo, però, inizia grazie a Mina; è la cantante ad incidergli La Canzone di Marinella, brano subito grandemente acclamato dal pubblico.
Oltre Paolo Villaggio, Fabrizio ha infatti molti amici celebri nel panorama musicale italiano, come Gino Paoli e Luigi Tenco. Il 1961 è l’anno delle nozze di De André: dopo solo alcuni mesi di frequentazione con Enrica Rignon detta “Puny” – appassionata di jazz e appartenente a una delle famiglie più abbienti di Genova – Fabrizio la mette incinta e la sposa. Nel 1962 nasce infatti il figlio dei due, Cristiano. La storia della coppia, comunque, finisce con un divorzio a metà degli anni Settanta. Nel 2004 la donna è deceduta.

Il 1975, invece, è l’anno del primo tour musicale di Fabrizio De André: il suo carattere schivo, infatti, gli aveva fatto evitare fino a quel momento le luci dei riflettori. Due e tre anni più tardi, poi, la vita del cantautore sarebbe stata segnata da eventi sia belli che drammatici: nel 1977 nasce infatti sua figlia Levi, avuta con la compagna Dori Ghezzi, ma nel 1979 i due vengono rapiti dall’anonima sarda nella loro casa di Tempio Pausania. Tale sequestro dura quattro mesi ma, anche questa esperienza, è foriera di arricchimento artistico per De André che nel 1981 realizza l’album L’Indiano; in questo, infatti, la cultura dei pastori sardi viene mischiata con quella dei nativi americani. Nel 1989, ormai liberi, Fabrizio e Dori si sposano.

Solo dieci anni dopo, però, Fabrizio muore dopo essersi ammalato di cancro ai polmoni. I suoi funerali si sono svolti il 13 gennaio del 1999 a Genova, nella Basilica di Santa Maria Assunta di Carignano. L’ultimo addio a “Faber”, questo il modo in cui lo chiamava l’amico Paolo Villaggio (per la grande passione del cantante per i pastelli colorati Faber Castle), è stato dato da una folla di oltre 10 mila persone che quel giorno parteciparono alla cerimonia. Proprio Villaggio, in merito a quella giornata, disse: “Io ho avuto per la prima volta il sospetto che quel funerale, di quel tipo, con quell’emozione, con quella partecipazione di tutti non l’avrei mai avuto e a lui l’avrei detto. Gli avrei detto: “Guarda che ho avuto invidia, per la prima volta, di un funerale”.

Fabrizio De Andrè | La sua musica, il suo stile

Tutta la carriera artistica di Fabrizio De Andrè è caratterizzata da fusioni e sincretismi culturali, consacrate sia in Italia che a livello internazionale. Ma la sua musica, prima di tutto, è stata espressione di ribellione e di volontà di rompere tutti gli schemi: quelli sociali ma anche quelli culturali e musicali. Viene infatti ricordato come “il cantautore degli emarginati” o “il poeta degli sconfitti”, che per queste categorie umane scriveva ballate che rimarranno per sempre vere e proprie opere d’arte musicali. De André aveva alte, altissime fonti d’ispirazione: dalle ballate francesi a Leonard Cohen fino a Bob Dylan, il cantante genovese sapeva cogliere le giuste influenze, anche diversissime fra loro, ma utilizzarle per parlare degli ultimi.

I modelli sia francesi che americani lo hanno accompagnato nella creazione dei suoi testi in cui il cantautore sfidava le convenzioni borghesi, ripudiava la violenza e raccontava le vite di coloro che non trovavano spazio nella società: Bocca di Rosa, La Guerra di Piero e Via del Campo sono infatti solo alcuni dei brani che ancora oggi ascoltiamo e che, probabilmente, rimarranno attuali per l’eternità.

Ecco, qui di seguito, la sua discografia completa:

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