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    Alta tensione Iran-Usa, le conseguenze in Medio Oriente dopo il raid che ha ucciso il generale Soleimani

    I Pasdaran minacciano gli Stati Uniti e Israele, ma le ritorsioni potrebbero coinvolgere anche altri paesi del Medio Oriente

    Di Anna Ditta
    Pubblicato il 3 Gen. 2020 alle 11:07 Aggiornato il 3 Gen. 2020 alle 15:40

    Alta tensione Iran-Usa, le conseguenze in Medio Oriente dopo il raid che ha ucciso il generale Soleimani

    L’uccisione da parte degli Usa del generale iraniano Qassem Soleimani in Iraq aumenterà le tensioni già presenti in Medio Oriente, soprattutto tra Iran, Stati Uniti e Israele. Soleimani (qui il suo profilo), comandante delle forze speciali Al Quds, ucciso a Baghdad, era una figura chiave della strategia dell’Iran in Medio Oriente ed era stato il regista delle operazioni iraniane in Siria, Libano e Iraq. Per questo la sua uccisione per un’operazione che – per stessa ammissione del Pentagono – è stata ordinata da Donald Trump, potrebbe provocare conseguenze importanti, e rischia addirittura di scatenare una guerra.

    Subito dopo la notizia Teheran ha promesso infatti una “dura vendetta” verso gli americani. Poco dopo è arrivata la minaccia dei Pasdaran. “Gli Stati Uniti devono cominciare a ritirare le loro forze dalla regione islamica da oggi, o cominciare a comprare bare per i loro soldati”, ha dichiarato il vice capo delle Guardie della rivoluzione iraniane, Mohammad Reza Naghdi, citato dall’agenzia Fars.

    I timori di una reazione da parte dell’Iran contro Usa e Israele sono fondati, tanto che l’ambasciata statunitense a Baghdad ha invitato i cittadini americani a “lasciare immediatamente l’Iraq”.

    La tensione tra Usa e Iran, d’altronde, era già palpabile nei giorni scorsi, come dimostrano le proteste di queste settimane, culminate con l’assalto all’ambasciata americana a Baghdad e le parole del segretario della Difesa Usa Mark Esper, che aveva annunciato “misure preventive” contro gli iraniani nel caso di possibili nuove azioni contro le strategie americane.

    La minaccia dei Pasdaran è rivolta anche verso lo stato di Israele, storico rivale dell’Iran per la supremazia in Medio Oriente. “Il regime sionista dovrebbe fare le valigie e tornare nei Paesi europei, da dove è venuto, altrimenti subirà una risposta devastante dalla Ummah islamica”, ha detto il leader Naghdi.

    Il premier israeliano Benyamin Netanyahu, infatti, ha deciso di interrompere la visita in corso in Grecia e di rientrare nelle prossime ore in Israele. Netanyahu ha anche ordinato ai suoi ministri di non commentare in alcun modo la uccisione del generale iraniano e nelle rappresentanze diplomatiche israeliane è stato elevato lo stato di allerta. Il ministero della Difesa israeliano è stata avviata inoltre una riunione convocata dal ministro Naftali Bennett per esaminare le possibili ripercussioni regionali e per Israele della morte di Qassem Soleimani.

    Ma le ritorsioni per quanto avvenuto questa notte a Baghdad non riguardano solo gli Stati Uniti e Israele. Attacchi in risposta all’uccisione del generale potrebbero verificarsi anche in zone dove esiste un’influenza iraniana, come Afghanistan, Iraq o Libano. Ma anche avere ripercussioni in paesi infiammati dalla guerra come Siria o Yemen.

    Anche nel Golfo Persico la situazione è molto delicata. L’anno scorso la guida suprema iraniana Ali Khamenei aveva ripetutamente minacciato la chiusura di Hormuz, e potrebbe lanciare un attacco contro i pozzi sauditi, come quello avvenuto a settembre in una raffineria saudita ad opera dei ribelli houthi dello Yemen, gruppo sciita sostenuto dall’Iran.

    Soleimani ucciso in raid Usa: le conseguenze

    Dalla comunità internazionale, intanto, arrivano i primi messaggi di preoccupazione e inviti alla cautela.

    L’uccisione di Soleimani in un attacco americano a Baghdad ha reso il mondo “più pericoloso”, come sottolinea il ministro francese per l’Europa, Amelie de Montchalin, in un’intervista alla radio Rtl. “Quello che vogliamo soprattutto è stabilità e de-escalation”, ha aggiunto il ministro, aggiungendo che il ruolo della Francia “non è schierarci con una parte, ma parlare a tutti”.

    La Russia ha definito l’assassinio del generale “un passo avventuristico che accrescerà le tensioni in tutta la regione”. Il ministero degli Esteri russo ha dichiarato che: “Soleimani ha servito con devozione la causa per la protezione degli interessi nazionali iraniani. Esprimiamo le nostre sincere condoglianze al popolo iraniano”.

    La Cina invita tutte le parti in causa – “specialmente gli Stati Uniti” – alla calma e alla misura. “Facciamo appello alle parti coinvolte, specialmente gli Stati Uniti, affinché si mantenga la calma e si eserciti la misura per evitare un’ulteriore escalation delle tensioni”, ha detto il portavoce del ministero cinese degli Esteri, Geng Shuang, durante un incontro con la stampa.

    La notizia dell’uccisione di Soleimani ha influito anche sull’economia. Le Borse europee hanno aperto in calo, proprio per i timori di una escalation militare in Medio Oriente, mentre il prezzo del petrolio è salito ai livelli massimi degli ultimi 4 mesi.

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