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    Alta tensione Usa-Turchia sulla Siria: ecco come è andato l’incontro tra Pence e Erdogan

    Di Veronica Di Benedetto Montaccini
    Pubblicato il 17 Ott. 2019 alle 17:38 Aggiornato il 18 Nov. 2019 alle 17:52

    Alta tensione Usa-Turchia sulla Siria: ecco come è andato l’incontro tra Pence e Erdogan

    Era attesissimo l’incontro ad Ankara tra il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e il vicepresidente americano Mike Pence sull’offensiva in Siria. Della delegazione di Washington, oltre a Pence fa parte anche il segretario di Stato, Mike Pompeo.

    Il colloquio è durato un’ora e 40 minuti e ha visto la presenza come ‘mediatore’ di James Jeffrey, l’ex ambasciatore Usa ad Ankara e attuale inviato speciale di Donald Trump per la Siria e la Coalizione anti-Isis.

    A precisare i dettagli dell’incontro iniziato intorno alle 15 del 17 ottobre è su Twitter il capo della comunicazione della Presidenza turca, Fahrettin Altun, dopo che lo stesso Erdogan aveva detto alla tv britannica Sky News che non intendeva vedere Pence, sottolineando che la sua controparte è solo Donald Trump.

    Incontro Erdogan-Pence sulla guerra della Turchia in Siria, i precedenti

    Dopo il muro eretto contro ogni mediazione sull’offensiva contro i curdi nel nord della Siria, Recep Tayyip Erdogan fa quindi una prima apertura. Dopo aver annunciato che non avrebbe ricevuto il vice presidente degli Stati Uniti Mike Pence in missione in Turchia, la presidenza turca ha rettificato e ha confermato che l’incontro ci sarà.

    Quanto alla visita di Erdogan alla Casa Bianca prevista per il 13 novembre, il presidente turco ha fatto sapere che “valuterà”, dopo le reiterate minacce di sanzioni economiche giunte dal capo della Casa Bianca, Donald Trump, che, pur avendo di fatto dato il via libera all’invasione del nord della Siria con il ritiro dei suoi soldati, ha poi chiesto ad Ankara di fermare l’offensiva.

    Guerra Turchia-Siria, cosa sta succedendo

    La crisi siriana e l’offensiva turca in Siria sono sul tavolo del Consiglio europeo del 17 ottobre. Anche il premier italiano Giuseppe Conte ha avuto un colloquio telefonico col presidente turco Recep Tayyp Erdogan in cui ha ribadito che l’azione militare turca in Siria è “inaccettabile”.

    Intanto crescono le accuse delle forze curde che denunciano l’uso nella regione settentrionale del Paese di napalm e fosforo da parte dell’esercito turco. Attesa per l’incontro ad Ankara tra Erdogan e la delegazione Usa di alto livello, guidata dal vicepresidente Mike Pence e dal segretario di Stato Mike Pompeo, inviata d’urgenza da Donald Trump per chiedere un cessate il fuoco nel Nord della Siria.

    Continua a muoversi anche il presidente russo, Vladimir Putin, che ha chiamato Erdogan al telefono e lo ha invitato a Mosca per discuterne di persona, dopo aver schierato le sue truppe come forza di interposizione per evitare contatti tra le truppe turche e quelle del presidente siriano, Bashar al-Assad, avanzate verso la frontiera con la Turchia per sostenere i curdi.

    Intanto i rapporti con l’Europa si incrinano. L’Eastwest forum, il summit economico Italia-Turchia, è stato rinviato con ogni probabilità per le tensioni causate dall’operazione militare. Per il commissario Ue agli Affari interni, Dimitris Avramopoulos, la Turchia “rimane un partner chiave quando si tratta della gestione delle migrazioni”.

    Il bilancio della guerra

    Sul campo di battaglia, Ankara aggiorna il bilancio dei miliziani curdi neutralizzati, arrivato a 637 “senza vittime civili”. Cifre che non tornano per l’Osservatorio siriano per i diritti umani, secondo cui sono almeno 71 i civili uccisi, tra cui 21 bambini. Gli sfollati sono oltre 300 mila. L’esercito di Damasco, nel frattempo, rivendica il controllo delle basi nel Nord-Est abbandonate dagli americani.

    TPI ha sul campo l’inviata speciale Benedetta Argentieri che da lì documenta tutto quello che sta accadendo nel Rojava a danno dei curdi, violentemente attaccati da Erdogan.

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