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Quando Cristoforo Colombo disse agli indigeni che sarebbe sparita la luna

Eclissi lunare totale. Credit: YURI CORTEZ/AFP/Getty Images

Nel 1504 l'esploratore si trovava nel nord della Jamaica e sfruttò il fatto che il fenomeno fosse sconosciuto al popolo indigeno per spingerlo a rifornire i vivere alla sua ciurma

Di Cristiana Mastronicola
Pubblicato il 26 Lug. 2018 alle 18:31 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 14:54

Nella notte tra il 27 e il 28 luglio, il cielo si tingerà di rosso per 103 minuti e si verificherà l’eclissi di luna più lunga del secolo.

Nel corso della storia sono state diverse le eclissi lunari totali come questa e, spesso, accompagnate da racconti e aneddoti singolari. Uno di questi è sicuramente quello legato alla figura di Cristoforo Colombo dall’eclissi del 1504.

Era il 25 giugno del 1503 e l’esploratore, nel corso della sua quarta e ultima perlustrazione della costa dell’America centrale, si trovò costretto ad attraccare due delle sue caravelle nel nord della Jamaica.

Lo stesso esploratore racconta come durante la permanenza in quella terra sconosciuta riuscì a gabbare il popolo indigeno e a trasformare un momento di difficoltà in un guadagno, per lui e per la sua ciurma.

Come? Sfruttando il fenomeno dell’eclissi e le sue conoscenze scientifiche con una comunità che ignorava l’origine del fenomeno.

Un’eclissi lunare totale si sarebbe verificata il 29 febbraio 1504. Colombo chiese un incontro con il capo Arawak, la tribù che abitava l’isola, e si finse messaggero del Dio dei cristiani.

L’esploratore comunicò che il dio cristiano era infuriato col popolo indigeno perché questo non aveva più intenzione di rifornire di cibo e bevande l’equipaggio di Colombo.

Per dimostrare il proprio scontento, il dio dei cristiani avrebbe fatto in modo che la luna sparisse. Prima, però, si sarebbe tinta di rosso sangue.

Era l’eclissi lunare: fenomeno inconsueto e misterioso per gli abitanti dell’isola.

Ma come faceva Cristoforo Colombo a sapere dell’eclissi del 29 febbraio? L’esploratore aveva consultato l’almanacco Regiomantus. Opera, allora, ritenuta di grande valore per i marinai .

Regiomantus era lo pseudonimo di Johannes Müller von Königsberg, noto matematico e astronomo tedesco. Prima della sua morte, Regiomantus aveva pubblicato il famoso almanacco che conteneva informazioni dettagliate sul Sole, la Luna e i pianeti, così come sulle stelle e le costellazioni.

In piena eclissi, poco prima della fine della fase totale, Colombo si rivolse agli Arawak informandoli che il dio cristiano li avrebbe perdonati e che la luna avrebbe presto ripreso le sembianze di sempre.

Le indicazioni che l’esploratore diede al popolo indigeno furono calcolate dallo stesso Colombo proprio grazie all’almanacco di Johannes Müller von Königsberg.

Quello che Colombo annunciò accadde: poco a poco il rosso che infuocava la luna scompariva e il satellite tornava a essere quello di sempre. Con grande sollievo degli Arawak.

E con grande sollievo anche dell’esploratore e della sua ciurma, che da quel momento approvvigionati dal popolo indigeno per tutta la durata della loro permanenza sull’isola.

 

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