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    Vaccini, blocco dell’export e priorità agli europei: Mario Draghi guida la linea dura contro Big Pharma

    EPA/STEPHANIE LECOCQ / ANSA

    Solo il 4,1 per cento della popolazione dell'Unione europea è stato vaccinato mentre continuano le esportazioni dal continente nonostante i ritardi nelle consegne agli Stati membri da parte delle case farmaceutiche

    Di Andrea Lanzetta
    Pubblicato il 26 Mar. 2021 alle 10:07 Aggiornato il 26 Mar. 2021 alle 10:17

    Mario Draghi guida la linea dura in Europa contro i ritardi nelle consegne delle dosi dei vaccini contro il nuovo Coronavirus da parte delle case farmaceutiche, spalleggiato dalla Commissione europea guidata da Ursula von der Leyen, mentre il vecchio continente è di nuovo costretto a sperare nell’aiuto dello Zio d’America, Joe Biden. 

    Il premier, alla guida del primo governo dell’Ue ad avvalersi della possibilità di bloccare l’esportazione dei vaccini al di fuori dell’Unione, ha duramente criticato le aziende farmaceutiche in occasione del Consiglio europeo di ieri, in particolare AstraZeneca, sostenendo che “i cittadini europei si sono sentiti ingannati” sulla fornitura delle dosi già acquistate e non ancora consegnate.

    “Accelerare la produzione, la consegna e la diffusione dei vaccini rimane essenziale e urgente per superare la crisi ed è necessario intensificare ulteriormente gli sforzi profusi a tal fine”, si legge nelle prime righe della dichiarazione finale del vertice. “Sottolineiamo l’importanza della trasparenza nonché dell’utilizzo di autorizzazioni all’esportazione”.

    I Capi di Stato e di governo dell’Ue hanno così rimarcato la necessità di accelerare la campagna vaccinale nel vecchio continente, affrettando soprattutto le consegne delle dosi, in ritardo in particolare da parte dell’azienda anglo-svedese AstraZeneca, che possiede l’unico dei quattro vaccini autorizzati finora dall’Agenzia europea per i medicinali (EMA) a esser prodotto prevalentemente in Europa.

    Nei primi tre mesi dell’anno, l’azienda anglo-svedese, con cui i 27 hanno firmato un contratto per l’acquisto fino a 400 milioni di dosi, ha consegnato all’Unione europea meno di 18 milioni di vaccini sui 30 attesi e anche per il secondo trimestre i leader europei prevedono ulteriori ritardi da parte della casa farmaceutica.

    La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha infatti svelato al Consiglio europeo le previsioni sugli arrivi dei vaccini per i prossimi tre mesi. In tutto, circa 360 milioni di dosi dovrebbero essere distribuite agli Stati membri, comprese 200 milioni da Pfizer/BioNTech, 70 milioni sulle 180 acquistate da AstraZeneca, 35 milioni da Moderna e 55 milioni da Johnson & Johnson. Concentrandosi nel suo intervento anche sulla vicenda delle 29 milioni di dosi di AstraZeneca ritrovate nello stabilimento di Anagni, nel Lazio, Draghi ha ricevuto da von der Leyen la rassicurazione che i vaccini prodotti nell’Ue saranno destinati agli Stati membri.

    Anche su impulso dell’Italia e del Presidente del Consiglio, l’orientamento scelto dall’esecutivo comunitario mira a limitare le esportazioni delle dosi, riequilibrando la distribuzione dei vaccini tra gli Stati membri e i Paesi terzi, sempre nel rispetto delle regole internazionali. “Riconosciamo l’importanza delle catene globali del valore e ribadiamo che le aziende devono garantire la prevedibilità della loro produzione di vaccini e rispettare i termini di consegna contrattuali”, prosegue la dichiarazione finale del Consiglio.

