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Home » Esteri

Le stampanti 3D che realizzano le ossa per le vittime di mine antiuomo

Immagine di copertina

La tecnica è stata messa a punto da un team di scienziati di Glasgow. Ogni anno sono 4mila le persone ferite o uccise da ordigni esplosivi

Mohammaed Mahdi ha perso un piede in un’esplosione di una mina a Kabul, in Afghanistan. Lui è uno dei migliaia di bambini che ogni anno vengono feriti gravemente, o peggio, uccisi dalle mine anti-uomo. 

Il suo volto e il suo corpo devastati ritratti in una foto scattata il 14 agosto del 2004 dal fotografo dell’Associated Press, Emilio Morenatti, avevano fatto il giro del mondo.

Il bambino seduto a terra nella sua abitazione attendeva l’arrivo di un medico della Croce Rossa a Kabul. All’epoca il presidio della Croce Rossa Internazionale nella capitale afghana era considerato uno dei migliori del paese, in quanto era una delle poche strutture a fornire protesi ai propri pazienti vittime delle mine anti-uomo, soprattutto bambini. 

A distanza di un decennio e oltre, il progresso scientifico ha raggiunto livelli importanti e ha apportato dei miglioramenti significativi. Nell’ambito della chirurgia rigenerativa, un team di scienziati dell’Università di Glasgow ha impiegato delle stampe 3D per realizzare dei frammenti su misura di tessuto osseo che, una volta impiantato sul paziente privo di un arto, dovrebbe rigenerarsi naturalmente.

Il progetto condotto dall’equipe medica ha richiesto un investimento pari a 2,8 milioni di sterline e ha visto l’impiego con successo di tecnologie avanzate, come la tecnica del nanokicking sviluppata dal team di scienziati di Glasgow. 

Servendosi di una stampante 3D, il team di esperti crea delle impalcature ossee che vengono rivestite di sostanze deputate alla crescita ossea, come la proteina Bmp2 (già presente nel corpo umano e necessaria per la crescita ossea) e riempite con cellule staminali. 

Esse vengono poi poste su un macchinario appositamente progettato e conoscilo come NanoKick, che ha il compito di scuotere l’impalcatura ossea mille volte al secondo al fine di stimolare la crescita e lo sviluppo del tessuto osseo. 

Una volta completato questo processo, dovranno passare tre o quattro giorni prima che i tecnici creino in laboratorio dei pezzi su misura di tessuto osseo il quale continuerà a crescere una volta impiantato nel corpo. 

Le ferite inflitte dalle mine o da altri ordigni esplosivi come i dispositivi improvvisati conosciuti anche con l’acronimo di Ied, provocano delle ferite devastanti: corpi dimezzati, arti spappolati e cicatrici indelebili. Ogni anno le mine antiuomo uccidono più di 4mila tra uomini, donne e bambini in tutto il mondo. 

Recentemente, il numero delle vittime è cresciuto a causa dell’impiego sempre più diffuso dei dispositivi esplosivi improvvisati. “Ogni paese dove il problema delle mine anti-uomo è diffuso deve affrontare le sue sfide”, ha spiegato Damian O’Brien, responsabile del programma per l’agenzia di sminamento internazionale Halo Trust, che opera in diversi paesi compresa l’Afghanistan. 

Tuttavia, queste tecnologie in campo medico rinvigoriscono la speranza di poter salvare un numero sempre maggiore di persone, offrendo loro una vita più dignitosa. 

“In questo caso specifico, questa tecnologia è molto flessibile e può essere utilizzata per curare diversi pazienti, compresi i bambini”, ha spiegato il professore di Ingegneria Biomedica dell’Università scozzese, Manuel Salmeron-Sanchez, a capo del progetto. 

“L’obiettivo è quello di creare delle ossa in laboratorio che possano essere poi consegnate in pochissimi giorni in qualsiasi parte del mondo. Anzi, speriamo che questo modello possa essere esportato, per far sì che in futuro vi sia la possibilità di poter disporre delle piccole stampanti 3D funzionanti in diversi paesi dove sono richiesti maggiormente interventi chirurgici di base, in cui la tecnologia possa essere incorporata”, ha precisato Salmeron-Sanchez. 

Lou McGrath, amministratore delegato dell’ente di beneficenza Find a Better Way che sta finanziando e supportando il progetto, ha detto che questo potrebbe essere un anno di svolta per tutte le vittime sopravvissute all’esplosione di una mina. 

Nel 2015 si sono registrati 1.072 casi di bambini saltati sulle mine o su ordigni esplosivi, secondo quanto riportato dall’organizzazione internazionale che monitora il fenomeno – Landmine and Cluster Munition Monitor. Di questi, 347 sono rimasti sfigurati e 725 sono le vittime gravemente ferite o morte. 

Tuttavia, il numero effettivo di bambini vittime delle mine anti-uomo potrebbe essere di gran lunga superiore. Ciò dipende soprattutto dalla difficoltà nel reperire dati attendibili.

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