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    Vaccino Covid, se Pfizer non rispetta gli impegni le penali non scattano in automatico: cosa dice il contratto con l’Ue

    Di Anna Ditta
    Pubblicato il 25 Gen. 2021 alle 13:11 Aggiornato il 25 Gen. 2021 alle 13:27

    Nel contratto firmato dall’Ue con Pfizer, così come in quelli sottoscritti con le altre aziende produttrici dei vaccini anti-Covid, non sono previste penali automatiche in caso di ritardi nelle consegne, ed eventuali inadempienze sono contestabili solo dal 31 marzo. A rivelarlo è il Corriere della Sera, che pubblica importanti dettagli dell’accordo sottoscritto dalla Commissione europea con la multinazionale. Il documento, finora secretato, è in mano all’Avvocatura di Stato per la diffida che l’Italia si prepara a presentare nei confronti dell’azienda.

    Nei documenti citati dal Corriere, è inoltre confermato che BioNTech, l’azienda tedesca associata a Pfizer nella produzione del vaccino, ha siglato un contratto parallelo con la Germania per una fornitura aggiuntiva di 30 milioni di dosi, che si somma a quello concordato da Bruxelles.  Un patto che rischia di minare la distribuzione equa delle dosi tra gli Stati Ue, stabilita in percentuale rispetto agli abitanti di ogni Paese.

    Penali, cosa prevede il contratto Pfizer Ue

    La mancata previsione di penali automatiche spiega perché inadempienze della casa farmaceutica saranno difficilmente contestabili da parte degli Stati membri. Nel contratto Pfizer – Ue, infatti, le consegne sono stabilite su base settimanale, ma l’allocazione di dosi è su base trimestrale, e le penali sono previste esclusivamente in caso di ritardi nell’arco dei tre mesi. Quindi il taglio alle consegne di questi giorni non potrà essere sollevato: per farlo, bisognerà aspettare la fine del primo trimestre, il 31 marzo.

    Dopo quella data, in ogni caso, non scatterà comunque nessuna penale in automatico.  Il contratto fissa infatti “una penale del 20 per cento del valore delle dosi non consegnate” che varia in base ai giorni di ritardo. Ma chiarisce che “l’applicazione delle penali non è automatica”. Prima, infatti, dovrà essere esplorata la strada per consentire all’azienda di porre “rimedio” all’inadempienza (ad esempio tramite un rimborso, la cessazione del contratto e, solo alla fine, l’applicazione della penale). Un margine di libertà davvero ampio per l’azienda.

    “Dalla prossima settimana la fornitura del vaccino tornerà a regime”, ha ribadito intanto Pfizer a Sky Tg24. La società farmaceutica statunitense ha specificato che “dall’8 al 18 gennaio sono state inviate le fiale previste dal piano di ordinazione, poi c’è stata la riduzione a causa del riadattamento del sito produttivo belga di Puurs. Con la decisione del Governo di somministrare 6 dosi anziché 5, Pfizer ha ridotto il numero di fiale, ma non di dosi previste, che resta lo stesso. Quello che sta accadendo è frutto di un fraintendimento nel conteggio delle dosi che non è il conteggio delle fiale”.

    Le mosse dell’Italia

    La settimana scorsa, l’Italia ha ricevuto il 29 per cento in meno delle dosi di vaccino previste dal contratto tra Pfizer e l’Ue. Per far valere la sua posizione, il nostro Paese ha annunciato reazioni legali che sono state affidate all’Avvocatura di Stato. Proprio oggi, 25 gennaio, dovrebbe partire una diffida per inadempimento dall’Italia nei confronti di Pfizer. L’Avvocatura contesterà il mancato rispetto della “pianificazione settimanale” e che questo ha comportato “pregiudizi per la corretta prosecuzione della campagna vaccinale, impostata sulla base delle formali pianificazioni” di Pfizer, provocando “potenziali danni alla salute della popolazione italiana, nell’interesse della quale i contratti sono stati sottoscritti”.

    Dopo l’invio della diffida, si aprono due possibili strade. La prima ha ad oggetto la presentazione di un esposto alla procura di Roma per “verificare la veridicità che le forniture siano state destinate ad altri Paesi” (ipotesi più volte smentita dall’azienda) e una “valutazione su frode nelle pubbliche forniture e aggiotaggio”. La seconda riguarda la richiesta all’Unione europea di “valutare l’avvio di una controversia presso il foro di Bruxelles nell’interesse dell’Italia, come Stato membro”. L’iniziativa dovrebbe servire soprattutto a evitare altri ritardi nei tempi di consegna dei vaccini, come quelli già annunciato dalla casa farmaceutica AstraZeneca.

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