    Snocciolando i numeri dell’export vaccinale europeo, la presidente della Commissione ha ricordato come dal 1 dicembre l’Unione europea abbia esportato ben 77 milioni di vaccini, distribuendo agli Stati membri 88 milioni di dosi, di cui 62 milioni già somministrate. Insomma, nonostante i ritardi nelle consegne, le case farmaceutiche continuano le esportazioni e la campagna vaccinale nel Vecchio Continente resta al palo.

    Gli europei finora vaccinati sono solo il 4,1 per cento della popolazione dell’Unione, che registra forti ritardi rispetto agli Stati Uniti, che hanno somministrato quasi 39 dosi ogni 100 persone, più di qualsiasi Stato membro della comunità europea.

    A superare questo stallo dovrebbe servire il nuovo meccanismo europeo di controllo dell’export sui vaccini lanciato dalla Commissione europea lo scorso 30 gennaio e di cui l’Italia si è avvalsa all’inizio del mese bloccando l’esportazione di 250mila dosi di AstraZeneca, infialate ad Anagni e destinate all’Australia, un Paese al momento non inserito tra i più vulnerabili per la pandemia. 

    Questo meccanismo è stato aggiornato proprio negli scorsi giorni da Bruxelles, che ha chiarito le regole per l’autorizzazione a bloccare l’export verso i Paesi con maggiore copertura vaccinale, come il Regno Unito, e / o non esportare le dosi se non a favore di nazioni in grave emergenza. L’Unione intende riequilibrare proprio la bilancia della distribuzione dei vaccini con Londra, verso cui a partire da febbraio sono state spedite ben 11 milioni di dosi, senza riceverne neanche una.

    Un altro problema sollevato in seno al Consiglio europeo riguarda però la redistribuzione dei vaccini all’interno dell’Ue, le cui regole sono state confermate ieri dai Ventisette. Insieme a Repubblica Ceca, Slovenia, Bulgaria e Lettonia, l’Austria del cancelliere Sebastian Kurz aveva chiesto una revisione dei criteri di distribuzione delle dosi, attualmente basati sulle dimensioni della popolazione dei vari Stati, una preoccupazione risolta dalla dichiarazione finale del vertice con la scelta di incaricare gli ambasciatori presso l’Ue di trovare una soluzione “in spirito di solidarietà”.

    Una solidarietà che potrebbe arrivare anche da Oltreoceano, in una situazione che ricorda il secondo dopoguerra e l’intervento americano per salvare un’Europa indifesa. Anche il presidente degli Stati UnitiJoe Biden, ha infatti partecipato ieri sera al vertice virtuale dei leader dell’Unione europea in tema di vaccini, promettendo parte del surplus americano agli alleati europei, dopo aver già scelto di condividerne milioni con Messico e Canada.

    D’altronde, quasi 30 milioni di dosi prodotte da AstraZeneca restano chiuse in alcuni stabilimenti in America, in attesa del via libera della Food & Drug Administration (FDA) degli Stati Uniti, che nei prossimi mesi prevedono comunque una forte eccedenza di vaccini contro il nuovo Coronavirus anche da parte di altri produttori, mentre Bruxelles lotta per accelerare le consegne dalla casa farmaceutica anglo-svedese e chiede “reciprocità” nella fornitura con il Regno Unito.

    L’amministrazione americana potrebbe inoltre aiutare il vecchio continente premendo sulle case farmaceutiche per una produzione dei propri vaccini su licenza in Europa, forte degli ingenti investimenti assicurati dalla Casa bianca sin dall’epoca Trump.

    Leggi anche: 1. Draghi contro Big Pharma: “Cittadini europei ingannati delle case farmaceutiche” 2. Cosa sappiamo per certo (e cosa ancora non sappiamo) sul vaccino AstraZeneca / 3. Vaccini: l’Europa disarmata deve contare sullo zio d’America, come dopo il 1945 / 4. Non sono i governi che comprano i vaccini, ma i vaccini che comprano i governi (di Luca Telese)

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