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    Siria, Msf: “Persone in fuga, ospedali chiusi, città svuotate. Migliaia di donne e bambini senza cure. Proteggere i civili”

    "Dopo otto anni di guerra, le persone in Siria sono state ancora una volta costrette a lasciare le proprie case e tutto ciò che hanno per cercare sicurezza"

    Di Marta Vigneri
    Pubblicato il 11 Ott. 2019 alle 16:24 Aggiornato il 10 Gen. 2020 alle 20:15

    Guerra in Siria: persone in fuga, città svuotate, ospedali chiusi. La testimonianza di Msf

    Terzo giorno di bombardamenti nella Siria nordorientale da parte delle truppe di Erdogan, che oggi hanno colpito la chiesa della Vergine Maria nel villaggio di Tall Jihan, a pochi chilometri dal confine turco. La Chiesa ospitava i fedeli della confessione ortodossa siriaca.

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    Medici Senza Frontiere (Msf), presente nel Paese dal 2009, fa sapere i pesanti bombardamenti hanno colpito i villaggi lungo il confine.

    Alcuni ospedali sono stati chiusi, molte persone stanno fuggendo dai combattimenti e cercano rifugio e sicurezza dove possono.  

    Le équipe di Msf sono ancora presenti in Siria nord-orientale – ad Ain Al Arab (Kobane), Ain Issa, Al Mallikeyeh (Derek), Tal Tamer, Tal Kosher, Al Hol e Raqqa – per rispondere ai crescenti bisogni delle persone e continueranno a fornire assistenza medico-umanitaria ovunque sarà possibile”, scrive lo staff dell’organizzazione medico umanitaria.

    La popolazione siriana ha già subito anni di guerra e precarietà e questi attacchi non potranno che peggiorare le loro condizioni e i loro traumi” dice Robert Onus, responsabile dell’emergenza Msf in Siria.

    I servizi sanitari nel Paese faticavano già prima a rispondere ai bisogni medici delle persone. Ora sfollati e feriti causati dai combattimenti metteranno ulteriore pressione sulle limitate risorse degli ospedali esistenti”, continua Onus.

    Nella città di confine di Tal Abyad, nel governatorato di Raqqa, i bombardamenti hanno costretto la maggior parte delle persone a fuggire, nel timore di perdere la vita.

    L’ospedale di Tal Abyad, che era supportato da Msf, è stato chiuso perché la maggior parte dello staff medico ha lasciato l’area insieme alle famiglie.

    Le équipe di Msf si sono così trasferite per rispondere ai bisogni delle vittime in altre parti della regione. Ma quello d Tal Abyad era l’unico ospedale pubblico nell’area, cruciale per rispondere ai bisogni medici delle persone in città e nelle aree circostanti.  

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    Il nostro staff a Tal Abyad ha visto la città, un tempo piena di vita, svuotarsi completamente” racconta ancora Robert Onus.

    “Dopo otto anni di guerra, le persone in Siria sono state ancora una volta costrette a lasciare le proprie case e tutto ciò che hanno per cercare sicurezza”

    A Tal Tamer, cittadina più piccola nel governatorato di al-Hasakah, i team medici hanno incontrato almeno 2000 civili sfollati da Ras Al Ain e stanno distribuendo beni di prima necessità alle persone che hanno trovato riparo in scuole, uffici, negozi, nelle case dei propri familiari o in altre abitazioni della città. 

    Msf esprime la sua preoccupazione anche per le migliaia di donne e bambini che vivono in campi come Al Hol e Ain Issa, ora ancora più vulnerabili perché alcune organizzazioni umanitarie sono state costrette a sospendere o limitare le proprie operazioni. Questo potrebbe lasciare migliaia di persone senza accesso ad aiuti cruciali e senza alcuna soluzione in vista.

    L’organizzazione medico-umanitaria, presente in Siria dal 2009, chiede a tutte le parti in conflitto in Siria nord-orientale di garantire la protezione dei civili, incluso lo staff medico e i loro pazienti.

    “Le parti in guerra devono garantire la possibilità di fornire assistenza umanitaria salva-vita, comprese cure mediche imparziali, senza restrizioni e ovunque ce ne sia bisogno”, dichiara lo staff di Msf.

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