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    Siria, nuovi attacchi con gas cloro a Ghouta

    La Ghouta orientale è sottoposta alla potente offensiva del regime siriano. Credit AFP PHOTO / Ammar SULEIMAN

    Nella notte segnalati almeno 60 casi di soffocamento, la metà dei quali dovuti all'uso di armi chimiche

    Di Enrico Mingori
    Pubblicato il 8 Mar. 2018 alle 11:44 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 17:42

    Almeno 60 casi di soffocamento, la metà dei quali dovuti all’uso di gas cloro, sono stati segnalati nella notte nell’enclave ribelle della Ghouta orientale, in Siria, dopo gli attacchi aerei da parte del regime siriano e delle forze aeree russe.

    Lo riferisce l’Osservatorio siriano per i diritti umani (OSDH). Secondo la ONG, le incursioni sono guidate da regime siriano e dalla Russia, il principale alleato incrollabile di Damasco.

    Secondo la Syrian-American Medical Society (SAMS), una ONG che sostiene centri medici in Siria, i medici di una struttura medica nell’enclave ribelle hanno dichiarato di aver trattato almeno 29 pazienti con sintomi di esposizione a gas cloro.

    ll regime siriano sta portando avanti un’offensiva senza precedenti contro l’enclave ribelle alla periferia di Damasco, e gli attacchi hanno ucciso oltre 860 civili dal 18 febbraio.

    Le forze del regime di Bashar al-Assad hanno riconquistato più della metà della Ghouta orientale, alla periferia di Damasco. Nella notte tra mercoledì e giovedì sono stati segnalati almeno 60 casi di soffocamento, di cui circa la metà dovuta all’uso di gas cloro.

    I circa 400mila abitanti dell’enclave ribelle, assediati dal 2013, affrontano gravi carenze di cibo e medicine.

    Oggi, 8 marzo 2018, il Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR) ha annunciato che la consegna degli aiuti umanitari prevista per giovedì nell’enclave ribelle della Ghouta orientale è stata “posticipata” a causa degli intensi bombardamenti che continuano a colpire la regione.

    “Il convoglio di oggi è stato posticipato”, ha dichiarato all’AFP Ingy Sedky, portavoce del CICR, uno dei partner delle Ong delle Nazioni Unite. La situazione che “si evolve sul terreno (…) non ci consente di portare a termine l’operazione”, ha aggiunto.

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